Ecco l’antefatto del primo decesso per Coronavirus Covid 19 a Vicenza nel rispetto della… legge: alle 12 circa ci arriva una mail dal tribunale in cui leggiamo: “Buongiorno Dr. Coviello, le comunico che dal 27.2.2020 al 5.3.2020 le udienze BPVI si terranno a porte chiuse, sul sito del Tribunale di Vicenza troverà il provvedimento“.
Il provvedimento subito cercato sarà disponibile solo più tardi ma attiviamo subito un contatto mail con la presidente e le giudici del collegio giudicante del processo BPVi per conoscere il motivo delle porte chiuse, che escluderebbe la stampa dall’aula in cui inizieranno proprio domani, 27 febbraio, le più che attese testimonianze degli imputati (qui le date), tutti meno Zonin che non parlerà.
Ci riferiamo, quindi, nello scambio di mail prima al provvedimento generale del presidente del Tribunale dr. Alberto Rizzo e, poi, a quello specifico, finalmente pubblicato, a firma della dr.ssa Deborah De Stefano, in cui la presidente dispone di non fermare il processo BPVi rigettando la richiesta congiunta dei difensori degli imputati di “disporre un rinvio de plano delle udienze calendarizzate fino al 5 marzo 2020” a causa della previsione di un “elevato numero di persone interessate (pubblico, organi di stampa e parti processuali), tale da pregiudicare le condizioni di sicurezza connesse all’emergenza epidemiologica in corso…“.
Tutto bene, anzi no, perché il collegio precisa gli ammessi alle udienze dal 27 febbraio al 5 marzo (testimonieranno il 27 e 28 febbraio e poi il 3 e 5 marzo in sequenza Giuseppe Zigliotto, Andrea Piazzetta, Massimiliano Pellegrini e Paolo Marin mentre Emanuele Giustini per ora è escluso dalla quarantena delle porte chiuse visto che deporrà il 12 marzo), contingenta le parti civili fino al massimo di 15 legali (di fatto mai visti in aula dopo le ricche e remunerate costituzioni come parti civili dei soci azzerati) ed esclude dall’aula “tirocinanti, praticanti e collaboratori di studio...”.
Ma neanche viene nominata la stampa a cui, pure facevano cenno nell’istanza di rinvio i difensori degli imputati oltre che, da sempre, il diritto/dovere della libera informazione, molto astratto, e bistrattato, in Italia!
Solleviamo, quindi, al collegio con cortese fermezza il problema per noi e per i colleghi, tanto più che VicenzaPiu.com è autorizzata a riprendere e pubblicare in video le udienze, cosa che fa sempre e a proprie spese, e in subordine “chiediamo di poter posizionare ed attivare ad ogni inizio testimonianza la telecamera… e, avuto o meno l’assenso dell’interessato per indirizzarla in maniera adeguata, uscire dall’aula per farvi rientro per ogni nuova fase“.
Ai successivi dinieghi, che di sicuro applicano la norma ma che lasciamo a voi valutare quanto a sensibilità verso quanti, oltre 117.000 soci azzerati della BPVi, mai sapranno, senza filtri di parte, cosa realmente risponderanno almeno quattro dei sei imputati, evidenziamo al collegio “come poter fornire questo servizio sarebbe utile anche ai colleghi eventualmente non ammessi a cui daremmo accesso alle video riprese con priorità per i loro servizi“.
In assenza di un minimo esito positivo, dopo aver fatto notare che la risposta (negativa, ndr) è “di sicuro formalmente ineccepibile ma ostativa al diritto costituzionale all’informazione” (non ci pare minacciato quello alla salute anche a ore di distanza e opinioni del prof. Burioni a parte) insistiamo con la presidente che “venga esaminata la richiesta in subordine tanto più che,se rischio c’è, questo non può essere scientificamente associato alla presenza per pochi minuti di una persona in più“.
All’ultimo niet ci permettiamo sconsolati, e senza più avere riscontri, di sottoporre all’attenzione della dr.ssa De Stefano che “in caso di assenza di diverse fonti, come i video, sulla stampa molto probabilmente, vista le riservatezza doverosa e apprezzata dei magistrati giudicanti e di quelli della Procura usciranno versioni facilmente collegabili ai loquaci difensori e ad alcune parti civili non ammesse, però, per uno dei tre reati in esame“
Duri? Noi no, ma il Tribunale, secondo noi, sì con i giornalisti.
Perché per udienze a porte chiuse disposte per motivi di sicurezza sanitaria e non per la tutela della privacy e del decoro il Tribunale non reputa pericolosi, verso se stessi e i terzi presenti, circa quaranta ammessi (oltre a 8 tra giudici, cancellieri, pm e personale ausiliario, i 6 imputati, i relativi difensori, spesso attivi in coppie, gli avvocati di Bce, Banca d’Italia e Consob, i 15 legali di parte civile), ma, “burocraticamente” reputa “portatori” di rischi i da sempre pochi giornalisti che avrebbero lavorato per i 117.000 soci a cui, ancora prima che ai giudici, gli imputati dovrebbero rispondere.
Anzi, peggio ancora, nell’ordinanza il collegio si ricorda di “tirocinanti, praticanti e collaboratori di studio...” ma neanche menziona la stampa, evidentemente la prima defunta ora per Coronavirus a Vicenza dopo una lunga agonia che, durante gli anni precedenti l’annunciato flop la vide muta insieme a gran parte della comunità locale, inclusi settori di quella togata.
Così muta che, lo diciamo con amarezza e a parziale, anche se non convinta, giustificazione del collegio, il Tribunale neanche la prende in considerazione, ma la “spegne”.
P.S. Il 28 febbraio chi vi scrive non potrà accendere e spegnere per pochi minuti la telecamera dei 117.000 soci azzerati della BPVi, ma, speriamo, potrà essere presente all’udienza in cui col suo avvocato per questo caso, Marco Ellero, cercherà di opporsi alla richiesta di archiviazione da parte del pm della querela contro Elena Donazzan altrimenti libera di apostrofare un giornalista con gli epiteti pubblici di “nullatenente” (quasi fosse un reato non essere ricco o benestante) e di “pluricondannato” (senza specificare per quali terribili reati), lei che pure condannata lo è ora stata civilmente ex art. 96: lite temeraria aggravata.
Contro chi vuole informare i lettori senza lacci e censure.