Seconda parte dello studio di Luciano Parolin.
12 marzo 1280. Concessione e investitura.
Martedi, 12 marzo 1280 in Vicenza, nel Palazzo Vescovile, presenti i testimoni togati, Fra Giovanni da Mantova, dell’ordine dei Crociferi, Montanari Martini Rodolfo di Buonaria, cittadini di Vicenza Corradino Picega Precettore della Comunità di Vicenza, Ferro del Ferrarese, Gerardino da Brescia ed altri. Essendo già stata fatta una concessione di tal sorta e confermata per man pubblica, espresse in questo tenore:
In nome di Dio Eterno, l’anno 1179, il giorno di sabbato, chè fu il dì XI dell’entrante Agosto, nel Palazzo di Giovanni, per grazia di Dio Vescovo di Vicenza, presenti come testimoni, Giovanni cappellano del prelato Vescovo, Ottone Alberto Buzio chierico, Lanfranco di Castelgualtieri, Maturno, Pietro di Bellissima, ed altri. Quivi il predetto Giovanni Vescovo Vicentino per consiglio e con sentimento dei canonici Vicentini ivi presenti, cioè di Eleazaro Arciprete e di Valmarana arcidiacono e di pre Martini, e di pre Giovanni Anselmo, e di Dato, e altri investì per mezzo del bastone Miglioranza Crocifero e Rettore e Ministro della Chiesa di Santa Croce, ad oggetto di Pietà e per rimedio dell’anima sua, e dei suoi predecessori nominatamente lo investi, dico, della Chiesa di San Quirico di Valdagno con ogni suo diritto e con tutte le appartenenze di quella chiesa, e concesse allo stesso ogni temporale Amministrazione e Disposizione salvo il diritto dello stesso Vescovo nelle cose spirituali, imperciocchè egli le ritenne tutte le cose spirituali, cioè assegnare a qualle chiesa i preti e i chierici, e il poterli correggere e ancora rimuovere. E si vuole espressamente, che niuna persona, e niun’altra chiesa possa aver diritto nella suddetta chiesa di San Quirico, per mezzo della presente investitura e concessione se non la predetta chiesa di Santa Croce. Accettò il quivi predetto Miglioranza per la chiesa di Santa Croce, e per questa concessione a pagare a titolo di censo al Vescovo pro tempore o altro suo inviato ogni anno nella vigilia di Natività del signore 4 libbre di cera: le quali se non date nel suddetto giorno, debba raddoppiarle fra otto giorni, senza altra pena o danno e così restando pattuiti. Io Giordano Notaro Imperiale sono stato presente e ho scritto. E sopra le cose promesse tra il Venerabile Padre Bernardo per la di Dio Grazia Vescovo Vicentino, la IIa Chiesa del Borgo di Porta Nova, è quella dei Padri Crociferi o Crosechieri, così detti dalla croce che portano in mano.
14 maggio 1298.
Il priore dei Croseteri tal Montucio, invocava il Collegio dei Nodari (i notai) a scrivere uno Statuto particolare atto a consigliare i notai che stendevano testamenti, a firmare una rogazione per dei legati a favore del suo Ospedale, Montucio era in buoni rapporti con i notai Vicentini, ogni anno il 3 maggio, Festa della Croce, la Fraglia (l’ordine) faceva visita alla Chiesa e all’Ospedale donando 4 dopleri di cera (stoppini rivestiti per illuminazione) per
la luce durante le liturgie.
5 febbraio 1303.
Il Priore Montucio, facendo sempre più fatica ad “accogliere, cibare, allevare e nutrire gli infanti abbandonati” chiese alla Cattedrale nuove investiture, per assistere i trovatelli (figli illegittimi) che erano ricoverati all’ospizio di San Rocco, poi trasferiti a San Marcello.
Il problema degli esposti aveva in città una notevole dimensione, il numero dei figli abbandonati cresceva ogni giorno, quaranta erano in Ospedale e sessanta a balia presso nutrici. Una Bolla di Papa Paolo II° data 3 dicembre 1468, indirizzata all’Ospedale di Santa Croce, concedeva una indulgenza plenaria alle balie che allattassero un bambino gratuitamente per un anno. Alla morte di Montucio, alla guida dei Crociferi di Santa Croce si susseguirono:
Luca, morto nel 1330; a seguire Vincenzo, Bartolomeo, Pietro Paolo nel 1340; Giovanni da Montegalda tra 1349 al 1361; Michele da Bologna 1366 al 1380; Ercolano da Perugia 1383-1384. Andrea da Gubbio risulta priore nel 1409, confermato da Martino V° Papa il 10 gennaio 1418. Attorno ad Andrea si raccoglie una comunità con fra Rinaldo da Vicenza, fra Francesco, Giacomello e Giovanni sempre vicentini.
Il numero di religiosi potrebbe essere scarso, ma nessun convento, tranne Venezia, superavanoil numero di sette/otto. Dal 1450, inizia una lunga crisi per gli ospitalieri, tanto da far intervenire il papa Pio II° che tenta di porvi rimedio, nominando Taddeo Garganelli Frate dei Servi di Maria, generale dell’ordine dei Crociferi, uomo di grande valore. Nel 1461, Taddeo Garganelli ottiene dal Papa Pio II° di poter disporre del priorato di Vicenza assegnandolo al vicentino Enea Volpe letterato famoso che resterà nella comunitàVicentina sino al 16 marzo 1483, quando per nomina del Papa arrivò a Santa Croce il nobile Giovanni Chiericati dottore in utroque jure. In questo periodo la chiesa dei Crociferi svolgeva anche funzioni di parrocchia, aveva un cimitero e per privilegiopapale poteva dar sepoltura.
Nel 1487 è priore del Monastero Giovanni Chiericati con fra Placido da Siena, fra Eletto da Bologna, fra Zanino da Cremona, fra Gabriele da Verona. Ma i frati erano molto spesso sottoposti ad una continua rotazione, nel 1490 il Chiericati fu eletto padre generale e spostato a Venezia pur continuando ad avere attenzione per la città di Vicenza.
Nel 1584 il cardinale Agostino Valier fu in visita pastorale alla diocesi di Vicenza , dai verbali redatti risulta che i frati hanno alcune difficoltà ma che i servizi religiosi funzionavano, la parrocchia aveva 1000 anime con 1600 abitanti, con un territorio di oltre tre miglia fuori le mura. I Crociferi erano 12, il bilancio del Monastero era di 400 ducati l’anno, Santa Croce era per abitanti tra le prime cinque parrocchie con San Silvestro 1600; il Duomo 4500; San Pietro 3500; Santa Lucia 1800; San Giacomo Maggiore (Carmini) solo 1000. La situazione era comunque positiva e durò sino alla fine del’600.
Documenti desunti da La soppressione innocenziana dei piccoliconventi in Italia. Roma 1971 Monografia di E. Boaga. Dei provvedimenti di Papa Innocenzo risentirono tutti gli Ordini Religiosi. Gli Agostiniani avevano 751 conventi furono ridotti a 342; i Carmelitani da 506 si ridussero a 221; i Predicatori passarono da 520 a 128; i Servi di Maria (monte Berico) da 260 a 120; i Terziari di San Francesco da 148 a 58. Anche il nunzio Carafa in una lettera del 4 marzo 1656 aveva dato parere favorevole alla soppressione dei Crociferi.
15 ottobre 1652. Innocenzo X° Papa, disciplinava l’ordine, proibendo l’erezione di nuove case, chiusi i piccoli conventi, provocando la scomparsa di piccoli conventi, per tutti gli ordini religiosi compresi: Benedettini, Domenicani, Carmelitani, Servi di Maria.
Per i Crociferi significò passare da 25 case ospitali a 4 con la chiusura di ben 21 conventi.
I Croseteri restarono con i conventi di Bologna, Santa Maria di Venezia, Santa Croce di Vicenza, San Leonardo di Bergamo.
La Repubblica Serenissima, si oppose alla chiusura dei conventi di San Quirico, San Luca, San Leonardo, presenti sul suo territorio. Il Senato Veneto, non accettando le disposizioni del Papa, intendeva salvare il grande patrimonio che la chiesa possedeva sul territorio della Serenissima Repubblica.
7 aprile 1655. Alessandro VII° viene eletto Papa. Venezia modifica l’atteggiamento nei confronti della Chiesa la quale, preoccupata dagli assalti dei turchi ai possedimenti levantini, informa la Serenissima Repubblica di essere pronta ad aiutare i veneziani in una impresa militare, utilizzando i beni dei conventi soppressi nel suo territorio e precisamente i Canonici di Santo Spirito ed i Crociferi. Il Papa aveva posto come condizione per altri aiuti “bellici” il rientro nel territorio veneto dei Gesuiti.
19 gennaio 1657. Dopo una lunga ed animata discussione, l’imposizione papale fu accolta dal Senato con 116 favorevoli e 72 contro. Per i Crociferi veneziani fu la fine.
2 Aprile 1656. Vicenza. Monsignor Carlo Carafa, nunzio del Vaticano a Venezia, si recò al convento dei Padri Crociferi di Porta Santa Croce accompagnato dal cancelliere del Vescovo, alla presenza del priore padre Marino Pisani, stese il verbale e l’elenco dei beni in custodia. Ai religiosi fu offerta una pensione di 40 ducati l’anno, diventando sacerdoti in altre diocesi.
22 maggio 1656. Vicenza. Il Vicario generale del vescovo Lauro Arrigoni assistito dal cancelliere Ardisio Franceschi e i monsignori don Francesco Crescenzio e don Paolo Peretti, alla presenza del priore Marino Pisani e don Giovanni Alvise Sorio, dei Crociferi, si passò all’inventario dei beni. Mobili modesti in tre camerette in cui i frati vivevano in povertà, molti i libri probabilmente l’archivio del monastero. Con queste modalità, Vicenza, chiudeva una storia di religiosità solidale durata 500 anni.
5 febbraio 1657. Vicenza. Il Nunzio apostolico Agostino Carlo Caraffa, assistito dal procuratore di San Marco vendeva all’asta con pubblico incanto per 2200 ducati + 700 di spese totale ducati 3.000 (tremille) alle madri Dimesse del padre francescano Antonio Pagani con corte, vigna, cisterne, orto, il campanile, il cimitero, l’uso della chiesa che ebbe un primo parroco in don Patrizio Valesio, irlandese dottore della Sorbona, morto nel 1677 dopo aver beneficato le Dimesse che nel 1752, ricostruirono la Chiesa di Santa Croce, su disegno delMuttoni che vi aggiunse l’atrio esterno. Le Dimesse vi aprirono in Santa Croce un Collegio educandato femminile la cui benemerita attività durò per oltre 150 anni, sino al Decreto Napoleonico del 18 dicembre 1807 con cui le due parrocchie di Santa Croce e dei Carmini diventavano una sola con il nome di Santa Croce in San Giacomo Maggiore.
Nel 1810, l’ex convento dei Crociferi fu acquistato dalla contessa Sabina Tornieri Arrigoni, per la somma di £ire 14.000. Nel 1846, fu sistemato il Collegio Femminile Levis Plona (vedere atto compravendita più avanti).
11 novembre 1875. Entrano nel convento le Figlie della Carità seguaci di Santa Maddalena di Canossa cioè Le Canossiane, che aprirono una scuola elementare frequentata da molte giovani vicentine.
– Pubblicità –