Il governo fa guerra al gioco d?azzardo, ma i lavoratori del settore non ci stanno

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Da quando il Governo ha approvato il Decreto Legge Dignità lo scorso 12 luglio, per l’intero settore del gioco d’azzardo legale è cominciato un periodo di grandi incertezze e precarietà. Purtroppo pare che il Governo, dichiarando di voler colpire la dipendenza patologica dal gioco d’azzardo considerata come una vera e propria piaga per il Paese, in realtà non abbia fatto i conti, o non ha voluto farli, con i lavoratori del comparto che rischiano, a causa del totale divieto di qualsiasi forma di pubblicità o sponsorizzazione del gioco d’azzardo con ogni mezzo di comunicazione, dall’aumento smisurato delle tasse e dal proibizionismo derivato dall’applicazione del distanziometro voluto da diverse regioni, di perdere il proprio posto di lavoro.

Proprio per affrontare queste tematiche, oltre al pericolo che riemerga il tanto combattuto gioco illegale, si è tenuto il 20 novembre a Bologna il convegno “In nome della legalità 2.0”, voluto dal concessionario Codere, e con l’intervento dei responsabili dell’Osservatorio sui giochi di Eurispes. Andrea Strata, Direttore dell’Osservatorio Giochi, Legalità e Patologie dell’Eurispes è intervenuto al dibattito sostenendo che, pur essendo totalmente d’accordo con la necessità assoluta di combattere e debellare il gioco d’azzardo patologico, c’è una totale scetticità in merito all’adozione del distanziometro che addirittura viene definito come controproducente. Inoltre con l’adozione di tale strumento non si è valutata la tenuta dei livelli occupazionali che sicuramente sarà notevolmente compromessa.

Un altro campanello d’allarme è stato evidenziato dal legale co-Direttore dell’Osservatorio Giochi di Eurispes, Chiara Sambaldi, che ha sottolineato come, seppure la tutela dell’ordine pubblico sia materia a cura dello Stato centrale, le Regioni e i Comuni non dovrebbero mai tralasciare l’importanza delle conseguenze che le restrizioni per il contrasto e la difesa dalla dipendenza dal gioco possono avere sul tessuto criminale e valutare quindi ogni provvedimento alla luce di diversi fattori. Infatti, già nel 2016 il Comitato sulle infiltrazioni nel gioco lecito e illecito della Commissione Antimafia aveva evidenziato il bisogno di creare strumenti validi che facessero da indicatori di rischio per evitare che il gioco illegale possa approfittare della piazza libera dagli operatori legali costretti all’allontanamento dai luoghi definiti sensibili e riprendere ad operare. Tali strumenti si sono rivelati deboli come evidenzia la recente operazione della Dia che ha portato all’arresto di 68 persone. Bisognerebbe quindi tenere conto per ogni territorio dell’indice di presenza mafiosa e dell’indice di organizzazione criminale oltre a dover necessariamente inasprire notevolmente le pene, ad oggi irrisorie, per gli illeciti.

L’applicazione del distanziometro in Emilia-Romagna, secondo l’intervento al convegno di Bologna di Marco Zega, direttore Finanza e relazioni istituzionali di Codere Italia, sta mettendo in pericolo il posto di lavoro per più di 4.300 addetti nonostante nel testo della legge sia chiaramente espressa la volontà di tutelare la continuità occupazionale dei lavoratori interessati dallo spostamento delle attività. Il proibizionismo che stanno creando queste leggi, però, non è assolutamente uno strumento valido per il contrasto al gioco d’azzardo patologico, ma sembra più un modo per chiudere la questione senza cercare la maniera più adatta per gestire le difficoltà, quasi come se la sostenibilità sociale non sia un aspetto da tutelare e rendere possibile con le norme, ma sia un problema da eliminare.

I lavoratori impiegati nel gioco d’azzardo stanno provando in tutti i modi a farsi ascoltare dal Governo per impedire questo ammutinamento del settore e con i sindacati e Confindustria al proprio fianco stanno cercando di difendere gli oltre 150.000 posti del comparto e della filiera. Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs hanno partecipato con loro ad una mobilitazione nazionale organizzata il 16 novembre per cercare di aprire un dialogo che possa tutelare tutti i lavoratori di un settore così importante per l’economia italiana con i suoi 10 miliardi all’anno versati nelle casse dello Stato.