Fake news, editori impuri, ingerenze politiche: che cosa minaccia la credibilità del giornalismo italiano? Ieri ne hanno discusso Marco Travaglio, Mario Calabresi, Enrico Mentana, Giuliano Ferrara e Luciana Castellina intervenendo a un dibattito organizzato dal direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais nel teatro Sala Umberto di Roma. “Nel 2012 tutti i giornali si schierarono dalla parte di Mario Monti quando disse ?no’ alle olimpiadi di Roma – la posizione di Travaglio – mentre 5 anni dopo gli stessi quotidiani lanciarono una campagna contro la scelta di Virginia Raggi”.
Per comprendere il problema, dice Travaglio, basta guardare chi è proprietario dei gruppi editoriali in Italia: “È gente che nella vita si occupa di cliniche private, politica, automobili, e poi con l’ultimo dito della mano sinistra fa anche l’editore, in totale conflitto di interessi”. Una situazione in cui, secondo Giuliano Ferrara, non si devono idealizzare i giornalisti: “Sono dipendenti degli editori, è assurdo pretendere terzietà. Fanno inevitabilmente politica e non ci trovo niente di male”. Parere ben diverso da quello di Enrico Mentana: “Il dovere del giornalista è informare, non formare. Non è vero che non si possa essere neutrali”. E se Luciana Castellina preferisce “i giornali che dicono chiaramente da che parte stanno, piuttosto che mascherarsi da neutrali”, Flores d’Arcais ha ricordato come gli stessi quotidiani che criticavano le leggi vergogna di Berlusconi non abbiano battuto ciglio mentre Renzi, negli ultimi anni, completava l’opera “con riforme ancora peggiori”. “Non mancano giornalisti liberi – sostiene Calabresi – il problema sono le continue minacce della malavita e le querele intimidatorie e temerarie che arrivano dai potenti, con il solo obiettivo di zittire le voci pericolose”.
di Lorenzo Giarelli, da Il Fatto Quotidiano