Gli eritrei della Diciotti non hanno pagato per andare in Albania. E chi pagherà la Cei?

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Vedo molto irto il trasferimento in Albania degli eritrei sbarcati dalla Diciotti, perché loro in Albania, proprio non ci vorranno andare? hanno pagato gli scafisti per essere portati in Italia, da dove potranno anche scegliere una destinazione diversa, ma non sarà di certo l?Albania. Peccato perché è un paese accogliente ma l’Albania non fa parte della UE per cui solo col loro assenso vi potranno essere condotti. Vedo, quindi, solo politica e poca carità cristiana in tutta la vicenda, del resto si evince anche dalle dichiarazioni di Fantò. Parole & politica, politica & parole.
Kanun è un codice legale albanese, il più importante dei codici consuetudinari, che, pur avendo perso potere all?inizio del XX secolo, ha lasciato una forte influenza sulla cultura albanese. Secondo il Kanun chi chiede ospitalità fa appello alla besa (termine traducibile con la fides dei romani) del padrone di casa ed è quindi un dovere di quest?ultimo e della sua famiglia difendere la vita dell?ospite. Fu così per la maggior parte dei militari italiani in fuga dai rastrellamenti tedeschi e per gli ebrei, per i quali divenne uno dei luoghi più sicuri durante la seconda guerra mondiale. Nessun ebreo fu mai ucciso per le leggi razziali. Verso la fine del secondo conflitto mondiale pare che in Albania ci fossero circa 2.000 ebrei, in parte anche dal Kossovo e dalla Macedonia, ad oggi sono meno di 200. Sono ben settantadue gli albanesi, per lo più musulmani, nel Giardino dei Giusti in Israele. E se ne cercano ancora (https://it.gariwo.net/persecuzioni/shoah-e-nazismo/il-kanun-17132.html) per dar loro il giusto riconoscimento. Ai profughi o ai rifugiati del Kanun non gliene importa nulla, loro l?Albania, ospitale o no, non l?hanno di certo scelta.

Di Diciotti mi hanno infastidito un sacco di cose, così lontane dalla mia schiettezza: la pressione politica, sia di destra, sia di sinistra, il buonismo di facciata e quello costruito a tavolino. Lo scambio di accuse tra i politici. Il Governo giallo verde non sarà il massimo, ma l’ex esecutivo rosso sembra non rendersi conto che ha perso le elezioni, un po? di analisi, no? E quando c?era il governo di centro sinistra che cosa si è fatto per arginare il fenomeno? Vergognosa la tifoseria da stadio: lasciamoli sulla nave, facciamoli sbarcare dalla nave.

Né il Premier con il braccio destro alzato, né il Presidente della Camera con il pugno alzato (non so se sia meglio il pugno o le mani in tasca), né gli eletti tutti hanno espresso segni di concreta solidarietà. Ecco, quello che avrei voluto vedere sono le persone caritatevoli e di buon senso mettere a disposizione dei più deboli almeno un mese di stipendio e diaria. Non lo può di certo fare chi guadagna mille euro il mese, ma chi ne guadagna dieci- quindicimila, per un mese e forse anche due lo potrebbe fare (questo vale per tutti) ed è quello che a casa mia si chiama ?solidarietà?. Non ho citato Salvini, perché non si è mai dimostrato buonista, quindi è escluso dalla partita di generosità, perché coerente con il suo modo di pensare, a differenza dei penta stellati che hanno fatto della coerenza la loro campagna elettorale?Ma è la contraddittorietà a emergere.

L?interferenza della CEI ci può stare, si tratta di carità cristiana?. è la dimostrazione che la carità può scendere a patti con il diavolo e ci è scesa, eccome! Adesso però bisogna vedere come la CEI gestirà i profughi e chi pagherà per loro, perché, se la CEI avesse voluto fare un?opera di accoglimento a proprie spese, lo poteva fare da tempo. «Nolite locum dare diabolo»: così ammoniva San Paolo i cristiani di Efeso esortandoli a non scendere mai a compromessi con il demonio, perché poi arriva la fregatura.

Detto questo, attori e attrici, nel senso reale del termine, ovvero chi partecipa attivamente e direttamente alla vicenda, che predicano l?accoglienza e non aiutano concretamente, pur potendolo fare, non sono altro che dei ballerini e delle ballerine senza mutande che fanno dell?ipocrisia il loro cavallo di una battaglia che è perdente a prescindere. Tutti sono capaci di essere generosi con i soldi degli altri, è giunta l?ora di accendere il motore della propria generosità. Meno slogan e più aiuti concreti.

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Paola Farina
Nata a Vicenza il 25 gennaio 1954, studentessa mediocre, le bastava un sette meno, anche meno in matematica, ragazza intelligente, ma poca voglia di studiare, dicevano i suoi professori. Smentisce categoricamente , studiava quello che voleva lei. Formazione turistica, poi una abilitazione all’esercizio della professione di hostess di nave, rimasta quasi inutilizzata, un primo imbarco tranquillo sulla Lauro, un secondo sulla Chandris Cruiser e il mal di mare. Agli stipendi alti ha sempre preferito l’autonomia, ha lavorato in aziende di abbigliamento, oreficeria, complemento d’arredo, editoria e pubbliche relazioni, ha girato il mondo. A trent’anni aveva già ricostruito la storia degli ebrei internati a Vicenza, ma dopo qualche articolo, decise di non pubblicare più. Non sempre molto amata, fa quello che vuole, molto diretta al punto di apparire antipatica. Dove c’è bisogno, dà una mano e raramente si tira indietro. E’ generosa, ma molto poco incline al perdono. Preferisce la regia alla partecipazione pubblica. Frequenta ambienti ebraici, dai riformisti agli ortodossi, dai conservative ai Lubavitch, riesce nonostante il suo carattere a mantenere rapporti equilibrati con tutti o quasi. Sembra impossibile, ma si adegua allo stile di vita altrui, in casa loro, ovviamente.