Il 21 marzo scorso titolavamo “BPVi, sequestrati a Gianni Zonin beni per 19 mln: quadri, tappeti, mobili e preziosi nella villa di Montebello del figlio Michele, ora custode giudiziario. Ma pendono indagini su “origine beni” da Fondazione Roi e BPVi” e tra le varie cose affermavamo che “su alcuni beni sarebbero tuttora non chiuse le indagini su possibili sottrazioni con varie modalità alla Fondazione Roi, di cui abbiamo scritto e di cui manca l’inventario, e alla BPVi stessa, su cui scriveremo”. A breve, un pizzico di pazienza, manterremo il nostro, documentato, impegno, ma…
… Ma oggi leggiamo sul quotidiano locale un articolo sui sequestri nella villa di Zonin che ci intriga ulteriormente visto che parla di “Giallo sui quadri d’autore (messi sotto sequestro, ndr)” dato che l’ufficiale giudiziario, dopo aver chiesto i documenti sui valori associabili ai beni mobili sequestrati, ha dovuto prendere atto che “mancano i certificati di autenticità delle opere d’arte” e, quindi, dovrà procedere a perizie su autenticità e valori di quanto non piùà nella disponibiltà di Michele Zonin, a cui il padre aveva donato un paio di anni fa la villa e ciò che conteneva oltre che, come agli altri due figli, quote delle società e altri beni del suo impero vitivinicolo.
Avevamo sentito ieri, 23 marzo, l’avvocato Renato Bertelle, autorizzato dal giudice Roberto Venditti a sequestri per 15,5 milioni di euro, mentre il collega Michele Vettore ha partecipato all’operazione per 3,8 milioni, e anche lui ci aveva confermato quanto oggi leggiamo ma aveva aggiunto una cosa, per altro nota, ma più importante e su cui, però, vale la pena di soffermarsi dopo “il giallo”: il sequestro ottenuto non riguarda solo i beni mobili (come visto di “dubbio valore” o di difficle accertamento economico) ma “ovviamente anche beni immobili (come la villa stessa, ndr) e quote societarie, che le relative proprietà siano in Italia o all’estero…“.
E così non poteva non essere visto che Gianni Zonin, nell’ipotesi ad oggi giuridicamente valida fino ad eventuale condanna definitiva di non essere colpevole di quento imputagli, sarebbe stato ben sciocco, e il presidente delle cantine Zonin almeno in questa veste mai lo è stato, a conservare nella disponibilità di eventuali terzi ricorrenti beni facilmente “trasportabili” o alienabili visto che le indagini e il rischio di sequestri, oggi finalmente eseguiti, erano a lui noti da anni.
E per fare questa ipotesi non serve neanche dare credito alle voci che riferiscono da tempo, e non oggi, che sarebbero entrati e usciti dalal villa dei camion…
Quale normale cittadino sotto accusa, magari ingiustamente, non a vrebbe fatto quello che potrebbe aver fatto il vecchio padre di famiglia per tutelare l’eredità dei figli?
Rimangono, però, gli immobili e le quote societarie, su cui si accenderanno violente battaglie legali per legittimarne il trasferimento non doloso a moglie e figli, e le accuse della Guardia di Finanza sulla provenienza di alcuni dei valori sequestrati, anche se da stimare se siano valori o “croste”, e ipotizzati come provenienti dalla Roi, che tace sull’inventario dei lasciti del marchese Giuseppe Roi, o da affari paralleli a quelli conclusi in nome della Banca Popolare di Vicenza che ah presieduto per 20 anni dopo esere stato per 16 nei suoi cda.
Ma questa è al storia che a breve vi racconteremo.