Domenica 22 marzo, 8 giorno di quarantena per il Coronavirus. C’era tutta la Spagna di fronte alla tv, domenica 22, ad ascoltare il discorso del premier Pedro Sanchez che annunciava il prolungamento della quarantena fino al 12 aprile. Un provvedimento, considerando l’escalation dei casi di coronavirus a Madrid, Barcellona, Malaga ma anche in Galizia e altre province, che era nell’aria. “C’è chi sta peggio di noi – ha detto Sanchez facendo chiaramente intendere l’Italia anche se ora non pare così – e noi dobbiamo affrontare questa emergenza sanitaria con rigore”.
A otto giorni dal via della quarantena, la Spagna è pressoché militarizzata. Qui a Conil de la Frontera (Andalusia) da un paio di giorni si vedono anche girare gli uomini dell’esercito, con tanto di manganello sfollagente e pistola. Allarmante. Sul Paseo Maritimo, il lungomare di Conil, stazionano più auto della Guardia Civil. Basta essere a vista e ti bloccano. Ieri mi hanno “redarguito” mentre portavo il sacchetto delle immondizie al cassonetto. Mi hanno chiesto con tono brusco dove soggiornavo e mi hanno fatto intendere che la prossima volta dovrò andare in quell’altro cassonetto perché, secondo loro, è più vicino a dove abito. Insomma, avrei avuto la colpa di fare 200 metri in più, e questo non è concesso. Un rigore, quello delle forze dell’ordine, esasperante. Assurdo, mah?
Marina, un’amica italiana che sta a Vejer, un pueblo blanco a pochi chilometri da dove soggiorno io, mi ha raccontato che nel quarto d’ora d’aria per far sgambettare la sua cagnolina ha incrociato ben tre pattuglie e che l’ultima l’ha invitata a tornarsene subito a casa. Va bene il rispetto delle regole, va bene una forma di disciplina collettiva, ma qui in Spagna c’è un rigore che puzza d’altri tempi.
Anche il mio vicino di casa, un commercialista originario di Cadice, mi ha avvertito che qui la Guardia Civil non fa sconti, neanche al forestiero, neanche a chi è nuovo del posto. La temono anche gli spagnoli. Juan, il titolare della bottega di pescheria dove vado a prendere il pescado fresco, già alcuni giorni fa mi aveva avvertito di far attenzione agli agenti della Guardia Civil. Mi ha suggerito di uscire con una lista della spesa scritta e il documento che certifica la via dove soggiorno. Ho preso alla lettera i suoi consigli.
È curiosa questa Spagna: passa dalla movida più esaltante al rigore più assoluto. Come cambia in fretta il nostro vivere, il nostro destino, la nostra libertà. Ne sa qualcosa anche il mio amico Gianni, bloccato sempre per il Coronavirus tra i canyon del Camino del Rey. Deve tornare in Italia, vuole tornare a Vicenza. Ma con l’allungamento della quarantena non sa ancora come può, e se può, arrivare a Barcellona per imbarcarsi. Ma nel suo ultimo sms mi ha scritto che sta bene e che in fondo è anche fortunato: “Soggiorno in un B&B gestito da un italiano. Un siciliano simpatico che cucina a meraviglia. Cosa c’è oggi per piatto? Una succulenta caponata”. Come non invidiarlo?
Alla prossima puntata, qui tutte
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L’articolo Il “Coronavirus andaluso” del vicentino Mascarin: a Madrid forze dell’ordine a cavallo, lungo le coste dell’Atlantico con il quod proviene da L’altra Vicenza.