E’ finita! Almeno nella sua rappresentanza parlamentare il berlusconismo è finito. E’ finito assieme al suo fedele alleato, l’antiberlusconismo, spazzati via dalle due rivoluzioni popolari: quella che li aveva preceduti, la Lega, e quella che ha segnato il loro declino, il Movimento 5 Stelle. Nella tragica notte dello spoglio, con un sistema elettorale creato per truccare il voto della gente, e un sistema di operazioni elettorali fatto per scoraggiarla a votare, il risultato diventa sempre più chiaro, almeno nel mio seggio periferico di Cà Balbi. Un chiaro monito anche a chi si illude per le prossime consultazioni amministrative a Vicenza.
Non c’è trippa per gatti! La Lega s’è ripresa il suo elettorato; e sebbene non sia ancora chiaro quale sia stato il sentimento dominante tra quelli dell’insicurezza, dello spirito conservatore, della malafede, o del desiderio di probità decisionale, la prossima volta in città si rischiano percentuali da anni novanta. Altro discorso sono i guadagni leghisti del 15% nel centro Italia e del 7% al sud, che qualificano la spontaneità, ma anche la fragilità e la labilità del voto popolare. Ma ora veniamo al M5s e ai suoi candidati. La città e la provincia saranno certamente rappresentate da qualcuno di loro. Il messaggio pentastellato è stato recepito. La gente ha votato contro un condannato in terzo grado e contro un bugiardo che non ha alcun interesse, oltre che il mero pudore, per le fortune del popolo. Sono stati puniti coloro che dopo aver governato un’intera legislatura contro gli interessi generali, si sono riciclati a due mesi delle elezioni in un’associazione di parole fittizie e stantie. Al sud, queste votazioni hanno l’aspetto di una rivolta popolare che sta cambiando la geografia politica dei potentati meridionali, ha cancellato i De Mita, i De Luca, i Pittella, etc… e si appresta a confermare il risultato in ogni amministrazione locale. Sebbene molto dipenderà dagli apparentamenti di palazzo, dalle dinamiche democratiche pronte a stemperare la crudezza del messaggio venuto dalle urne, il voto di ieri è stato chiaro: molto più della metà degli elettori, fiaccati da un decennio di crisi economica e da instabilità politica, ha richiesto più garanzie per i cittadini italiani, qualunque siano le strategie e le necessità politiche del momento. Che cosa resterà del berlusconismo? Di sicuro un sistema informativo servile attaccato alle terga del potente, un sistema capace di truccare la volontà democratica, di costruire false emergenze sociali e false riprese economiche, un sistema capace di confondere costantemente la critica dell’informazione con un attacco alla libertà di stampa. Resterà un’amministrazione pubblica gestita con le forme dell’interesse privato, uno Stato occupato dalle mafie e un sistema pervasivo di corruzione e d’impunità. Non è passata che qualche ora, e già stanno tentando di stravolgere il voto e il messaggio del popolo italiano sorto chiaro dalle urne, ma non ce la faranno. All’opposizione non ci vai, ti ci mandano, diceva De Mita, che forse ha dimenticato molte delle sue battute, e questa volta vi ci hanno mandato. Restateci.
Giuseppe Di Maio