“Il costo della transizione ecologica”. Il mercato delle quote di emissione (ETS) dopo la Cop26 e i suoi effetti

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Mercato delle quote di emissione europeo
Mercato delle quote di emissione europeo

L’European Trading Scheme, il meccanismo di vendita delle quote di gas serra emessi dalle aziende più inquinanti nell’Unione europea, sta vedendo salire alle stelle i suoi prezzi. Ne avevamo già parlato in uno dei primi articoli della rubrica. Il prezzo delle quote di emissione è infatti una delle ragioni per cui l’energia sta costando sempre più cara. Con la fine del summit della Cop26 i prezzi sono saliti ancora di più (qui tutti gli articoli della rubrica).

Come sta funzionando l’Ets

L’attuale mercato delle quote di emissioni inquinanti, in Europa, riguarda alcuni settori. I principali, e i più energivori, sono quelli dell’energia, cemento, acciaio, alluminio, aviazione, vetro e chimica. L’Ets è entrato a regime nel 2013 quando, dopo una fase sperimentale in cui le quote di emissione venivano distribuite gratuitamente, sono iniziate le aste. Il tetto per il 2013 era di 2.084.301.856 di tonnellate di anidride carbonica. Poi ogni anno dal mercato sono state tolte circa 38 milioni di tonnellate fino al 2020. Circa l’1,74% ogni anno, portando di conseguenza a un progressivo aumento del prezzo dell’anidride carbonica. Dal primo gennaio del 2021, poi, l’Ets è entrato in una nuova fase. Da quest’anno il totale delle quote diminuirà del 2,2% ogni anno.

Secondo l’ultimo rapporto del terzo trimestre 2021 di GSE Spa, l’Italia ha messo sul mercato 11 milioni e 845mila quote, con proventi che ammontano a oltre 670 milioni di euro, attestandosi ai primi posti tra i Paesi europei che vendono di più. Almeno la metà di questi proventi dovrà essere devoluto a progetti che combattano il cambiamento climatico.

In tutto, il ricavo per gli Stati membri è stato di 8,3 miliardi di euro, registrando un 48% in più rispetto allo stesso periodo del 2020. Questo è spiegato dall’aumento del prezzo delle quote. Nel terzo trimestre si è attestato a una media di 56,7 euro, il doppio rispetto all’anno scorso. Ma non è stato il prezzo più alto raggiunto. Subito dopo la fine della Cop26 il prezzo era schizzato a 70 euro/quota. E questa è una delle cause che ha portato alla crisi energetica.

Dopo la Cop26

Paradossalmente, alcuni analisti ritengono che per avere successo e spronare le aziende ad attuare la transizione ecologica ci vorrebbero prezzi che arrivino a quasi 300 euro. Considerando le imprese coinvolte nel mercato Ets europeo, infatti, al 2019 il settore dell’energia ha registrato un calo del 14%, mentre quello industriale solo dell’1,6 per cento.

Ma il futuro del mercato Ets si è giocato proprio a Glasgow. Durante il summit è stato infatti modificato e ampliato l’impianto messo a punto negli anni Novanta dal Trattato di Kyoto e perfezionato nel 2015 dagli Accordi di Parigi. Alla Cop26 è stato infatti ripreso in mano proprio l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi. Il nuovo Ets prevede una cooperazione internazionale basata su progetti finalizzati all’abbattimento delle emissioni.

A Glasgow sono poi stati attuati due progetti già previsti dall’articolo 6 del 2015. Si tratta della creazione di un sistema internazionale e bilaterale di scambio di crediti, denominati Internationally transferred mitigation outcomes (Itmo). E un nuovo mercato internazionale dell’anidride carbonica, governato da un organismo delle Nazioni Unite, chiamato Meccanismo di sviluppo sostenibile (SDM).