Cecilia de’ Pantz (Filcams Cgil Veneto), Giovanni Battista Comiati (Fisascat Cisl Veneto), Luigino Boscaro (Uiltucs Uil Veneto) rivolgono un appello alle Istituzioni regionali e nazionali, dopo la fine – a partire dal primo gennaio 2022 – del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione in deroga per i lavoratori del turismo e della cultura.
“Poco, troppo poco, anche in questo periodo di pandemia e di varianti, si parla dei milioni di lavoratori della filiera del Turismo, della Ristorazione e della Cultura, centinaia di migliaia solo in Veneto. Tra i primi a dover fare i conti con la crisi, tra i più colpiti, gli ultimi ad uscirne. Migliaia di posti di lavoro persi (circa 20.000 solo nel 2020 nella nostra regione), anni ininterrotti di ammortizzatori sociali e un lavoro che, quando tornerà, sarà con ogni probabilità diverso da come era. Come, nel bene e nel male, tratti diversi avrà anche il nostro Turismo.
I numeri degli anni precedenti al 2020 non potrebbero essere più indicativi rispetto alle potenzialità del settore per il nostro territorio, il primo a livello nazionale per visitatori e presenze, oltre il 13% del prodotto interno lordo regionale. Questo vuol dire un sistema industriale fatto di oltre 30.000 imprese che operano nell’accoglienza, nella ristorazione, commerciale e collettiva, e nei pubblici esercizi, nella cultura, nell’organizzazione ed intermediazione dei viaggi, negli stabilimenti balneari e termali, nella convegnistica, nelle fiere e nei parchi divertimento.
E poi, perché un “poi” c’è, indispensabile quanto poco considerato, ci sono i circa 200.000 lavoratori veneti (se si considera anche l’indotto), quasi mai se non distrattamente menzionati, persone innanzitutto, che, nel pieno dell’emergenza, hanno continuato a prestare attività quando parte rilevante della filiera, come nulla stesse accadendo, non si è fermata; persone alle quali si deve Rispetto, alle quali molto deve il Turismo, alle quali molto deve l’impresa turistica, alle quali molto devono il Veneto e il Paese.
Eppure, oggi sembra così non sia. In una situazione che continua a essere di forte difficoltà per il settore, a partire dalle città d’arte, tutele che dovrebbero essere garantite ai lavoratori del Turismo, tra cui ammortizzatori sociali in deroga e blocco dei licenziamenti, dal 1° gennaio non lo sono più. E così già in questi giorni sta accadendo quel che era più prevedibile: il licenziamento di tantissime lavoratrici e lavoratori da parte di diverse imprese che, facendo evidentemente della spregiudicatezza il proprio tratto distintivo, hanno preso a pretesto l’emergenza per attuare ristrutturazioni selvagge.
Perché, per quanto rilevante, non c’è solo il tema della gestione della crisi e della necessità di definire misure adeguate per la filiera nel suo complesso, “in gioco” ci sono innanzitutto la ripresa e le prospettive del settore: è anche di questo, soprattutto di questo, che riteniamo si debba discutere, che ne debbano discutere, scontando già del ritardo, Governo, Regione e Parti sociali. All’ordine del giorno, la definizione di un nuovo modello di Turismo, di un Turismo di qualità, il cui presupposto, almeno per quanto ci riguarda, non può che essere la qualità dell’occupazione e la sostenibilità delle condizioni di chi nel e per il Turismo e la Cultura lavora. Ma questo, già lo si è detto, è solo questione di Rispetto”.
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Fonti: I lavoratori veneti del turismo e della cultura non possono essere lasciati soli , CGIL Veneto