Ha trascorso l’intera giornata di domenica in albergo, nel cuore di Manhattan, a scrivere e limare gli interventi che terrà al Palazzo di Vetro di New York, all’assemblea generale delle Nazioni Unit, ma ieri la premier Giorgia Meloni ha lavorato anche a un dossier che, da sempre, occupa uno spazio di tutto rilievo sulla sua scrivania: l’Intelligenza artificiale, su cui dirà la sua anche in due dei discorsi che terrà all’Unga tra oggi e domani.
“Non credo che lo sviluppo dell’IA si possa o debba frenare, ma faremmo un errore enorme se non lo governassimo”, ragionava solo la settimana scorsa la presidente del Consiglio con la platea di Confindustria. Perché l’IA reca con sé “grandi opportunità”, ha sempre riconosciuto la premier, e l’Italia non può certo restare a guardare rischiando di non coglierne. E così ieri a New York Meloni ha visto tre big dell’i-tech, ovvero gli Ad di Google-Alphabet, Sunder Pichai, di Motorola, Greg Brown – con lui già il secondo incontro dopo quello di una manciata di mesi fa a Roma, e di Open Ai, Sam Altman.
Mentre stasera riceverà il premio tributatole dall’Atlantic Council dalle mani di Elon Musk, mente e cuore di Tesla ma anche a capo di Xai, la startup di intelligenza artificiale dal valore di 24 miliardi di dollari. Tra loro competitor agguerriti, “ma la competizione è tra le aziende che governano, mica con l’Italia”, ragionavano fonti italiane interessate al dossier a stretto giro dagli incontri.
I tre ad, nei faccia a faccia con Meloni, hanno ragionato su rischi e potenzialità di investimento in Italia, mostrando interesse nell’opportunità di puntare sul nostro Paese, viene assicurato dalle stesse fonti. Non si sarebbe parlato di eventuali partnership pubblico-privato, ma sarebbe stato manifestato l’interesse per il mercato italiano. Con un occhio attento alle startup presenti e nascenti, all’opportunità di collaborare con le università italiane a cui sia Pichai, che Brown e Altman avrebbero riconosciuto l’alto livello di formazione, soprattutto ingegneristica. Anche per questo, si sarebbero detti disposti a trasmettere il loro know how alle imprese italiane.
“Tutto ciò che riguarda la IA interessa il nostro Paese”, spiegavano fonti italiane dopo gli incontri, mettendo sullo stesso piano gli interlocutori della premier e non escludendo ipotesi di investimenti anche da parte di Musk, “così come le abbiamo con Google, del resto”. Declassate anche le polemiche per la scelta dell’uomo di Tesla a tributarle questa sera l’onorificenza riconosciuta in passato a personaggi del calibro di Shimon Peres, Henry Kissinger, Mario Draghi, Volodymir Zelensky, Christine Lagarde.
La scelta di Musk “risale a mesi e mesi fa, circa un anno”, dunque ben prima della polemica innescata dal tweet choc contro Joe Biden e Kamala Harris, poi cancellato, subito dopo l’agguato a Donald Trump. Tra Meloni e il numero uno di X “c’è un rapporto personale, di stima reciproca, collaborazione e cooperazione”, puntellato anche da potenziali opportunità di sviluppo in Italia. Inclusa Starlink, la costellazione di satelliti di SpaceX, per l’accesso a internet satellitare in banda larga a bassa latenza. Al momento “solo un’ipotesi: non c’è nulla di firmato, nulla di concreto…”, si affrettano a precisare le stesse fonti.
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