I consigli di lettura “illustrati” da Mauro Maruzzo: Gli orologi di Praga di Paolo Ganz, la ricerca di un altrove… davanti all’uscio di casa

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Gli orologi di Praga di Paolo Ganz, illustrazione di Mauro Maruzzo
Gli orologi di Praga di Paolo Ganz, illustrazione di Mauro Maruzzo

Da tempo per Paolo Ganz i libri sono diventati l’interesse primario ed entrarne in possesso, che siano freschi di stampa o vecchi, stra-usati e consunti, rappresenta per lui un bisogno quasi compulsivo, che talvolta lo porta anche a rubarne qualcuno, se ritiene che non sia stato trattato con rispetto. Non mi stupisce, poiché mi capita la stessa cosa con le matite…

Anch’io ne acquisto di continuo nei musei, nelle cartolerie di prestigio, come nei negozi dei cinesi, oppure raccolgo con falsa noncuranza quelle che regalano nelle fiere, con la pubblicità stampata sopra. Poi, la maggior parte rimane in un cassetto, perché alla fine uso sempre le stesse e, per mia fortuna, una matita non ha lo stesso ingombro di un libro.

Da tempo questo veneziano innamorato perdutamente della sua città, che ha eletto a palcoscenico di lusso per le sue storie e che è stato uno dei protagonisti della storia del Blues italiano, insieme ad altri eroi come Guido Toffoletti, Tolo Marton, Rudy Rotta e Fabio Treves, sostiene di aver riposto nell’armadio l’abito del musicista, per indossare quello che ora gli è più congeniale di narratore e viaggiatore.

In fondo non posso dargli torto, perché col suo stile di raccontare, riesce a coinvolgere così abilmente il lettore, da consentirgli con molta fatica ad abbandonare un suo libro, prima di essere giunti alla fine.
Tuttavia mi piace pensare che sopra il suo tavolo da lavoro, nel “Buen ritiro” dell’isola del Lido, insieme ai libri e gatta permettendo, o altresì riposta nella tasca di una giacca, durante i suoi viaggi, ci sia sempre una vecchia armonica, da portare ogni tanto alla bocca, anche senza suonarla, per un riflesso condizionato da tanti anni di abitudine.

Il libro
Gli orologi di Praga è un diario di viaggio nel cuore della città ceca, ove il viaggiatore (badate bene, non il turista!) attento e predisposto all’ascolto, quale Ganz è, può percepire le voci dei giganti della letteratura mondiale, ma soprattutto boema, che hanno saputo evocare le immagini di una città magica, quale è Praga.
E allora seguiamo l’autore nel ricalpestarne le tracce, fra le strade, nelle piazze, nelle taverne, lungo i binari delle ferrovie, sopra il selciato del ponte Carlo, dinnanzi a monumenti che ci rimandano alla storia del popolo cecoslovacco, più volte oppresso, bastonato ma mai domato.
Ritroviamo Hasek e il suo soldatino Sc’veik, che fu tradotto in immagini da quel geniale illustratore autodidatta, quale fu Josef Lada;
Bohumil Hrabal nella sua birreria prediletta, con le avventure dell’allievo ferroviere Milos Hrma;
spiamo con rispetto la ricerca solitaria di Franz Kafka, con il Gregor Samsa della Metamorfosi e Milan Kundera, che ci presenta l’essenza umana, insostenibile pur nella sua leggerezza.
Riviviamo la coraggiosa dissidenza, fatta anche delle canzoni di Marta Kubisova.
Risulta chiaro che questo percorso è anche una cavalcata nella storia, dalla dominazione dell’impero asburgico, all’invasione nazista, barbaramente vigliacca nell’eccidio del popolo ebraico;
dall’oppressione stalinista, alla “Rivoluzione di velluto”;
dal suicidio di Jan Palak a quelli passati nel silenzio di tutti quei giovani, che seguirono il suo esempio, immolandosi per la libertà.
Ma c’è dell’altro con cui Ganz vuol fare i conti: Praga è anche teatro di storie di gente che vive nelle periferie grigie e maleodoranti, con i graffiti sui muri, a volte belli, a volte osceni, ma che ci urlano in faccia l’insofferenza verso questa attuale società, dove ciò che conta è solo il profitto; dove è primario apparire, non essere e, nel caso degli ex paesi dell’est, società occidentale che dopo la caduta del “Muro” non ha dato quanto promesso. Dopo il sogno tradito, la gente si arrangia a Praga, come in tutto il mondo, anche suonando lungo le strade o leggendo il destino nei Tarocchi.
A Praga nascono grandi amori, ma anche grandi rinunce all’amore, forse per vigliaccheria. La vita separa solo chi si ama, cantava Edith Piaf e rimane il rimpianto. Quando ero giovane piaceva anche a me dire “Je ne regrette rien” (ti dava anche un po’ l’aria dell’intellettuale), ma poi la vita mi ha insegnato che i rimpianti camminano accanto a te, anche se non vorresti. Non conosco bene Paolo Ganz, anche se ho letto molti dei libri che ha scritto, ma visto che siamo coetanei, penso che qualche rimpianto ce l’abbia anche lui… Rimpianti che affiorano magari seguendo le lancette degli orologi, soprattutto se in alcuni girano al contrario.
Fra le pagine di questo libro intravedo la ricerca di un “altrove”, senza che ci si accorga che ciò che vogliamo, è spesso davanti all’uscio di casa.
Infine mi viene da pensare a Venezia, altrettanto magica, con la sua “Corte sconta” del l’eroe di Malamocco e il nostro “doppio”, nel quale non osiamo o non vogliamo riconoscerci.

Gli orologi di Praga di Paolo Ganz è edito da Bottega Errante, con la copertina e all’interno le eleganti quanto efficacissime illustrazioni di Elisabetta Damiani.

Buona lettura.

Segue, qui I consigli di lettura “incisi” da Mauro Maruzzo

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Mauro Maruzzo
Sono nato a Vicenza il 20 aprile 1957, dove vivo attualmente con la mia compagna. Perito industriale, ho frequentato per un breve periodo la facoltà di ingegneria a Padova, staccandomi presto da essa per motivi famigliari. Non ho mai potuto iscrivermi ne’ a un liceo artistico, ne’ a un’Accademia, perché mio padre, pur essendo un raffinato incisore, non ha mai voluto; egli sosteneva che “con l’arte si muore di fame! “. In seguito dovette ricredersi, ma ormai il mio percorso scolastico era terminato. Ho frequentato tuttavia La Soffitta di Otello De Maria per dieci anni e mi è stato utilissimo! Dal 1979 al 1989 sono stato impiegato di concetto all’ufficio Acquisti della Legatoria Olivotto. Dal 1989 al 2003 : titolare di una bottega orafa con nove dipendenti. Dal 2003 al 2009 : titolare di una ditta commerciale che lavorava con la Germania e al tempo stesso agente di commercio per delle aziende meccaniche italiane. Dal 2009 a novembre del 2019 ho lavorato come agente di commercio, prima per Publiepolis (meno di un anno)a Verona) e poi per Publiadige a Vicenza, dove dal 2016 al 2018 ho coordinato la vendita di pubblicità per il settimanale Bis de Il Giornale di Vicenza. Piccolo inciso: Per un anno, nel 2015, ho lavorato per la Elmo & Montegrappa di Bassano come incisore.