La figura dei Censori risale all’epoca romana, precisamente al 443 a.C. e si trattava di due magistrati incaricati di compiere il census populi (censimento della popolazione) e sindacare sulla condotta morale dei cittadini.
Anche nella Serenissima Repubblica di Venezia, spesso si interveniva sulla condotta morale della popolazione. Per tutto il secolo XIV, le leggi promulgate per reprimere principalmente i brogli elettorali, venivano applicate dal Consiglio dei X unitamente agli Avogadori di Comun e al Minor Consiglio, ma, nel 1517, la Costituzione veneziana istituì, su iniziativa di Marco Foscari, cugino del doge Andrea Gritti, una magistratura con potere di inquisizione e giurisdizione, costituita da soli due censori eletti dal Maggior Consiglio.
I censori dovevano controllare le elezioni ed inquisire a seguito della denuncia di almeno due testimoni e provvedere a dar corso anche alle denunce segrete.
All’inizio del ‘500, infatti, la corruzione si era fortemente insinuata nella vita politica veneziana e spesso i patrizi poveri, ottenuta una carica politica, lucravano sui sudditi.
In quel clima di scontento diffuso, Marco Foscari, uomo colto e ambizioso ebbe l’idea di proporre la figura del censore che dava sicurezza, garantendo allo stesso tempo giustizia e imparzialità; la sua elezione a censore costituì per lui il punto di partenza per un grande successo e soddisfazione personale.
Sostanzialmente il compito dei censori era quello di reprimere i brogli e la corruzione elettorale, i reati minori commessi dai servitori, in particolare i gondolieri “de casada”, gli abusi dei gondolieri dei traghetti e di quelli “da ventura” e controllare la veridicità dei titoli arbitrariamente usati dai nobili, promuovendo la rettitudine sul piano morale.
Le pene da loro stabilite spesso potevano essere applicate senza il concorso di altre magistrature. La fermezza e il rigore dei primi eletti, che accusarono alcuni patrizi della classe più elevata, causarono dei disordini che costrinsero il Maggior Consiglio a sopprimere, nel 1521, tale magistratura passandone le funzioni agli Avogadori di Comun. Dopo tre anni però, visto che si erano moltiplicati i brogli elettorali, fu ripristinata dal governo della Serenissima la carica dei censori.