Provare a delineare la figura di un gigante della letteratura della seconda metà del novecento italiano, quale è stato Italo Calvino, mi sembra superfluo, data la fama di cui gode ancora a trentacinque anni dalla scomparsa. Dei suoi libri, delle sue poesie si può leggere anche in questo periodo sui principali quotidiani, in cui si rammenta, giustamente, il ruolo importante nella Resistenza e il merito indiscusso di essere stato uno dei padri del Neorealismo italiano.
C’è un suo libro, tuttavia, di cui sento parlare un po’ meno e che pur mi è stato molto caro nel lontanissimo periodo della mia adolescenza. Mi riferisco a “Marcovaldo – ovvero le stagioni in città”, pubblicato nel 1963.
È la storia, suddivisa in venti brevi racconti, delle avventure di un manovale (Marcovaldo) e della sua famiglia (una moglie e sei figli) che tentano di sopravvivere al nuovo fenomeno del consumismo, tipico degli anni cinquanta-sessanta e dono della società americana che ci aveva salvati e poi sfamati a guerra finita.
Ognuno dei racconti è ambientato in una stagione diversa, che per Marcovaldo è fonte di curiosità ed entusiasmo, verso una Natura, che nei suoi confronti non è mai generosa ma in grado ogni volta di illuderlo, per presentargli alla fine un conto salato da pagare.
Le storie sono ambientate in una grande città del nord Italia, che potrebbe essere Milano oppure Torino (Calvino non lo precisa), ma del resto non è importante, dato che i meccanismi, che scattano per chi non riesce a stare al passo con i ritmi imposti da una società che mira prima di tutto al profitto, sono sempre gli stessi.
Ho scelto di illustrare Il penultimo di questi racconti, che ha per titolo “Il giardino dei gatti ostinati”, poiché qui il nostro “antieroe” scoprirà che gli animali (in questo caso i gatti) sono molto più abili di noi umani nell’adattarsi di fronte a nuovi scenari. Questo in fondo sta accadendo anche adesso!
Marcovaldo è senza dubbio un sognatore ed è per questo che mi permetto di chiudere con una citazione di Will Eisner a riguardo:
“Quando va bene, la società tende a guardare i sognatori con occhio tollerante. Essi viaggiano attraverso la vita con un passo molto personale. Le decisioni che prendono e gli impegni che si assumono spesso appaiono ingenui e confusi agli occhi dei pragmatisti, i quali però alla fine prosperano grazie alle possibilità date dalla fantasia e dall’immaginazione.“.
Il libro si può trovare anche in rete.
Buona lettura!