Meloni sbarra definitivamente la Via della Seta e lo fa durante un incontro al G20 con il premier cinese Li Qiang – scrive oggi Maurizio Molinari, direttore de la Repubblica nell suo “buongiorno ai lettori –. Ci saranno ovviamente altri passi formali da compiere ma intanto le cose sono state messe in chiaro: il patto tra Italia e Cina non verrà confermato. L’importante colloquio, osserva il nostro inviato Emanuele Lauria, “avviene nel giorno in cui Meloni firma nel summit di Delhi l’intesa sul grande corridoio economico e ferroviario fra India ed Europa che passa dal Golfo, fortemente voluto dagli Stati Uniti e che sostanzialmente bypassa il gigante cinese”. Ma la presidente del consiglio tiene a precisare di non muoversi in questa direzione su pressione degli Stati Uniti.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista a Antonio Fraschilla conferma che “l’accordo con Pechino ha portato pochi affari per l’Italia” e per questo verrà superato.
A Delhi ieri c’era anche il commissario per le politiche economiche della Ue Paolo Gentiloni, bersaglio di stoccate partite da Roma nei giorni scorsi. Accusato di non aver aiutato sufficientemente l’Italia su Pnrr e Patto di stabilità. E ora anche sulla trattativa Ita. Almeno così gli ha rinfacciato il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti, anche lui in India per il summit. “Criticare l’operato di un commissario europeo non è lesa maestà”, afferma Tajani.
Ma è certo che il governo italiano si sta muovendo in tutte le direzioni possibili per recuperare i miliardi che mancano per portare a casa una manovra finanziaria sufficiente. Per ora, scrive Giuseppe Colombo, le coperture sono a metà. Però il ministro dell’Impresa Alfredo Urso promette che nel primo cdm utile verrà varato un bonus benzina per calmierare le spese aumentate del carburante.
Nel mio editoriale descrivo il momento di debolezza che sta attraversando la premier. “A quasi un anno dalla netta affermazione elettorale che le ha consegnato le redini del governo – scrivo – Giorgia Meloni si trova ad affrontare un’agenda politica tutta in salita, segnata da tre convergenti difficoltà: poche risorse economiche per sostenere la crescita, un numero di migranti in costante aumento e le resistenze ideologiche dello zoccolo duro del proprio partito, Fratelli d’Italia. Tutto ciò descrive il momento per lei più delicato da quando è arrivata a Palazzo Chigi anche perché coincide tanto con l’inizio della campagna per le Europee del 2024 che con la prima vera flessione registrata dall’esecutivo nei sondaggi”.
Nel suo commento Carlo Galli osserva che “è accidentato il cammino del governo, e di conseguenza del Paese. Lo scenario economico non è favorevole né all’interno (non sarà facile mantenere l’obiettivo della crescita dell’1%, in presenza di una recessione annunciata dai risultati insoddisfacenti del secondo trimestre) né all’esterno: la Bce ha alzato i tassi, ha cessato di acquistare i nostri titoli, e si profila un ritorno delle regole europee di finanza pubblica che potrebbero essere assai poco compiacenti, per quanti sforzi si facciano”.
Il nostro inviato Matteo Pinci si è aggirato tra le macerie di Marrakech cercando le storie di chi è morto e di chi è sopravvissuto al terremoto che ha devastato il Marocco provocando migliaia di vittime. “Alle 23 di venerdì sera – scrive – il taxi di Mubarak era nel cuore di El Malah, il quartiere ebraico della Medina, a Marrakech, con due clienti a bordo, due donne sulla cinquantina. Un boato, e la sua auto giallo sabbia era scomparsa nella polvere dei calcinacci, il portabagagli distrutto dal crollo di un intero palazzo: fosse stato un metro indietro, il terremoto che ha sconvolto il Marocco, avrebbe potuto aggiungere altre tre vittime alla sua agghiacciante contabilità”. Lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun descrive quella che è una vera e propria strage di contadini. “Sono i poveri a morire per primi. Poveri perché vivono in campagna, in case costruite con le loro mani e con materiali di fortuna, cioè con cose povere e precarie, senza pensare al rischio sismico”, è la sua riflessione.
Nella politica italiana ha provocato un piccolo sisma dentro il Pd la fuoriuscita di 31 iscritti liguri, confluiti in Azione. E ieri la segretaria Elly Schlein ha dato un altro scossone al partito commentando così: “È sempre un dispiacere quando qualcuno decide di andare via, ma forse l’indirizzo era sbagliato prima”. Apriti cielo. È montata l’ira della minoranza. E Bonaccini dal palco della Festa dell’Unità ha invitato Schlein a dare ascolto al malessere.
In un suo sondaggio Antonio Noto ha registrato il sostanziale consenso degli italiani nei confronti delle dichiarazioni di Giuliano Amato sulla tragedia di Ustica e sul coinvolgimento dei francesi.
Continua a tenere banco il tema della violenza sulle donne, che è culturale ma anche politico. “Se fossi un uomo – scrive Concita De Gregorio – mi sentirei terribilmente offeso da questa corale raccomandazione rivolta alle ragazze: state attente. Non bevete, non vestite abiti che scoprono la pelle, non accettate passaggi degli sconosciuti. Meglio ancora, non uscite la sera: state a casa. Se fossi un uomo mi sentirei trattato come un poveretto, un essere umano non in grado di attivare il raziocinio, un essere fuori controllo pericoloso per la società: un animale selvatico che agisce in base all’istinto predatorio, incapace di governarlo. Un incontinente, insomma. Ma stranamente noto che gli uomini non si sentono offesi, almeno non la maggioranza che anzi annuisce”.
A Venezia, nella prima Mostra del cinema dell’era della destra al potere, hanno vinto i migranti. Il film dell’italiano Matteo Garrone “Io capitano” (Leone d’argento per la miglior regia) e quello della polacca Agnieszka Holland “Green Border” (Gran Premio della Giuria) portano in primo piano una delle questioni chiave del nostro tempo. E del nostro continente. La giuria presieduta da Damien Chazelle ha assegnato il Leone d’oro alla storia della Frankenstein al femminile (interpretata da Emma Stone) di “Povere creature!”, del greco Yorgos Lanthimos.
Il longform di questa settimana è un viaggio sulle vette d’Europa senza ghiaccio. È un racconto puntuale di come le comunità montane stanno facendo i conti con il climate change.
Esordio deludente per Luciano Spalletti sulla panchina più importante, quella della Nazionale. Nelle qualificazioni per gli Europei 2024 l’Italia ha pareggiato 1-1 con la Macedonia del Nord. La prossima volta è obbligatorio vincere.
Maurizio Molinari, direttore de la Repubblica
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