Da due mesi siamo tutti confinati in casa in attesa di un segnale che ci annunci che possiamo riappropriarci delle nostre abitudini, della nostra vita…
In questo periodo percepiamo con tristezza la mancanza di quelle piccole cose, anche banali, a cui prima non davamo importanza, forse in quanto scontate.
Personalmente mi interrogo sul significato di “felicità” e, nel farlo, mi è tornato alla mente un sonetto di Guido Gozzano, poeta crepuscolare vissuto nei primi del novecento e purtroppo morto di tisi a poco più di trent’anni.
Si tratta de “La signorina Felicita – ovvero la felicità“, un brano che di solito ti fanno studiare a scuola nell’età meno adatta per apprezzarlo.
Sono tre i momenti del sonetto di Gozzano, che ho tentato di tradurre in immagini:
L’inizio, quando affiorano i ricordi; a metà percorso, con la malinconica consapevolezza di ciò che il destino ci riserverà, ma che anche un semplice sorriso può dissipare ridandoci la voglia di vivere; infine il distacco con le sue promesse vane, che ci conferma che, in fondo e per non deludere, stiamo recitando non una parte che non ci appartiene, ma quella a cui non possiamo, né vogliamo sottrarci.
A chi legge consiglio vivamente di cercare il testo completo in rete (qui per voi, ndr) e di leggerlo e lascio a ognuno il proprio personale sentire al riguardo.
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