Referenti
L’ufficio referente era a Londra in Cobahm Mews, Agar Grove 1 A, noto studio di architettura David Chipperfield. Ma il progetto (del nuovo Menti, ndr) è di vicentini, gli architetti Giuseppe Zampieri, Marco Chemello, Alessandro Zin.
Zampieri era già all’epoca associato allo studio Chipperfield e successivamente, nel 2006, ha fondato l’ufficio di David Chipperfield Architects a Milano.
Era logico che un progetto che avrebbe potuto diventare un veicolo di sviluppo sia per la nuova società Vicenza Calcio posseduta dall’Enic sia per il Comune di Vicenza fosse elaborato da professionisti vicentini. Tutti di alto livello e associati ad uno dei massimi studi di architettura mondiale.
Riferimenti architettonici
Nel progetto gli autori affermano con molta chiarezza che “l’idea progettuale ha una paternità interamente vicentina, tuttavia alcune delle soluzioni sono state ispirate a vari progetti realizzati in Inghilterra. Tra gli edifici presi in considerazione e visitati nel Regno Unito dai progettisti vi sono: lo stadio di Stamford Bridge del Chelsea F.C., lo stadio di Highbury dell’Arsenal F.C., il Mound Strand, Lord’s Cricket Ground a Londra e l’Old Trafford del Manchester United F.C. a Manchester City”. Tutti stadi definiti “di città”, con qualità peculiari al loro rapporto interno al centro urbano. Proprio come dovrebbe essere il nuovo Menti ristrutturato.
Lo stadio urbano
Presupposto fondante è la creazione di questa nuova struttura nel luogo dove già c’è il vecchio Romeo Menti. Il quale non sarebbe raso al suolo, tutt’altro. Sarebbe salvato in parte. Ne sarebbe salvata la parte storica, che è la migliore dal punto di vista architettonico: è la Tribuna del Littorio, grosso modo la scatola aperta che contiene oggi la tribuna centrale. Concettualmente il motivo fondante è che deve trattarsi di stadio urbano, inserito nel contesto urbanistico già esistente. Gli architetti usano un sillogismo elegante: non lo stadio-isolato ma l’isolato-stadio. Il Menti, insomma, diverrebbe parte integrante del grande quartiere in cui oggi è inserito un po’ come corpo estraneo. L’idea appare decisamente buona. Il progetto pertanto non guarda solo all’interno dello stadio ma anche all’esterno.
Vieni a prendere un caffè al Menti
Gli architetti allora erano in sintonia perfetta a quello che potevamo definire il “verbo di Julius”, il nuovo padrone inglese. Ma la logica corretta per uno stadio urbano è quella di una sua integrazione con l’ambiente esistente. Il modello può essere lo Stamford Bridge di Londra. Gli architetti ideatori concepiscono dunque il futuro Menti come uno stadio “agglomerato”, ovvero “massa di volumi con diverse funzioni”. Tale impostazione consente l’utilizzo dell’isolato-stadio come parte integrante del Centro storico in senso ampio e non solo per l’attività di un giorno (quello della partita).
Stadio inglese modello Genova
La Tribuna del Littorio, l’edificazione primaria del primo Menti, quello del 1934 (quando ancora non si chiamava come oggi) sarebbe mantenuta come elemento storico e inserita in un nuovo contesto geometrico più ampio, che occupi tutti i bordi (parallelepipedo, non uovo). Gradinate nord e sud e distinti attuali non sarebbero del tutto demoliti ma subirebbero un’azione di avvolgimento. La soluzione planimetrica è indubbiamente “all’inglese” e si rifà però anche ad un’idea italiana solida e storica, quella ideata da Vittorio Gregotti per lo stadio Luigi Ferraris di Genova. I blocchi di servizio a forma di L che si progettano agli angoli dello stadio agirebbero da zone di servizio alle strutture base, cioè a tutte le gradinate.
Spiegano gli architetti: “Questo stadio, vista l’importante localizzazione, ha la necessità di discutere con il luogo, con la città, e non limitarsi al comfort e alla sicurezza. Deve essere una costruzione funzionale all’interno e “urbana” all’esterno, in un confronto diretto con il tessuto della città”.
26 mila posti a sedere
Il nuovo Menti deve avere una conformazione morfologica e funzionale compatta. Potrà contenere 26 mila posti tutti a sedere: 9 mila negli attuali Distinti, 5 mila per ciascuna gradinata, 6 mila nella tribuna coperta. Al loro interno sono ricavabili: locali per ristori, cinema multisala, negozi, spazi per altre attività sportive accessibili dall’esterno. La Tribuna coperta sarebbe ‘tagliata’ da due volumi trasparenti che conterrebbero una serie di percorsi verticali per la risalita e il deflusso della tribuna. Un grande portico segnerebbe verso l’esterno l’ingresso della tribuna d’onore, l’accesso dei giornalisti e dei collegamenti radio e TV, l’ingresso agli uffici e agli spogliatoi. È possibile anche la copertura della tribuna sud. La struttura risulterebbe più alta dell’attuale di circa 6 metri. Il costo allora preventivato era di 18 miliardi e 150 milioni di lire. Un costo certamente e largamente aggiornabile oggi.
Di Pino Dato, da Quaderni Vicentini