L’identità di un popolo si identifica in una area individuata come Patria, come appartenenza a un destino comune?
Vediamo il caso della Crimea rivendicata come “appartenente” al popolo russo e che non può che essere inglobata nella Federazione russa. E’ sempre stata russa, si afferma.
Ma è proprio così? Vediamo.
La Crimea per la sua collocazione è considerata zona di transito e rifugio. Fu occupata dai Cimmeri (primo secolo a.C), poi da Sciti e Tauri nel settimo secolo, successivamente arrivarono i Sarmati, i Goti, gli Unni e gli Alani. La occuparono anche greci, romani, bizantini, mongoli, turchi e tatari. Nel 1783, fu annessa alla Russia imperiale.
Ogni popolo che si è succeduto ha lasciato un’impronta identitaria che può essersi persa o indebolita da operazioni di sostituzione etnica come, ad esempio, quella effettuata da Stalin che deportò la popolazione tatara, stabilita in Crimea, sostituendola con quella russa. Nella ripartizione territoriale sovietica del 1954, la Crimea su assegnata all’Ucraina. Fatti più recenti sono noti: nel 2014 la Russia ha occupato la Crimea e dopo un referendum, non riconosciuto dalle organizzazioni internazionali, è stata annessa alla Federazione russa. Dunque, la Crimea fa parte della Russia perché abitata da russi, come rivendica il presidente russo Vladimir Putin? Ma allo stesso modo i Sudeti fanno parte della Germania perché abitata da popolazione tedesca! E’ la tesi di Hitler.
Ogni Paese del Mondo ha minoranze etniche o linguistiche il che non giustifica operazioni predatorie degli Stati vicini. Sono le regole che determinano lo status di una nazione e quelle sulla integrità territoriale dell’Ucraina sono state sottoscritte più volte dalla stessa Russia.
La strategia putiniana appartiene al retroterra culturale e ideologico che supporta ambizioni nazionaliste e imperialiste. La Storia insegna che il nazionalismo conduce alla guerra. Così è oggi in Ucraina.
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Fonte: Identità: il caso Crimea