Il ciclone Kenneth ha trasformato il Paese in una discarica

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Distruzione, disagi, ma per fortuna le vittime sono state limitate. È questo il bilancio del ciclone Kenneth che ha sconvolto il nord del Mozambico la scorsa settimana facendo una quarantina di morti. “Le piogge e le raffiche di vento a 280 km/h hanno trasformato il paesaggio in una discarica” racconta a Fides suor Sandra Vileila Euleuterio, una religiosa della comunità delle suore San Giuseppe di Chambery. “Alberi abbattuti, rifiuti in ogni posto, le buche sulle strade, già grandi, si sono allargate. Tutto è così brutto, così sporco. È una grande tristezza vedere queste persone camminano da una parte all’altra della città, bagnate, cercando di vendere i loro prodotti per poter sopravvivere. È uno spettacolo che colpisce il cuore”.
La pioggia e il vento sono diminuiti, ma colpiscono ancora la regione. Sono una coda del ciclone che è passato. Le suore hanno accolto nei loro locali alcune famiglie che hanno subito maggiormente gli effetti della tempesta. Alcune di esse hanno perso la casa. “Passata la furia dell’uragano – continua la religiosa – alcune famiglie sono già tornate nei loro quartieri, altre sono a casa di parenti. Sono state formate alcune squadre di supporto per la raccolta e la distribuzione di cibo, ma anche per avere statistiche certa sulle realtà delle parrocchie e delle comunità”.
Anche le parrocchie stanno tornando al normale funzionamento. I sacerdoti hanno iniziato nuovamente a celebrare le messe pubbliche (compresi alcuni funerali). La prossima settimana saranno organizzate celebrazioni ecumeniche. “Dal Brasile e dall’Europa sono arrivate donazioni. Non è semplice lavorare in partnership con il governo. Lo Stato mozambicano è povero, ha poche risorse e non ha nulla da offrire. Tutto passerà attraverso la collaborazione tra Maputo e la Caritas. Vedremo come si potrà operare sul campo”.
Intanto si sta formando un terzo ciclone. Per il momento è lontano dal Mozambico e probabilmente non colpirà il Paese. “Sono circolate voci allarmistiche – conclude la suora – ma sono false, anche perché difficilmente toccherà la costa. Le autorità hanno tenuto a evitare voci incontrollate per non causare disordini e scene di panico”.