Il futuro di Aim Vicenza senza che i vicentini la perdano è in un menage a trois con Agsm e Ascotrade. Per Rucco l’alternativa è bissare l’azzeramento di Fiera di Vicenza in Ieg

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Pubblicato il 25 dicembre alle 23.10, aggiornato il 26 alle 22.50. In questi giorni è ripartita la trattativa che entro sei mesi dovrebbe portare a una fusione tra Agsm Verona e Aim Vicenza che, se rimarrà con le proporzioni fissate tra Achille Variati e  Flavio Tosi, cioè col 52.50% per i veronesi e il 42.50% per i vicentini, o se vedrà quote diverse, forse peggiori per l’utility berica, dopo la conquista di palazzo Trissino da parte di Francesco Rucco e di  Palazzo della ragione da parte di Federico Sboarina, avrà sempre Vicenza in minoranza. Anche se giustificata dai numeri delle varie due diligence una presenza minoritaria del comune palladiano nella nuova società unica dell’energia fa subito sanguinare una ferita appena aperta e difficile da chiudere.

Appare, quindi, suicida riproporre una fusione “a perdere”vdi questo tipo quando l”ingresso della Fiera di Vicenza in Ieg Rimini con una partecipazione minoritaria, che, lo avevamo detto e urlato in tempi non sospetti, si è rivelato a dir poco fallimentare (siamo senza Fiera e senza il relativo corrispettivo se non consideriamo tale la carta non quotata per un fantomatico 19%) visto che nessun patto para sociale può difendere, se non nel brevissimo periodo, i soci di minoranza, .

Cosa fare oltre che criticare? Semplice, anche se complesso.

Nel percorso che andrà compiuto nei prossimi sei mesi, quelli fissati per il merge di Vicenza In Verona, chiediamo all’avvocato Rucco, che definiamo col suo qualificativo professionale prima che con quello istituzionale di sindaco, proprio per la competenza che un legale deve dimostrare in queste trattative, sarà opportuno verificare una fusione a tre tra Aim e Agsm, come previsto, con in più la controllata di Ascopiave che si occupa di commercializzare l’energia, cioè Ascotrade.

Serviranno, di certo, dati più complessi e completi ma, se partiamo da quelli sui clienti (clienti non punti di attacco) luce e gas delle tre società (e non fateci obiezioni sul fatto che siano a guida con influenza leghiste, a noi interessa Vicenza!), vediamo che quelli del gruppo AIM sono circa 220.000, quelli dichiarati da Verona si aggirano sui 300.000 mentre il gruppo trevigiano ne conta 350.000 (anche se si legge di 700.000 ma con una lettura dei dati non uniforme).

Almeno per il numero di clienti, ma poi è chiaro che vanno valutati altri parametri (fatturato, reditività, costi…), nell’agglomerato Aim – Agsm – Ascotrade nessuno avrebbe il 51%.

E quale migliore garanzia per avere un futuro non azzerabile in ogni momento, come è successo a  Rimini per la Fiera, da un socio unico di maggioranza, è che nessuno a priori abbaia una maggioranza?

Sindaco avvocato Rucco ci rifletta e, nel caso, ci dica perché no.