Il diritto all’aborto è solo merce politica e mediatica? Il caso Toscana e non solo

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Il consiglio regionale della Toscana si accorge, grazie al dramma di una “persona famosa”, che la legge sull’aborto non funziona sul suo territorio e chiede laconicamente che sia applicata. Lo stesso consiglio ignora da mesi le denunce civiche di “persone non famose” che indicano con precisione dove e come intervenire.

Si è parlato tanto in campagna elettorale del diritto all’aborto visti i giustificati timori che la destra, che poi ha avuto il sopravvento, mettesse mano alla limitata legge che disciplina la materia. La destra, soprattutto la parte estrema (il partito FdI che è risultato essere il più votato), ha sempre rassicurato che non era nei suoi piani abolire il diritto ma di impegnarsi ché la parte della legge che a loro avviso era meno applicata (la prevenzione) fosse meglio valorizzata.

C’è un aspetto dell’attuale legge che è drammatico: la sua applicazione sul territorio che, in alcune città e regioni, vede di fatto l’impossibilità di abortire: il personale sanitario fruisce del diritto all’obiezione di coscienza in materia, e quindi le pazienti non hanno alternative al cosiddetto “turismo” dell’aborto, intasando gli ospedali in cui si può abortire e/o rivolgendosi anche in Paesi esteri.

Nella vicenda c’è un “caso Toscana” dove abortire è un problema. Soprattutto da quando in una delle città pioniere della pillola RU486, Pontedera, al diritto all’aborto si è preferito scegliere quello alla burocrazia: a coordinare il personale dell’Ausl è stata scelta una ginecologia obiettrice di coscienza. Abbiamo chiesto, anche con manifestazioni, lumi all’assessorato regionale e agli eletti in Regione, ma non abbiamo avuto risposta. Stesso metodo del ministero della Salute che, nonostante reiterate richieste non hai mai fatto circolare i dati ufficiali sull’applicazione della legge, dati raccolti e diffusi da un’iniziativa privata dell’Associazione Coscioni.

Il “caso Toscana”, è diventato grottescamente politico o politicamente grottesco proprio in questi giorni. Il consiglio regionale ha approvato all’unanimità un atto di solidarietà all’attrice Gaia Nanni che, vittima dei disservizi per abortire nella città di Firenze, aveva denunciato il sistema ed era stata oggetto di offese e atti vandalici da presunti anti-aborto. La mozione del consiglio toscano chiede anche una piena applicazione della legge sull’aborto.

Bene la mozione di solidarietà… ma abbiamo l’impressione che il diritto all’aborto, nel consiglio della Regione Toscana, venga trattato come merce politica e mediatica.
Decidere di intervenire quando una persona nota è vittima dei disservizi del proprio sistema sanitario fa fare bella figura, ma la dice lunga perché ai problemi sollevati dalla vicenda si replica con una laconica richiesta di applicazione della legge e nessun provvedimento specifico. E se aggiungiamo che questi problemi sono anche quelli di Pontedera a cui il consiglio non ha mai dato considerazione… grottesco è solo il termine più gentile per definire la situazione.

A questo punto aspettiamo che si insedi il nuovo ministro della Salute, auspicando che non si comporti in merito come il suo predecessore e che dia una sferzata di legittimità e buon senso a questo baraccone autoreferenziale e disattento del consiglio della Toscana.
Da notare che è sicuro che il prossimo ministro sarà di destra e dovrà affrontare la specifica mancanza del precedente di sinistra. Vedremo (1).

1 – sarà anche il mancato ascolto delle istanze civiche, come quelle che abbiamo sollevato per Pontedera, e la sola reazione quando si ha a che fare con persone famose… che sono causa del disinteresse degli elettori per certe amministrazioni?

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Fonte: Il diritto all’aborto è solo merce politica e mediatica? Il caso Toscana, e non solo

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