“I Consiglieri regionali del Veneto lavorino gratis”: botta e risposta tra Antonio Guadagnini e Roberto Ciambetti

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Guadagnini (Siamo Veneto): “Stop alle indennità: i Consiglieri regionali lavorino gratis”. Ciambetti “Non c’è bisogno di una legge per rinunciare allo stipendio da consigliere: la norma c’è già, basta una comunicazione all’Ufficio di presidenza”
“Il mio Progetto di Legge è molto semplice – dichiara Antonio Guadagnini, Consigliere regionale di Siamo Veneto – con soli due articoli e in pochissimo tempo possiamo abolire le indennità dei Consiglieri regionali portando un risparmio di 6,7 milioni di euro annuali per la Regione del Veneto.

Bisogna valutare pro e contro: se si ritiene che il lavoro del Consigliere regionale non valga nulla, rendiamolo gratuito. Lasciamo che se ne occupino quelli che sono disponibili a farlo gratis.

La comunità ne trarrà un vantaggio: riflettiamoci. È sufficiente la buona volontà per impiegare al meglio i 13 miliardi del bilancio regionale? Spero che questa sia l’occasione per fare una riflessione approfondita su quello che veniamo a fare qui in Consiglio Regionale. Con coscienza e coraggio, senza paura della ghigliottina”.
“Nell’800 – ricorda il Consigliere – l’attività politico-istituzionale era svolta a titolo gratuito da una élite, tale per censo e istruzione. Erano nobili, votavano solo loro, decidevano solo loro. Lo Statuto Albertino del 1848, art. 50, prevedeva la gratuità del loro mandato. La Costituzione repubblicana oggi in vigore ribaltò quel principio e introdusse l’onerosità del mandato elettivo a garanzia del libero funzionamento del sistema democratico. In sostanza: per permettere a tutti di svolgere l’attività politica, anche a quelli che non vivevano di rendita, è stato previsto uno ?stipendio’. Nel corso del tempo, questo principio è stato sicuramente abusato”.
“Dopo la fine della “Prima Repubblica”, circa ventisei anni fa – aggiunge Guadagnini – iniziò a montare un malcontento diffuso nei confronti di quella che, ormai, era considerata una casta politica autoreferenziale che aveva fatto crescere a dismisura la sfiducia dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni, il cui culmine è arrivato negli anni che stiamo vivendo. Tutto ciò ha portato a campagne pressanti per la riduzione dei costi della politica. In alcuni casi con successo dato che i politici, fiutata l’aria, hanno ben pensato di porre parzialmente rimedio a quelli che erano considerati degli eccessivi privilegi da parte del popolo. Come? Tagliando “poltrone”, stipendi, indennità, pensioni, rimborsi e altro.
“Quanto bisogna scendere ancora? Qual è il valore di questo lavoro? La tendenza attuale – conclude Guadagnini – porta a pensare che la volontà sia quella di trasformare la politica in un’attività dopolavoristica. Se questa è effettivamente la volontà allora dobbiamo andare fino in fondo facendo la nostra parte: aboliamo le indennità dei consiglieri regionali”.

Antonio Guadagnini, consigliere regionale del Veneto

 

Ciambetti “Non c’è bisogno di una legge per rinunciare allo stipendio da consigliere: la norma c’è già, basta una comunicazione all’Ufficio di presidenza” 

“A dire il vero, se un consigliere regionale vuole rinunciare allo stipendio lo può fare senza problema alcuno: la Legge regionale lo prevede esplicitamente all’art. 8 ter della Legge regionale 30 gennaio 1997 n. 5”. Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, interviene nelle polemiche sull’indennità per i consiglieri regionali. “La legge del 1997 – spiega Ciambetti – fu aggiornata nel 2007, con un Pdl dell’allora consigliere Foggiato e, se ben ricordo, con un emendamento di Piergiorgio Cortellazzo, proprio con l’articolo 8 ter oggi vigente per cui, cito testualmente ?consiglieri e assessori possono delegare rispettivamente l’Ufficio di Presidenza e la Giunta regionale a devolvere alla Regione una percentuale degli emolumenti spettanti fino al limite dell’intera somma al netto delle ritenute obbligatorie’. In altre parole, pagate tasse e ritenute varie, il Consigliere che vuole rinunciare agli emolumenti lo può fare di sua iniziativa, non servono nuove leggi che sarebbero ridondanti e inutili. Non mi risulta siano molti i consiglieri che si sono avvalsi per lungo tempo dal 2007 ad oggi della facoltà prevista dall’art. 8ter: solo 4, e per periodi limitatissimi. Ricordato questo, è mio dovere censurare ogni tentativo di svilimento del lavoro del Consigliere regionale, un impegno non facile, con responsabilità non marginali. Con questo non intendo avallare privilegi o avanzare una difesa della categoria: già nel 2012, anticipando la normativa nazionale poi varata dal governo Monti, il Consiglio regionale del Veneto aveva fortemente ridotto gli emolumenti, prevedendo anche delle penalizzazioni in caso di assenze o mancata partecipazione ai lavori, mentre oggi la Prima Commissione consiliare sta studiando il nodo della indennità differita che, per altro, sono state decisamente ridimensionate. In un Paese dove bisogna pagare un amministratore di condominio per la gestione delle problematiche, segnate da un tasso di elevata conflittualità e litigio, della convivenza di diverse famiglie nello stesso stabile, immaginare di non pagare chi deve redigere leggi che hanno un riflesso sulla vita dell’intera collettività, mi sembrerebbe non solo un azzardo quanto un non comprendere la delicatezza dell’incarico che, per altro, non va assolutamente sovra-pagato, che non può avere assolutamente privilegi di sorta, ma che non va nemmeno svilito.” 

Roberto Ciambetti, Presidente del Consiglio regionale del Veneto