Ikram Nazih rilasciata in Marocco per blasfemia e bestemmie, ma in Italia? Donvito presidente di Aduc: quando ci ‘leveremo il velo’ dell’italico reato?

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Ikram Nazih – afferma Vincenzo Donvito presidente di Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) in una nota che pubblichiamo di seguito – è una donna italo/marocchina che, dopo che a giugno era stata incarcerata in Marocco per il reato di blasfemia, oggi, grazie anche all’interessamento diplomatico dell’Italia, è stata rilasciata (1).

La reazione media è quella di disgusto verso la legislazione di Paesi che contemplano questo tipo di reato, e in alcuni si può anche essere mandati a morte. Tutti Paesi con cui – giustamente – l’Italia ha stretti rapporti diplomatici, politici ed economici e, nel caso del Marocco, anche un occhio particolare per il suo possibile ingresso nell’Unione europea.

Una vicenda che, in un periodo in cui è alta l’attenzione per temi del genere grazie a quanto accade in Afghanistan, è buona occasione per capire se anche noi “abbiamo le carte in regola” per indignarci verso Paesi teocratici.

No, “le carte in regola” non le abbiamo.

Lasciando perdere per decenza cosa erano le nostre leggi prima del 1999 (solo 22 anni fa), oggi la bestemmia (versione edulcorata della blasfemia) è disciplinata, in seguito a sentenza della Corte Costituzionale (440/1995), dall’art.57 del Dl 507/1999: “Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità è punito con la sanzione amministrativa da lire centomila a seicentomila” (oggi convertite in euro).

Per capire: è una tutela giuridica di “Divinità” indimostrabili e dei convincimenti personali di qualcuno, contro chiunque, anche ateo (2) , indipendentemente dalle intenzioni, se bestemmia in luogo pubblico (almeno due persone – 3) nominando una “Divinità” (quindi non santi e madonne).

Appare evidente che la permanenza della bestemmia nel Codice penale — pur se illecito amministrativo — è espressione dell’egemonia della Chiesa Cattolica, grazie all’art. 7 della Costituzione che integra i Patti Lateranensi tra i nostri principi base (4).

Ci domandiamo: con che faccia difendiamo le Ikram Nazih del mondo? Forse sarebbe bene levare l’art.7 dalla Costituzione, ma essendo lungo e problematico il processo, nel frattempo ci accontenteremmo di “levarci il velo” del reato di bestemmia.

1 – https://www.corriere.it/cronache/21_agosto_23/ikram-nzihi-liberata-studentessa-carcere-marocco-2b7fc5f6-041f-11ec-aac8-7fb5454b9ae0.shtml

2 – è noto, comunque, che i maggiori bestemmiatori siano credenti

3 – da soli si può bestemmiare

4 – non soddisfatti della legge nazionale, a Trieste, il regolamento di Polizia urbana, art 9/h, prevede una multa per chi bestemmia in pubblico: http://www.poliziamunicipaletrieste.it/wp-content/uploads/2015/04/PoliziaUrbana2017_TestoCoordinato.pdf – fece notizia, tempo fa, un automobilista che imprecando pesantemente per una multa, se ne cuccò un’altra per la bestemmia…

Vincenzo Donvito, Aduc