Se, oltre a quanti avevano spazio, livello di potere e di gestione nella ex Banca Popolare di Vicenza, vi era qualcuno che, se non personalmente ma per la funzione che ricopriva, e che ricopre ancora, aveva i sensori adatti a seguire, e quindi a tentare di comprendere, dove stava andando a finire la Popolare, era sicuramente il sindaco di Vicenza Achille Variati. Per più di un motivo. Il primo proprio perché sindaco, e in piccola misura anche socio, in nome del Comune, della Banca, ma nella sua veste di primo cittadino non doveva avere difficoltà alcuna ad incontrare presidenti e consiglieri e dirigenti dell’istituto bancario.
Ma la Popolare era la banca che fungeva (ora continua come Intesa Sanpaolo) da tesoreria del Comune. I contatti quindi tra le due istituzioni dovevano esserci anche a livelli alti oltre che intermedi. Infine vi era il forte rapporto statutario con la Fondazione Roi. Tre sensori che potevano, se attivati e valutati, far si che alcune verità venissero palesate e, in qualche misura potevano aiutare tanti nostri concittadini.
Ma sappiano che per due anni nessun rappresentante del Chiericati, Museo civico, ha occupato la poltrona che gli spettava in CdA della Fondazione Roi. Un mistero sciolto molto in ritardo con un “marchingegno” che però non è servito proprio a fare chiarezza. La tesoreria non ha minimamente fornito notizie in merito alla situazione della banca, oppure nessuno si è preoccupato di richiederle. Né la dirigenza del settore comunale, né gli assessori preposti pare abbiano fatto o detto qualche cosa in merito. Infine lo stesso sindaco (che è stato un funzionario o dirigente di banca e quindi il linguaggio specifico avrebbe dovuto conoscerlo) pare che non avesse avuto alcun sentore della tragedia imminente. Eppure non può pensare che i cittadini ritengano che non avesse alcuna minima frequentazione dei vertici della Popolare.
Leggo oggi una frase che è precisa, netta, inequivocabile “«Attenzione a non creare in Italia la Banca popolare italiana, come accaduto a Vicenza. I presupposti, se davvero il Paese finirà in mano al Movimento 5 stelle e alla Lega, sono quelli»… Miniamo il risparmio degli italiani?”
Qualcuno ha non solo minato ma addirittura distrutto il risparmio dei vicentini, senza che l’autorità comunale si preoccupasse più di tanto. Autore delle dichiarazioni pubblicate su Il Giornale di Vicenza è Achille Variati. Il sindaco, come qualsiasi altro cittadino, ha il pieno diritto di esprimere le sue opinioni in merito a qualsivoglia argomento. Ci domandiamo solo del perché oggi è così diretto e ieri, e anche l’altro ieri, sulla BPVi, il salvadanaio dei vicentini, non è stato per nulla né previdente né chiaro né incisivo. Almeno quando esserlo poteva servire a qualche cosa di buono. Fare dichiarazioni a funerali avvenuti non ha molto senso.
Ma il sindaco dice anche “Sapete cosa hanno in mente questi? Vorrebbero fare quello che fecero i governi della prima repubblica, che tra parentesi è uno dei motivi per il quale non ho nostalgia di quei tempi, stampavano monete nei momenti difficili. Ecco, loro amerebbero stampare moneta, che vuol dire inflazione, ma così riuscirebbero a fare quello che hanno detto. Purtroppo, però, non lo possono fare, perché non siamo più padroni della macchinetta che stampa soldi; perché c’è la Bce, e quindi c’è un nemico da abbattere: che è l’Europa“.
Non entro in merito alla vicenda Mattarella/Giallo/Verdi, ma mi riferisco solo all’accenno sulla prima repubblica. Il nostro non ha nostalgia di quei tempi ma, almeno per svariati anni, ha fatto parte della Prima Repubblica e dalla parte del manico. Seppur in spazi vicentini e veneti. Ma non rammento che abbia mai, allora, esternato la sua perplessità circa l’antico batter moneta dello stato sovrano d’Italia. Era un fatto del tutto normale. Caso mai si poteva trovare da ridire sul metodo del passaggio all’euro e sul cambio tra lira e euro, a dir poco assai infelice e penalizzante. Lette sotto questa angolazione le sue esternazioni hanno solo un carattere politico. I
l giornalista Nicola Negrin ha colto immediatamente il vero significato delle parole di Variati, e lo scrive “Le parole del primo cittadino non sono casuali. Sabato sarà a Vicenza il leader del Carroccio Matteo Salvini. Ed è forse (anche) per questo che Variati lancia un messaggio chiaro.“. Quindi è un messaggio non diretto a Roma ma ai vicentini che andranno a votare il 10 Giugno. Ad usare il metro di misurazione di un suo stretto collaboratore, si potrebbe immaginare che è un altro “marchingegno” per influire sul voto amministrativo. Non è il solo a ritenere errato uscire dall’euro, ma per ora è il solo a farlo risuonare come se fosse una vicenda legata alle elezioni vicentine. Insomma sempre un gioco di sponda. Ma spesso, giocando a bigliardo, capita che la palla non vada in buca.