Senza ritornare ai tempi in cui la Basilica Palladiana era la sede dell’incontro dei 400 cittadini primari che si riunivano per discutere le faccende della città, sia politiche che amministrative, e senza nemmeno rifarsi ai tempi che vedevano i signori di Vicenza salire a cavallo nel grande salone, rammentiamoci dei tempi più recenti quando vi si giocava a pallacanestro oppure si svolgevano goliardiche serate di feste e di ballo, o ancora vi si davano rappresentazioni teatrali e poi anche mostre, rassegne di ogni genere. Infine gli “eventi”.
La Basilica Palladiana, ha sempre avuto, e lo avrà in futuro, un ruolo importantissimo nella vita cittadina. A volte non del tutto compatibile con la sua natura di grande monumento di architettura, e proprio qui sta il momento di confronto tra un modo di utilizzarla con il massimo rispetto della sua straordinarietà, piuttosto che un modo meno attento alla sua bellezza come più volte è accaduto.
Mi imbarazza un poco utilizzare un mio precedente testo relativo a questo argomento, ma è proprio la chiave di volta del sistema Basilica. Scrivevo nell’agosto del 2017 (Il Giornale di Vicenza): «Se si vuole parlare di uso innovativo della basilica Palladiana mi permetto di ricordare la Mostra “Palladio”. Necessita fare un bel passo indietro e rammentare l’allestimento del 1973:.. “Naturalmente una struttura siffatta di mostra, la cui realizzazione spetta alla solerzia ed alla intelligenza di Renato Cevese, segretario del Centro vicentino (CISA ndr), doveva avere la sua forza dimostrativa, la sua efficacia didattica, nella metodologia dell’allestimento. La messa in scena della mostra è stata affidata a Franco Albini, uno dei maggiori architetti del nostro tempo, che ha, tra l’altro al suo attivo l’allestimento di musei e di mostre…“. A scrivere queste righe è stato Rodolfo Pallucchini presidente del Comitato Scientifico. Una mostra e, quindi, anche il suo allestimento perfettamente rispettoso della straordinarietà della Basilica, che ha visto un Comitato Scientifico che includeva, tra altre personalità il Prof. Arc.to Bruno Zevi, il Prof. Erik Forssman e, guarda caso il Prof. Renato Cevese. Quell’allestimento, purtroppo un esempio che ebbe poco seguito, fu un autentico momento innovativo.”
Ora leggo quanto dichiara il sindaco Francesco Rucco e cioè che il CISA svolgerà un ruolo fondamentale nella gestione dei siti palladiani e quindi, in primis, della Basilica. Che poi si tratti di mostre di architettura moderna, oppure di altra natura, dalle mostre di pittura, scultura a quelle che possono illustrare le eccellenze della nostra realtà territoriale, personalmente ritengo di cogliere un messaggio importante e tranquillizzante, proprio perché indicando nel CISA il soggetto centrale garantisce che la lezione del 1973 di stile e correttezza, di responsabilità verso la Basilica non è stata dimenticata.
Il CISA possiede tutto ciò che necessita per garantire questo rispetto indispensabile e irrinunciabile all’utilizzo del grande salone carenato. Così come può garantire che una mostra non è costruita attorno a uno slogan ma è frutto di uno studio attento e scientificamente corretto e che essa non ne è che la rappresentazione finale. Sul festival prospettato (“A Vicenza ci sarà il festival dell’architettura moderna e del palladianesimo“) credo sia utile attendere di conoscere almeno una traccia dello schema operativo prima di esprimere un parere, ma fin d’ora è possibile ritenerla una ipotesi interessante che non preclude l’utilizzo per altre iniziative della Basilica. Servono, quindi, analisi dettagliate, ipotesi da trasformare in linee operative, certamente mezzi e strumenti adeguati, scelte oculate e personalità in grado di trasformare un “evento” in un mezzo di crescita culturale autentico.