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Fantastica settimana per l’umorismo, in particolare per l’umorismo nero. Cosa che avrebbe fatto la gioia del buon André Breton.
Il COVID 19, popolarmente noto come Coronavirus, ha scatenato le migliori, e anche le peggiori, menti satiriche, alla faccia del politically correct, per far ridere sulla malattia e ovviamente sulla morte.
Nulla di nuovo, si conferma la teoria di George Minois il quale pensa che il riso sia in pericolo, vittima del suo successo.
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Il riso è stato l’oppio del XX secolo, da Dada ai Monty Python, una dolce droga che si è insinuata in ogni anfratto e ha permesso all’umanità di sopravvivere alla sua vergogna.
Il riso modero è soprattutto dettato dalle paure, dal bisogno di sopportare le paure in qualche modo visto che non hanno ancora inventato la medicina che possa farlo.
Ma, per concludere con Minois, l’umorismo è assolutamente indispensabile nel XXI secolo, il quale o sarà umoristico o non sarà affatto.
Senza umorismo come faranno a sopportare la loro condizione i 10 miliardi di individui previsti per il 2050, seppelliti sotto i loro rifiuti, soffocati dal loro inquinamento, surriscaldati dal rialzo termico?
Ridere è meglio che piangere, suggeriva già Rabelais nel ‘500. Quello sì che é stato un autentico profeta.