Leggere le esternazioni del prof. Raffaele Colombara è, se non un piacere, sempre una cosa interessante. Questa sua passione di critico costante è la miglior rappresentazione di come una opposizione improvvisata non sappia darsi un progetto di rivincita. Propositivo e costruttivo. Il prof. potrà ribattere che anche lo scrivente affondava il pennino, figurativamente si intende, nell’inchiostro della critica a tutto campo. Ma vi è una differenza: non sono parte politica operativa istituzionale. Sono assolutamente libero di scegliermi lo spazio di attività e di analisi che maggiormente mi interessa. Senza alcun vantaggio personale.
Detto questo prima di analizzare quanto afferma il nostro eroe, leggo, sempre su VicenzaPiu.com, una dichiarazione del consigliere Roberto Cattaneo di FI, che tra le varie cose ne dice una che mi da la chiave di lettura del pensiero del nostro stimato prof. Colombara (d’ora il poi citato come “prof.”). Scrive Cattaneo, riferendosi in particolare al problema di CampoMarzo “Il problema esiste ed è un grave problema che non si risolve certamente in cento giorni- dovrebbero ben saperlo coloro che nemmeno in quasi quattromila giorni lo hanno risolto-“.
In altre parole si può ben dire che l’opposizione alla “colombara” è proprio nel voler utilizzare un rapporto tra dieci anni di assoluti disastri e incompetenze con i cento giorni di una amministrazione che ha ereditato una situazione che fa buchi da ogni parte. Buchi strutturali e buchi anche etici. Letta attentamente la litania del prof. ne traggo alcuni elementi e mi permetto di esprimere una mia opinione, evidentemente, per quel che è il mio personale parere, critica. Parto dalla nomina a vice sindaco di Matteo Tosetto e mi rifiuto di accettare la formula che lo pone sul piano del vicesindaco di Achille Variati, che invece mai si candidò ad alcunché. Matteo Tosetto si è confrontato positivamente con l’elettorato, certo non in queste ultime elezioni, ma nel passato assumendo la carica, elettiva diretta, di presidente di circoscrizione, e della maggior circoscrizione cittadina. Quindi il bagno nel voto popolare l’ha fatto. Jacopo Bulgarini d’Elci proprio no. In questa faccenda istituzionale, non c’entrano le primarie di partito, comunque dolorosamente perse, perché sono semplicemente una faccenda di parte.
Veniamo all’attivismo di Claudio Cicero che non ha affatto messo in secondo piano il sindaco ma ha solo dato il via a una serie di interventi modificatori di un sistema viabilistico, frutto delle appassionate ricerche di affermazioni personalistiche di assessori del passato, per lo meno azzardato e alquanto grottesco. Vedi le piste ciclabili che sostituiscono i marciapiedi e i pedoni costretti a ballare il tango sulle strade percorse da veloci autoveicoli per tentare di raggiungere a dritta e a manca le agognate sicurezze di altri marciapiedi. Dice bene il prof. che “Ad oggi, dopo l’inizio dell’attività lavorativa e scolastica si ripresentano gli stessi problemi di incolonnamento e traffico“. Infatti non sarà facile mettere ordine in questo settore, sia per la materia stessa, cioè le strade e la viabilità in generale, in cui ogni intervento crea problemi alla popolazione, sia per la mole di strani marchingegni viabilistici messi in opera sempre dalla stessa mente arguta del passato, sia per i costi che vi saranno nel rimettere mano alle cose mal fatte. Pensiamo, per esempio, al pasticciaccio delle scalette di Monte Berico.
Affronto rapidamente alcune altre indicazioni del prof. Riporto “… altri assessori, molti si sono dimostrati poco avvezzi ai meccanismi amministrativi: la frase che abbiamo sentito maggiormente è stata “non lo so, ci informeremo“. Quello che il prof. considera un difetto io lo ritengo un pregio: abbiamo a che fare con assessori che, al contrario dei precedenti che tutto sapevano e tutto pretendevano di insegnare anche ai tecnici, dimostrano una serena umiltà e invece di sparare soluzioni ardite, o infausti marchingegni, preferiscono informarsi dai competenti prima di pronunciarsi. Questa è serietà.
Sul pasticciaccio del Front Office, per il quale sarà il caso di scrivere un intero volume visti i precedenti, lo svolgimento e il risultato, mi limito a porre una domanda, semplice semplice: chi ha creato, inondandolo di demagogia di basso profilo, questo problema, costoso nel farlo e altrettanto, se non più costoso nel cercare di rimettere ordine in una faccenda alquanto peregrina?
Sulla questione AIM e confluenze mi limito a ricordare al prof. due cose: la prima che tutto nasce con un accordo tra Variati, PD, e Flavio Tosi, storicamente leghista. Dice il prof. “mentre il sindaco Rucco pare osservatore quasi disinteressato: svenderà la nostra azienda pubblica?”. Ecco la seconda, per ora a svendere il patrimonio del Comune, e non solo del Comune di Vicenza, vi è stata solo la precedente amministrazione, con la cessione (81% – 19%) della ex Fiera di Vicenza. Su questo si potrebbe scrivere un romanzo.
Fosse solo per una forma di pudore ogni attore, anche di terza fila, di questa pantomina dovrebbe starsene zitto dietro la lavagna. Finisco questa prima parte con la questione della Tav/Tac e quant’altro ancora. Ho seguito l’argomento fino dall’inizio, parlo della Tav, e posso dire che mai avevo avuto l’occasione di osservare una situazione così confusa come è stata presentata da Variati fin dall’inizio ma ancor peggio poi quando le affermazioni roboanti le ha fatte il vice. Ed è stato tutto un susseguirsi di messaggi criptati e di affermazione di (falso) orgoglio localistico che ha creato, fin dall’inizio, un altro (falso) marchingegno, quello della duplice nuova stazione, la trasformazione in un caravanserraglio della vecchia stazione e l’apertura di un gigantesco tubo sotto la prestigiosa e intoccabile, poi per fortuna non toccata, Villa dei Nani. Per non parlare della questione, lasciata cadere nel silenzio della precedente amministrazione, delle possibili tante espropriazioni di residenze e attività produttive, senza alcuna autentica presa in carico da parte del Comune, in tutela degli espropriandi. C’è una assurda lettera inviata a questi signori, da un alto dirigente del comune, di allora, alla vigilia di Natale, che rappresenta un capolavoro di indifferenza verso i vicentini. Su questo tasto potrei continuare a lungo ma mi limito a dire che per mettere mano a questa faccenda ci vogliono non solo tempo e conoscenza dei vari passaggi ma anche la ricerca di autentici interlocutori. Quindi un po’ di pazienza. Di quella pazienza che tanti vicentini hanno avuto per anni nell’ascoltare come una amministrazione stava massacrando l’urbanistica di una gran parte della città. Poi, si sono stancati e un bel giorno l’hanno scritto sulle schede elettorali.
Ma ora chiudo, temporaneamente, proprio con le prime considerazioni del prof. fatte in riferimento al sindaco Francesco Rucco. Non affronto nemmeno la battuta infantile della negatività della separazione del settore cultura con quello del turismo. La separazione non avviene perché le deleghe specifiche sono affidate a persone diverse, ma se queste persone non dialogano e collaborano, cosa che nello specifico è tutta da dimostrare. Poi è anche da dimostrare che con l’aver messo in mano allo stesso personaggio le due deleghe le cose siano andate come dice il prof. Non è per nulla vero. Magari le folle si sono avventurate in Vicenza, ed è innegabile che poi questo abbia influito positivamente sul fattore turistico anche dopo i grandi eventi. Ma sul fatto che la città, i vicentini, le loro istituzioni culturali ne abbiano tratto vantaggio culturale mi sia permesso di dubitarne assai. Si potrebbe aprire un dibattito su questo argomento ma non certo con chi difende il pur legittimo interesse personale, l’indifendibile passato.
Sulla Fondazione Roi, quanti hanno avuto un pur minimo ruolo, negativo, in questa vicenda, e faccio riferimento diretto alla questione ultima della mancata azione di responsabilità verso il dot. Zonin ma anche a tutto quello che ha condotto a questo ultimo atto, farebbe bene a informarsi a fondo di come stanno e sono state gestite le cose e poi semplicemente ammettere che la passata amministrazione, e nello specifico il signor Vice, tra i tanti errori politici commessi annovera quello di una pessima gestione del rapporto con la Fondazione Roi. Un rapporto che, magari involontariamente, è stato la causa di quanto è avvenuto in seguito.
“Rileggersi le proprie dichiarazioni fatte in Consiglio Comunale e riportate nel sito del Comune. E poi battersi il petto“: questo è il mio umile consiglio per lei, prof.
Amen.