I vaccini anti-Covid Pfizer e Moderna costeranno di più, Aduc: “l’appetito delle aziende vien mangiando, Ue non pervenuta”

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Pfizer aumenta costo vaccini
Pfizer aumenta costo vaccini

Pfizer ha aumentato il prezzo del suo vaccino contro il Covid-19 di oltre un quarto e Moderna di oltre un decimo rispetto agli ultimi contratti dell’Unione Europea, mentre l’Europa ha avuto problemi di approvvigionamento e preoccupazioni per gli effetti collaterali dei prodotti concorrenti”, scrive il quotidiano britannico Financial Times del 01/08/2021. Nel dettaglio i nuovi prezzi: 19,50 euro a dose per Pfizer (contro i 15,50 precedenti) e circa 21,50 euro per Moderna (contro 19). “Non si tratta di uno scoop – – scrive nella nota che pubblichiamo Vincenzo Donvito presidente Aduc (altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) – dal momento che era già stato annunciato in primavera”.

Pfizer, contattata da CheckNews fa sapere di non voler dire nulla sui prezzi: “Le nostre discussioni sui prezzi con governi e istituzioni sono riservate. Pfizer e BioNTech hanno collaborato con la Commissione Europea per pubblicare gli accordi per l’acquisto nell’interesse della trasparenza. Come generalmente avviene con accordi di questa natura, i documenti sono necessariamente secretati su determinati dati, compresi i dettagli aziendali, al fine di mantenere la riservatezza desiderata da tutte le parti”.

“In materia non abbiamo registrato posizioni ufficiali delle autorità sanitarie italiane (ministro Speranza incluso) – prosegue Donvito -. Per comprendere l’aumento del prezzo, c’è un intervento esplicativo, lo scorso 2 agosto, del ministro francese per gli Affari europei, Clément Beaune: “Le dosi di vaccino che l’Ue sta negoziando non sono le stesse del vaccino di prima generazione. Sono adattati alle varianti. Chiediamo inoltre che la maggior parte della produzione sia sul territorio europeo. E con tempi di consegna più precisi.” “Si tratta di pagare il prezzo equo rispetto ai requisiti che chiediamo ai laboratori, per tutelare gli europei nel modo più efficace possibile”.

“Pfizer conferma inoltre che “ci sono alcune differenze tra questo terzo contratto e gli accordi” sottoscritti in precedenza, con riferimento in particolare alla produzione di dosi in Europa. E sottolinea che “il prezzo del vaccino include tutti i costi e non solo quelli legati alla produzione”, citando “costi di ricerca e sviluppo”, “studi clinici”, “investimento nello strumento di produzione” o anche attività di supporto (formazione, vendite, amministrazione, ecc.). “Abbiamo investito a rischio nel marzo 2020 e ci siamo assunti i costi di sviluppo e produzione del vaccino da soli, senza beneficiare di sussidi pubblici o privati”, afferma l’azienda farmaceutica americana. “Da allora, abbiamo mantenuto massicci investimenti, in studi in corso e futuri come ad esempio sulle varianti e nel nostro strumento di produzione, al fine di raggiungere il nostro obiettivo di somministrare fino a 3 miliardi di dosi del nostro vaccino nel 2021″.

“Le aziende hanno capitalizzato il loro potere di mercato”. Ma secondo una fonte citata dal Financial Times, un altro fattore potrebbe aver giocato un ruolo in questa trattativa: “Le aziende hanno capitalizzato il loro potere di mercato e hanno messo in campo il solito argomento farmaceutico: i vaccini funzionano, quindi ne aumentiamo il ‘valore’”.

Questo potere di mercato (un’azienda può fissare un prezzo più alto del suo costo di produzione perché gli acquirenti non hanno scelta) è particolarmente visibile se prendiamo l’esempio dell’Italia (e non solo), dove la stragrande maggioranza di vaccinazioni avvengono con il Pfizer (https://www.governo.it/it/cscovid19/report-vaccini/). Una situazione di monopolio a cui, se aggiungiamo le minori vaccinazioni di Moderna, Astrazeneca e Janssen è comunque un oligopolio che non può escludere accordi fra le varie aziende per aumentare insieme i prezzi (come è già avvenuto per Pfizer e Moderna).

Gli annunci di marzo

Alle informazioni sull’aumento del prezzo di Pfizer, un rappresentante della commissione, citato da Reuters, aveva spiegato che il costo avrebbe tenuto conto delle varianti.

Ma poche settimane prima due dirigenti di Pfizer avevano annunciato in una conferenza con gli investitori che un aumento dei prezzi era possibile, ma per ragioni finanziarie: “Se si guarda a come vengono determinati domanda e prezzi attuali, è chiaro che non sono è da quelle che definirei normali condizioni di mercato o normali forze di mercato… Sono determinati dalla situazione pandemica in cui ci troviamo e dalla necessità che i governi ottengano dosi da vari fornitori di vaccini”, aveva detto il direttore finanziario del gruppo, Frank D’Amelio.

“[Ma] le normali forze di mercato alla fine riprenderanno il controllo. Fattori come l’efficacia, la possibilità di richiamo della vaccinazione e l’utilità clinica diventeranno molto importanti. E francamente, la vediamo come un’opportunità, in termini di domanda e prezzo, visto il profilo del nostro vaccino”, concluse, citando una “significativa possibilità” di aumentare il prezzo per dose.

Per capire meglio il contesto, è bene ricordare che l’Unione Europea aveva pagato meno di altri (come Uk, Usa o Israele) per i primi ordini di vaccini.

“Ci sembra evidente – conclude Donvito – che le aziende (Pfizer come le altre, in testa) hanno a cuore prima di tutto il capitale dei propri azionisti. E che “l’appetito vien mangiando”. La salvezza dell’umanità? In fondo a destra. Aspettiamo le conseguenti iniziative dell’Ue, in ritardo visto che questo appetito era noto da marzo, oltre che insito nel nostro sistema economico capitalistico”.