“Il costo della transizione ecologica”. Gas serra e Pil: chi ha petrolio e armi inquina di più

725
Emissioni di CO2 e aviazione militare
Emissioni di CO2 e aviazione militare

I Paesi che si sono riuniti al G20 di quest’anno – formato dalle nazioni più industrializzate – per decidere come impostare il summit sul clima della Cop26 emettono da soli l’80% dei gas inquinanti. L’aumento delle emissioni di CO2 vanno di pari passo con il reddito. Si fa quindi presto a capire chi inquina di più. (qui tutti gli articoli della nostra rubrica “Il costo della transizione ecologica”)

Potrebbe sorprendere, ma il paese più energivoro è il Qatar. Il più grande consumatore di energia è infatti anche il paese dove i cittadini sono più ricchi. La sua principale fonte di sostegno è il petrolio. Questo ha permesso ai suoi 2 milioni e mezzo di abitanti (con solo il 10% di origine locale) di arrivare a un Pil di 105mila dollari pro capite, secondo solo al Lussemburgo. Il Paese meno energivoro è invece il Sudan. Ma tra i più grandi consumatori di energia, e di conseguenza inquinanti, ci sono invece la Cina e gli Stati Uniti.

Cina vs. Stati Uniti

Sebbene la Cina sia la potenza mondiale che inquina di più, le emissioni di anidride carbonica pro capite di un cinese sono molto più basse rispetto a quelle di un americano. In media la Cina produce 10 tonnellate di CO2 all’anno a persona. Gli Stati Uniti, invece, 17. E questo spiega lo scetticismo di Pechino ad adottare misure drastiche per la salvaguardia del clima: glielo chiede chi ha inquinato fin dall’inizio della rivoluzione industriale. La Cina, infatti, nel 1990 emetteva ogni anno quasi la stessa quantità di anidride carbonica dell’Africa subsahariana, la metà di quanto inquina l’Unione europea. Poi l’exploit è arrivato negli anni 2000, doppiando gli Stati Uniti intorno al 2015.

Per quanto riguarda gli Usa, però, oltre all’industria, le fonti di inquinamento del Paese provengono anche dalle istituzioni. Secondo uno studio del 2019 condotto da ricercatori delle università di Durham e Lancaster, in Inghilterra, il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti risulta essere il più grande emettitore istituzionale di gas serra. La ricerca mette in luce che se le Forze armate statunitensi fossero un Paese, da sole arriverebbe ad essere il 47esimo Stato più inquinante del mondo. Secondo un’altra ricerca la Difesa contribuirebbe al 6% delle emissioni di tutti gli Stati Uniti. E questo senza calcolare ciò che inquinano durante le spedizioni e le guerre.

Soldi per le armi sì, per il clima no

Ma le stime in materia sono molto difficili: le Forze armate non sono tenute a comunicare informazioni alle Nazioni Unite. Furono proprio gli Stati Uniti a chiedere e ottenere di mantenere la riservatezza sul livello di emissioni dell’esercito, durante gli accordi di Kyoto, nel 1997. John Kerry, l’inviato speciale per il clima degli Stati Uniti alla Cop26, definì l’accordo «un lavoro fantastico». Con l’Accordo di Parigi, del 2015, è stata tolta questa clausola. Ma comunque la segnalazione di emissioni di CO2 rimane volontaria.

Se si calcola quanto consuma un F-35 dell’aviazione statunitense, si può avere un quadro dell’impatto ecologico che hanno questi mezzi sull’inquinamento. Per percorrere 100 km consuma circa 400 litri di carburante, che corrispondono all’emissione di 27.800 kg di CO2. L’aviazione detiene infatti la percentuale più alta di emissioni all’interno del sistema di difesa dei Paesi: si stima impatti per quasi il 60% del totale. In tutto il mondo nel 2020 sono stati spesi 2.000 miliardi di dollari per investimenti militari. I big della terra alla Cop26, però, non sono riusciti a raggiungere un accordo per assicurare 100 miliardi per la transizione ecologica dei paesi in via di sviluppo.