Rinvii e briciole del governo del cambiamento a pochi soci BPVi e Veneto Banca spiazzano don Tortan, Arman, Ugone & c., che sognano ora il 31 gennaio per decreto attuativo l. 205

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Dire che tra i comitati prevalga la delusione è un eufemismo. Dare subito il 30% a chi abbia ottenuto ragione dall’Arbitro Consob non accontenta nessuno. «Va bene, è lo spritz mentre aspettiamo la tavola imbandita» è la metafora che usa Andrea Arman, avvocato di riferimento del coordinamento «don Torta», che aveva puntato molto sul governo per un cambio radicale del fondo di ristoro. L’emendamento al Milleproroghe «è un primo gesto concreto nella giusta direzione. Ma il 30% non è il 100% – rimarca l’avvocato -. E, soprattutto, va nelle tasche di meno di 600 persone, di cui i clienti delle venete sono 350.”.


“Chiaramente la gran massa di risparmiatori attende i provvedimenti governativi di risarcimento, promessi entro il 31 gennaio. Come funzioneranno lo vedremo. Intanto – chiude Arman – andiamo avanti con le cause contro le società di revisione e contro Intesa Sanpaolo».
E sul fronte delle associazioni più favorevoli al fondo Baretta, parla di «Grave attentato ai diritti del risparmiatore» il leader del Codacons Veneto, Franco Conte, che chiede sia l’Anac ad occuparsi dell’ammissione al Fondo: «Ottima l’idea di saldare il risparmiatore che ha già una pronuncia favorevole. Ma no ad un tetto del 30%, con cui il governo si rimangia promesse elettorali e contratto di governo».
Per Valter Rigobon, presidente di Adiconsum Veneto, «dare qualche soldo a 560 persone è il modo migliore per far arrabbiare tutti gli altri. Abbiamo sempre detto, incontrando il governo per discutere sulla distribuzione del fondo da 100 milioni, che ogni misura in più è la benvenuta; ma ho l’impressione che si intenda il 30% previsto dall’emendamento come un atto transattivo. Manovrine da campagna elettorale e manca anche un concetto per noi fondamentale – conclude Rigobon – dare priorità a chi è nelle condizioni più difficili».
Scontento pure Matteo Moschini, avvocato del Movimento per la difesa del Consumatore il quale ha da solo gestito 200 ricorsi all’Acf: «Se il 30% è un acconto va bene. Ma rivolgersi solo a chi abbia un lodo favorevole dell’Acf mi dà la sensazione che poi possano prevedere la stessa quota di rimborso anche per tutti gli altri. Ma a noi la Consob, attraverso l’arbitro, ha detto che abbiamo diritto a un ristoro integrale». «Ribadiamo che non c’è più tempo per soluzioni parziali ed estemporanee – tuona Matteo Cavalcante, presidente dei ‘grandi’ azionisti di “Per Veneto Banca” – e il Ministero non venga meno agli impegni. Convochi le associa­zioni per istituire una cabina di regia».
di Gianni Favero, da Il Corriere del Veneto