Il cda della Fondazione Roi con Diamanti, Valmarana e i “nominati” di Zonin non ha mantenuto le promesse di chiarire il passato. Ma mentre “farfuglia” del futuro, il cda ha confermato Righetto, Sandrini e Ambrosetti?

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Pubblicato alle 22.46 del 28 marzo 2018, aggiornato alle 22.30 del 29 marzo. C’è chi si chiede quali eventi abbia messo in cantiere la Fondazione Roi dopo la sponsorizzazione con 100.000 euro del “povero” Marco Goldin e le chiacchierate pubbliche (con o senza gettoni di presenza?) di qualche tempo fa. E chi si mostra preoccupato dell’ultimo consiglio di amministrazione in cui non avrebbero ancora deciso su come modificare lo statuto della Fondazione uan volta persa la mamma, anzi la matrigna Banca Popolare di Vicenza, che per mano di Gianni Zonin e dei suoi confratelli (in Cda) defraudò la Roi per decine di milioni tra l’acquisto di azioni carta straccia e mura di immobili fatiscenti, come l’ex Cinema Corso

Oggi si accettano scommesse su chi nominerà il prossimo cda (Diocesi, Accademia Olimpica, Comune di Vicenza, una bocciofila di quartiere, un amico Marino (di) Breganze, qualcuno dei Rossi diSchio, un discendente del ramo Lombardo (di) Annalisa).

Ma nessuno si chiede o, meglio, chiede al presidente Ilvo Diamanti, al suo vice Andrea Valmarana, sindaco delle Cantine Zonin spa fino al giorno prima della sua indicazione nel cda Roi, e alla allora (come ora) sconosciuta ai più Giovanna Grossato, i tre membri del cda “incaricati” (non) da Gianni Mion (dimostrammo che questa meteora subì i nomi dalla cupola locale) di fare chiarezza sul passato di demolizione della Roi, perchè oggi sono più oscure di fine 2016 (l’anno della loro nomina) le vicende della Fondazione.

Voluta e lasciata centimilionaria dal marchese Giuseppe Roi per supportare la Pinacoteca del Chiericati e gli altri due (non di più) musei civici vicentini, l’ora non più Onlus fu poi ridotta a una camera di compensazione dei favori, piccoli e grandi, locali elargiti da Gianni Zonin, Marino Breganze e Annalisa Lombardo (gli ultimi tre designati doc dalla vecchia BPVi cioè da Zonin stesso) col consenso dei loro quattro “nominati”, monsignor Francesco Gasparini (alias un pezzo di Diocesi), Giovanna Rossi di Schio o Giovanna Vigili de Kreutzenberg Rossi di Schio (alias moglie di Alvise, braccio destro con Breganze di Zonin), l’architetto Emilio Alberti (alias un po’ di Comune e un po’ di un altro pezzo di diocesi) e il prof. Giovanni Carlo Federico Villa (alias l’indagato dalla procura di Vicenza e il censurato dall’Università di Bergamo ma soprattutto l’alias di Achille Variati e di Jacopo Bulgarini d’Elci, che per lui ha tirato fuori due/tre incarichi da direttore (scientifico, tecnico, volotario…) del Chiericati ma nessuno da direttore pro tempore dei Musei civici, l’unico che da stauto gli poteva consentire di occuapre legittimamente un posto nel Cda).

Ebbene Ilvo Diamanti, col sindaco di Zonin Valmarana, con l’olograma Grossato e con i 4 consiglieri zoniniani, intangibili e ancora intatti, non solo nulla ha chiarito e reso pubblico delle operazioni fallimentari e dei documenti dell’era di Gianni Zonin & c., salvo un incarico, mediatico visto che è senza esiti noti, a ben due studi legali di valutare la sua perseguibilità, ma non ha, da quel poco che si sa, mantenuto la promessa fatta, dietro nostra pressione, di “liberarsi appena fossero terminate le loro incombenze in corso“, disse in conferenza stampa (col video da noi registrato e pubblicato), dei tre “professionisti” che avevano accompagnato il percorso del presidente della Roi, che era in contemporanea anche presidente della BPVi.

Ebbene il revisore Alfredo Giampaolo Righetto e il commercialista Giovanni Sandrini, che si sappia (perchè non molto si sa anche della “nuova” gestione della Roi dopo quella “vecchia”), sono ancora lì dopo aver approvato e firmato anche il bilancio 2016 (dovevano andarsene subito dopo capimmo…) così come fecero, senza problemi, con tutti i bilanci precedenti a loro sottoposti dai team di Zonin, che molto li stimava tanto da nominarli a da issare Sandrini anche nel cda di Cattolica.

E rimane, che si sappia, al suo posto l’avv. Enrico Ambrosetti, un prestigioso e capace professionista (stavolta nessuna ironia ma sincera stima professionale) che finora, forse, solo con chi scrive ha avuto la “non” fortuna di dover arrivare a un’accoppiata di transazioni (non chieste da noi) dopo aver assunto, secondo noi supeficialmente e su base fiduciaria verso i suoi clienti, due incarichi, una da un’azienda pubblica che ci chiese 250.000 euro e l’ultimo dall’allora presidente della Roi, che a spese della Fondazione, ci chiese “almeno” un milione di euro.

Ma se l’avv. Enrico Ambrosetti ha completato anche lui, come Sandrini e Righetto, le incombenze inizialmente e all’atto dell’insediamento del “nuovo cda” in capo al tris di professionsti di epoca zoniniana, quando Diamanti promise un cambio di professionisti (e Ambrosetti, che si sappia, ha transato oltre che con noi anche con Barbara Ceschi a Santa Croce e con Vvox, gli altri “attaccati” dall’imprenditore del vino in pensione post donazioni), ci piacerebbe che Ilvo Diamanti e i suoi sei compagni di cordata lo comunicassero.

Anche perchè non ci parrebbe il massimo, anzi, no, ci parrebbe indecente, non per la riconosciuta professionaoità di Ambrosetti, per carità, ma per un sottostante anche se per ora solo ipotetico (visto che nessuno agisce) conflitto di interessi, avvalersi della consulenza legale dell’avvocato di Gianni Zonin, accusato da noi e dai fatti di aver demolito la Fondazione Roi (vedi “Roi. La Fondazione demolita” e tutto quanto abbiamo scritto e stiamo scrivendo dopo quel libro documento) e sotto indagine anche da parte della procura di Vicenza per aver sottratto, come da verbali da noi pubblicati, valori (scrive la GdF: quadri e avori) lasciati dal marchese alla sua Fondazione,

Quei verbali parlano di consistenti sospetti e vi si chiedono ulteriori approfondimenti per avvalorarli e allora, egregio presidente Ilvo Diamanti, esimio vice presidente Andrea Valmarana, gentilissima Giovanna Grossato ecc. ecc. liberateci da un fastidioso dubbio: comunicateci che, magari oltre a Sandrini e Righetto, anche l’avvocato di Zonin non ha più rapporti professionali con la Roi e che avete solo dimenticato di comunicare di aver assolto un impegno assunto pubblicamente!

Anche perchè pensiamo che finora vi sia costato, e non poco visto il suo livello, anzi che sia costato alle casse della Roi, già molto più magre del passato, pagare le parcelle di Enrico Ambrosetti per cause intentate dall’ex presidente della Fondazione.

E perché, oltre alle sue meritate parcelle (parliamo solo per gli altri due “minacciati” da Zonin, visto che noi abbiamo sottoscritto un vincolo di riservatezza per la nostra transazione), avete dovuto pagare denaro agli “accusati”, che con noi “accusavano” il vostro ex presidente di mala gestio.

Dulcis in fondo l’ultima domanda: al nuovo legale chiederete di farsi rimborsare parcelle e transazioni dall’incauto Zonin e, soprattutto, gli affiderete anche i bilanci dettagliati, ove esistenti e finora negati a chi come noi chiedeva, e gli inventari ignoti, per quanto a noi… noto, anche alla Guardia di Finanza, dei beni lasciati dal marchese alla Fondazione, sua e dei vicentini, perchè “chiarezza” e, se serve, “giustizia” siano fatte?!

Altrimenti che vi siete fatti nominare a fare?
Per l’ennesima presa in giro di Vicenza e dei vicentini.

P.S. Offriamo il petto a nuove denunce, magari di Ambrosetti per conto di Zonin o di chi altro possa pagare parcelle, se oltre alle promesse mancate, è svanita ogni memoria della parola “etica”.

Perchè dopo la demolizione della Roi e dopo la Vicenza sbancata c’è ancora un residuo ma grande capitale da difendere di questa città: la dignità dei suoi cittadini, tra cui, pur se arrivati tardi, anche noi, che, giunti da fuori, amiamo questa terra e, forse, abbiamo avuto, più che il coraggio, la fortuna di non avere gli occhi bendati da decenni di silenzi imposti.

Da politici e padroni e, soprattutto, dai padroni dei politici.