“Il costo della transizione ecologica”: è possibile catturare tutta l’anidride carbonica del mondo? Sì, ma costa ancora molto

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CCS: tecnica per catturare anidride carbonica e stoccarla sottoterra
CCS: tecnica per catturare anidride carbonica e stoccarla sottoterra

Nell’articolo di apertura di questa rubrica si riportava un numero che racchiude tutti i nostri mali, o come minimo quelli che sono tali per chi ha a cuore la transizione ecologica: 51 miliardi. Questo dato rappresenta le tonnellate di anidride carbonica emesse ogni anno dalle attività umane presenti sulla faccia della Terra. Essendo la CO2 il gas serra che più incide sul riscaldamento globale (per oltre il 70%), poterlo catturare e imprigionare da qualche parte – e toglierlo dall’atmosfera – è uno dei sogni di molti scienziati. È possibile farlo? Sì, ma è molto costoso (qui tutti gli articoli della rubrica).

Cattura e stoccaggio della CO2

Esistono tre modi per catturare l’anidride carbonica emessa da un impianto.

1) Si può raccogliere l’anidride carbonica dai fumi di combustione esausti e assorbirla in un solvente chimico adatto. La CO2 viene poi compressa e stoccata in appositi container.

2) Si può anche agire a priori sul combustibile – attraverso la tecnica della gassificazione – e trasformarlo in una mistura di idrogeno e CO2, dividendo i due gas riutilizzando l’idrogeno per produrre elettricità, mentre la CO2 viene stoccata.

3) Attraverso l’ossicombustione (o combustione a ossigeno) è possibile, inoltre, recuperare più facilmente l’anidride carbonica (poiché più concentrata) che deriva da una combustione avvenuta con l’utilizzo di ossigeno puro.

Una volta recuperato e stoccato il biossido di carbonio, è necessario trovare un sito di confinamento dove imprigionarlo. Il posto dove confinare la CO2 potrebbe essere un vecchio giacimento di idrocarburi ormai esaurito o una formazione porosa e permeabile, in modo che possa rimanerci anche centinaia di anni. Il pericolo, però, è rappresentato da eventuali perdite. Come è avvenuto nel 1986 con il Lago Nyos, in Camerun. Qui l’anidride carbonica era stata stoccata naturalmente, essendosi formata per la presenza del vicino vulcano inattivo Monte Oku. A seguito di un’eruzione, la sacca di biossido di carbonio è stata liberata, asfissiando circa 1700 persone. Questo evento ha messo in luce a livello internazionale i problemi legati a questa tecnica di stoccaggio del gas serra.

CCS e DAC

Nonostante questo, però, in alcuni luoghi della terra le tecnologie di Carbon Capture and Storage (CCS) sono utilizzate su scala commerciale. Come al largo delle coste della Norvegia, nel Mare del Nord. Qui la StatoilHydro ha progettato un depuratore per catturare la CO2 dal gas naturale. E, una volta separata, viene iniettata in un giacimento esausto. Un’altra tecnologia usata per catturare anidride carbonica è la Dac, acronimo di Direct Air CaptureCon la Dac si dirige un flusso d’aria verso un dispositivo che assorbe la CO2 e poi il gas viene stoccato. Questa tecnologia è molto costosa e attualmente l’unico impianto che la utilizza si trova in Svizzera.

Calcolando i progressi tecnologici dei prossimi anni si può stimare che raccogliere la CO2 attraverso la Dac potrebbe costare 100 dollari a tonnellata. Moltiplicando questi 100 dollari per i 51 miliardi di tonnellate di CO2 prodotti ogni anno, viene fuori che catturare tutta l’anidride carbonica emessa costerebbe 5.100 miliardi di dollari ogni anno. Quasi quanto il Pil del Giappone. Questa tecnica, dunque, è ancora troppo costosa per poter essere applicata a livello globale. Ma in un futuro potrebbe comunque fare la sua parte per arrivare alla neutralità carbonica auspicata dalla Cop26.

Eni UK, ad esempio, sta finanziando un progetto del consorzio HyNet per il primo sistema di cattura e stoccaggio (CCS) della CO2 nel Regno Unito. In questo caso Eni metterà a disposizione i propri giacimenti di gas al largo delle coste di Liverpool e fornirà un aiuto logistico per trasportare e stoccare l’anidride carbonica nei giacimenti. Il progetto dovrebbe essere pronto entro il 2025.