L’occidente accusa la Cina per l’attacco contro Microsoft Exchange (ma l’Ue meno) – Gli Stati Uniti, l’Unione europea, il Regno Unito e il Canada hanno accusato la Cina di essere responsabile di aver attaccato il sistema Microsoft Exchange Server lo scorso marzo. Ma le dichiarazioni dei partner occidentali divergono sull’attribuzione dell’attacco informatico. Gli Stati Uniti hanno attribuito la responsabilità direttamente a Pechino puntando il dito contro “gli attori sostenuti dallo stato cinese”. Secondo un responsabile dell’Amministrazione Biden citato da Reuters, “il ministero della Sicurezza di stato della Repubblica popolare di Cina ha fatto ricorso a cybercriminali per condurre dei cyber attacchi ovunque nel mondo, anche per profitto personale”. Nella dichiarazione dell’Alto rappresentante, Josep Borrell, a nome dell’Ue non c’è attribuzione diretta alle autorità di Pechino. “L’Ue e i suoi stati membri ritengono che queste attività cyber malevole siano state condotte dal territorio della Cina”, si legge. Nella dichiarazione l’Ue chiede alle autorità cinesi di “non permettere che il loro territorio sia usato per attività cyber malevoli e di adottare tutte le misure appropriate e i passi ragionevolmente disponibili e fattibili per individuare, indagare e risolvere la situazione”. Una portavoce del Servizio europeo di azione esterna non ha voluto spiegare le ragioni per cui l’Ue ha adottato toni più morbidi verso la Cina.
La Commissione denuncia la Russia alla Wto sugli appalti per le imprese di stato – La Commissione ieri ha chiesto formalmente consultazioni con la Russia all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) su alcune misure russe che impediscono alle imprese europee di vendere beni o servizi alle imprese detenute dallo stato attraverso procedure di appalto. Secondo l’Ue, queste pratiche sembrano contrarie alle regole della Wto che impongono alla Russia di non discriminare imprese straniere in questo settore. La richiesta formale di consultazioni è il primo passo della procedure di risoluzione delle dispute alla Wto. Nel caso in cui non portino a una soluzione soddisfacente, l’Ue può chiedere che venga istituito un comitato per decidere sulla questione.
Borrell inizia a pensare a una missione militare in Libia – L’Unione europea sta pensando di lanciare una missione militare in Libia per contrastare l’influenza di altre potenze straniere, come Turchia e Russia, nel paese, secondo un documento del primo luglio del Servizio europeo di azione esterna svelato da Euobserver. “Nel lungo periodo e quando le condizioni lo permetteranno, un impegno militare di Politica estera e di sicurezza comune con un mandato per sostenere il processo di riforma del settore della sicurezza nel campo militare (dovrebbe) essere considerato”, dice il documento. Una portavoce del Servizio europeo di azione esterna ha negato che ci siano discussioni in corso per l’avvio di una missione militare. Ma il documento spiega che l’impegno militare dell’Ue “dovrebbe essere considerato per non lasciare l’intero campo dell’attività nel settore militare a stati terzi”.
La variante Delta spaventa i mercati (e l’Ue) – Le borse europee ieri hanno subito la peggiore giornata del 2021 per i timori legati alla variante Delta del coronavirus: Milano meno 3,34 per cento, Francoforte meno 2,62 per cento, Parigi meno 2,54 per cento, Londra meno 2,34 per cento. Eppure ieri doveva essere il “Freedom day” nel Regno Unito. O meglio: come spiega sul Foglio Paola Peduzzi sarebbe stato meglio chiamarlo “caos day”. Boris Johnson, in isolamento, ha detto che bisogna essere cauti, ha fatto appello alla responsabilità sociale e di fatto ha introdotto il pass vaccinale come condizione per entrare in luoghi affollati. Sempre sul Foglio Jean-Pierre Darnis spiega come in Francia Emmanuel Macron è riuscito a rilanciarsi e attirare nuovi consensi imponendo il pass vaccinale.
L’Ue ha promesso di donare 160 milioni di dosi, ma ne ha donate 4 milioni – Gli stati membri dell’Ue hanno promesso di donare oltre 155 milioni di dosi al resto del mondo, ma finora ne hanno effettivamente donate meno di 4 milioni, secondo un documento interno della Commissione di cui siamo entrati in possesso. Il documento fa la contabilità del cosiddetto meccanismo di condivisione dei vaccini al 13 di luglio. La Francia è il paese che ha promesso di donare più dosi con 60 milioni, seguita da Germania (33 milioni), Spagna (22,5 milioni) e Italia (15 milioni). In fondo alla lista ci sono Repubblica ceca (da confermare), Slovacchia (10 mila) e Malta (40 mila). Alcuni milioni di dosi sono state pre-allocate ad alcuni paesi (come i Balcani occidentali o l’America latina), anche se per gran parte (118 milioni) non c’è preferenza geografica. Problema: alle promesse non seguono i fatti. Le dose promesse ed effettivamente consegnate sono 3.946.238. Quelle ancora da consegnare sono 155.410.683. Altro problema: una parte di queste dosi donate, seppur minima, in realtà è stata o sarà rivendute dall’Austria, dai Paesi Bassi, dalla Polonia, dalla Romania e dalla Spagna.
Via libera al piano di Recovery della Repubblica ceca – La Commissione ieri ha dato il via libera al piano nazionale di ripresa e resilienza della Repubblica ceca per un ammontare di 7 miliardi di euro. Il 42 per cento delle risorse andrà a misure per sostenere gli obiettivi climatici, mentre il 22 per cento è stato allocato alla transizione digitale. Sul fronte delle riforme, sono previste misure per modificare le procedure sulla concessione di permessi di costruzione e per lottare contro la corruzione.
EuroNomine – Il Consiglio dell’Ue ieri ha prolungato fino al 31 agosto il mandato di Johann Sattler come rappresentante speciale dell’Ue per la Bosnia-Erzegovina e di Tomáš Szunyog come rappresentante speciale per il Kosovo. |