I vicentini Derozer contro lo “smart working” delle rockstar: «Fate 3 concerti l’anno, che c… volete?»

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Il cantante della storica band punk hardcore di Vicenza Derozer, Seby, ha voluto lanciare un messaggio, in questi giorni di appelli, decreti, e messaggi sul coronavirus, a quelle rockstar italiche, che hanno invitato le persone a stare a casa, spiegando che anche loro praticheranno lo “smart working”, o, come preferisce l’Accademia della Crusca, il lavoro agile, cioè il telelavoro, o lavoro da casa. In principio furono iniziative singole, quelle di Jovanotti, Tiziano Ferro, Vasco Brondi, Francesco Gabbani. Poi sono arrivate Rockol, All Music Italia e Friends and partners ed è nato una sorta di festival social, su Facebook e Instagram, con date in cartellone di Piero Pelù, Modà, Nek, Paola Turci, Alberto Urso, Gianna Nannini, Gigi D’Alessio, Enrico Nigiotti, Marco Masini.

«Voi non sapete un cazzo di com’è la vita per strada, voi vivete sempre in casa, nei vostri castelletti dorati, nella vostra bolla – spiega senza mezzi termini il cantante dei Derozer – quello che succede per strada lo sappiamo noi. E lasciate che siamo noi a gestire questa situazione. Voi continuate a fare quello che sapete fare bene, a scrivere le vostre canzonette, e a non romperci i coglioni. Noi siamo cittadini bravi e seguiremo assolutamente quello che dice il ministero, ce ne staremo a casa, staremo distanti un metro, faremo una fatica bestiale ad uscire da questa merda, perché per noi è difficile, voi continuerete a fare i cazzi vostri. È difficile per il piccolo musicista che deve fare duecento date per campare, non per voi, a voi non ve ne frega un cazzo. Allora fate quello che sapete fare meglio, statevene a casa come fate sempre, fate 3 concerti l’anno, che cazzo volete? Va bene ragazzi? Fate i bravi dai, continuate a scrivere amore amore, che fa rima con amore amore».

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