Il Festival “Vicenza in Lirica” ritorna su RAI 5 con “L’Olimpiade” di Vivaldi

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vicenza in lirica

Il Festival “Vicenza in Lirica” ritorna ancora una volta su Rai 5, dopo il successo ottenuto lo scorso 31 dicembre con la messa in onda della “Messa in do minore, K427” di Mozart.

Questa volta ad essere protagonista dell’emittente sarà l’opera “L’Olimpiade” di Antonio Vivaldi registrata in un periodo storico non facile per il mondo intero. La produzione vivaldiana è già stata trasmessa sull’emittente Rai diverse volte e ritorna in onda il 10 gennaio alle ore 10: “Per noi di ‘Concetto Armonico’ è importante ritornare su Rai 5 con questo progetto registrato nel 2020 durante i mesi più tragici della pandemia, nel momento in cui quasi tutti i teatri erano chiusi” afferma Andrea Castello, direttore artistico del Festival “Vicenza in lirica” che continua: “Siamo resistiti nonostante potessimo avere in teatro solo 100 persone tra pubblico ed artisti e l’abbiamo fatto per sostenere i giovani artisti tra i più penalizzati nel mondo dell’opera”.

All’epoca le possibili decisioni erano due: quella di chiudere il Festival per un anno o quella di cercare di scegliere un’opera senza coro e che si potesse eseguire a parti reali. Il direttore artistico ha optato per la seconda dopo un’attenta valutazione con Sara Mingardo socio onorario di “Concetto Armonico”, con Barbara Frittoli consulente musicale e con il direttore dell’ensemble strumentale del Festival, Francesco Erle. Protagonisti dell’opera erano: Patrizio La Placa (Clistene), Daniela Salvo (Aristea), Francesca Lione (Argene), Sandro Rossi (Licida), Emma Alessi Innocenti (Megacle), Maddalena De Biasi (Aminta). Arricchivano la compagnia di canto gli attori Luca Rossi e Francesco Motta. La parte strumentale è stata affidata all’”Ensemble barocco del Festival”.

“L’Olimpiade” è stata portata in scena grazie al progetto di “Opera Studio” del Festival tenuto da Sara Mingardo che ne ha curato la parte vocale, Francesco Erle che ha curato la parte musicale e diretto al cembalo l’ensemble barocco, Bepi Morassi con Laura Pigozzo che ne hanno curato la mise en espace limitata negli oggetti e nelle movenze per far fronte alle disposizioni anti-Covid.

La parte dei costumi è stata affidata a Carlos Tieppo direttore dell’Atelier del Teatro La Fenice, che ha collaborato con la sartoria vicentina di Daniela Boscato; la parte del trucco è stata affidata a Beatrice Fardilha e la parte del parrucco a “GB parrucchieri”. L’illustrazione della locandina di Matteo Bianchi. A Carlo Steno Rossi è stata affidata la realizzazione della trascrizione in notazione moderna della partitura basata sul manoscritto autografo del compositore conservato presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. Sono stati apportati ulteriori tagli al manoscritto omettendo alcune arie e recitativi, decisione utile per rispettare la durata dello spettacolo dettata dalle esigenze legate al Covid-19 e per esigenze drammaturgiche.

E’ importante dare la giusta contestualizzazione al progetto, registrato all’ultimo momento con la presenza di pochissimo pubblico e con un riverbero che indubbiamente non si poteva evitare. Proprio dagli stessi giovani interpreti arrivò la proposta di registrare una delle due recite: “Mi hanno convocato dopo una settimana di prove dicendomi che sarebbero stati disponibili a lasciarmi il gettone di presenza previsto dal contratto purché provvedessi a registrare una delle due recite” afferma Andrea Castello che conclude: “Naturalmente mi sono commosso e mi sono impegnato affinché il loro desiderio venisse rispettato, fermo restando che avrebbero ricevuto ugualmente il compenso stabilito nel contratto. Abbiamo deciso di registrare un giorno prima dalla recita con microfoni panoramici e riprese dall’alto, grazie alla disponibilità di Giampiero Pozza e dei suoi colleghi che non hanno potuto assistere nemmeno ad una prova per rendersi conto di come fosse stato montato lo spettacolo.”. E’ stato fondamentale registrare l’opera che rimarrà nella storia mettendo in luce il momento terribile che anche il mondo del teatro stava vivendo, ma soprattutto la grande volontà dei giovani artisti che si sono trovati improvvisamente senza lavoro con i teatri che per loro erano chiusi. Un plauso ed un grazie a Rai 5 che continua a dare il giusto valore a questa produzione a sostegno del Teatro dal vivo e del Festival