Ignoranza e inadeguatezza: la speranza per l’Italia è nella partecipazione

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Italia, leader per ignoranza
Italia, leader per ignoranza

Che Matteo Salvini sia un grande e furbo catalizzatore di voti è indubbio, che la sua arma migliore sia l’ignoranza della gente in pochi lo dicono (e quello italiano, tra l’altro, sarebbe il popolo più ignorante in Europa e il 12° nel mondo). Chi si sentisse offeso da questa asserzione sappia solo, non ignori cioè, che l’ignoranza non ha a che vedere direttamente con l’intelligenza ma col farsi un’opinione e prendere decisioni sulla base di informazioni pilotate o che non conosce, che gli nascondono la verità.

Facciamo un paio di esempi, solo due per non annoiarvi, recenti per non andare indietro nel tempo.

1 – Salvini dice che lui farà contenti i pentastellati votando il taglio di 345 parlamentari e che poi si andrà subito al voto. Bene, ma pochi spiegano che, se si va subito al voto, il taglio varrà fra 5 anni perché per rendere operativa la riforma costituzionale occorrerà un referendum e tutta una serie di modifiche delle procedure elettorali che richiedono almeno un anno. Molti, quelli che ignorano cioè, pensano quindi che Di Maio sia un traditore perché non accetta la mano tesa dell’ex vice premier che, invece, ha teso un tranello non al collega M5S ma agli elettori. Chiaro? Non abbastanza?

2 – Salvini viene invitato dalla presidente del Senato, Casellati, di certo non ostile alla sua parte politica, a replicare alla “requisitoria” di Giuseppe Conte di martedì scorso dai banchi del suo gruppo e non da quelli del governo perché non gli compete una replica da ministro ma da politico. E una giornalista, Rai per giunta o tanto per cambiare, commenta in più collegamenti (non repliche di un primo errore ma diversi collegamenti) che Salvini ha voluto parlare dagli anni accanto a Calderoli & c. per simboleggiare il suo distacco del governo. Falso ma in quanti se ne sono accorti e quanti altri sono stati indotti a ignorare la verità?

Ma all’ignoranza usata, non solo da Salvini bisogna dirlo ma lui in questo è il n. 1,  come forza elettorale a peggiorare la situazione si aggiunge – lo dicono molti commentatori di varia estrazione politica anche se magari associandola solo alla parte non gradita – l’inadeguatezza, sia pure in forme e modalità diverse, dei nostri politici per una responsabilità così grande come quella di gestire una nazione.

Facciamo esempi sulle prime retroguardie dei vari partiti, come Fontana, Toninelli, Fedeli, Santanchè, Malan… per non parlare delle linee successive e dei pretoriani? No, vogliamo essere sintetici perché sarebbero troppi gli inadeguati visto anche che oggi i parlamentari non propongono più provvedimenti che solo per essere preparati richiederebbero studi e approfondimenti.

Oggi deputati e senatori si limitano a pigiare i pulsanti dei sì e dei no a leggi che calano dall’alto mentre una volta i nostri “rappresentanti” erano capaci di elaborare proposte e di entrare in dialettica non solo con gli avversari ma anche all’interno delle proprie formazioni perché arrivavano in Parlamento solo dopo lunghi e graduali tirocini, oggi sostituiti dagli inchini ai leader del momento e da leggi elettorali che generano liste elettorali che sono come le liste della spesa di chi va al supermercato per acquisti già programmati con un occhio alle promozioni, agli sconti e ai saldi.

Ma se l’ignoranza scientifica in cui si vogliono tenere i cittadini elettori (e non solo quelli di una parte anche se le sensibilità sono ancora un po’ diverse tanto che si accusa ancora la “sinistra” di essere “saputella” quasi che l’ignoranza fosse un merito) e l’inadeguatezza endemica dei nostri eletti sono due dei mali fondamentali che stanno avvilendo la politica nazionale e non solo, rimane, deve rimanere una speranza: la partecipazione.

Quella che molti commentatori chiamano (per ignoranza o inadeguatezza alla gravità del momento?) “la crisi più pazza del mondo” (è più pazzo che non vadano più d’accordo Lega e M5S, diversi come l’acqua e il fuoco, o che si fossero messi d’accordo con un contratto… all’italiana?) ha avuto un grande merito: far riaccendere la partecipazione politica di un popolo che da anni preferiva le foto di Maria Elena Boschi in bikini alle narrazioni delle trame del sistema politico finanziario ai danni dei risparmiatori anche della “sua” Banca Etruria o quelle delle fidanzate e fidanzatine di Salvini e Di Maio all’analisi di quello che facessero per l’Italia i loro compagni una volta lontani dai talami mediatici.

Bastino, anche qui per semplicità, pochi dati: dopo i 14 milioni di italiani che hanno visto e ascoltato in diretta sulle varie reti il discorso di Giuseppe Conte rimanendo in buona parte a seguire anche gli altri interventi per ore e ore oltre alle trasmissioni di commento serali, continua ad essere molto seguita l’informazione che in queste ore sta raccontando le varie fasi della crisi politica in atto.

Per le dirette dal Quirinale, dove da ieri sono in corso le consultazioni del Presidente della Repubblica Mattarella, il Tg1 delle 20 del 21 agosto ha raccoltoi 3.385.000 spettatori e il 21.4% di share; il Tg5 delle 20, 2.908.000 spettatori e il 18% di share; il TgLa7, 1.248.000 spettatori e il 7.7% di share…

I tanti che hanno fatto la prima scelta importante, quella di formarsi direttamente, ci fanno sperare che, gradualmente, sceglieranno come vogliono, è la democrazia, ma non più da ignoranti i più adeguati a gestire l’Italia.

Ci vorrà tempo per invertire le tendenze dei meccanismi decisionali, ma questo è un primo, grande passo.

Perché per scegliere democraticamente il presupposto è la partecipazione.