Il ministro Paolo Savona ha “trovato” 50 miliardi

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“Preferisco parlare del Piano A”. Paolo Savona concede una lunga intervista a La Verità per spiegare l’azione del Governo per stimolare la crescita e rispettare gli obiettivi di bilancio. Messo da parte per un momento il Piano B, dopo la presa di distanza di Luigi Di Maio e Giovanni Tria sulla preparazione dell’esecutivo al cosiddetto “Cigno Nero”, l’eventualità peggiore dell’uscita dall’euro, Savona presenta la sua idea nel dare risposta a due domande: quale politica economica seguire e quali richieste fare all’Europa. Molti commentatori hanno stimato in 100 miliardi di euro il costo delle promesse del Contratto di Governo stipulato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Per il ministro degli Affari europei, si può fare.

“L’Italia da tempo vive al di sotto delle proprie risorse, come testimonia un avanzo di parte corrente della bilancia estera. Tale avanzo non può essere attivato, cioè non possiamo spendere, per l’incontro tra i vincoli di bilancio e di debito dei Trattati europei. Questo nonostante abbiamo ancora una disoccupazione nell’ordine del 10% della forza lavoro e rischi crescenti di povertà per larghe fasce di popolazione. L’avanzo sull’estero di quest’anno è al 2,7% del Pil, per un valore complessivo di circa 50 miliardi: esattamente ciò che manca alla domanda interna”.

Una proposta che però Bruxelles non guarderebbe con favore.

“Se l’Ue lo accetta, meglio ancora se propone essa stessa, nel reciproco interesse, un piano di investimenti di tale importo, la crescita del Pil che ne risulterebbe può consentire un gettito fiscale capace di coprire allo stesso tempo la quota parte delle spese correnti implicite nelle proposte di Flat Tax, salario di cittadinanza e revisione della Legge Fornero senza aumentare né il disavanzo pubblico, né il rapporto debito pubblico/Pil su base annua”.

Quanto al ministro dell’Economia, Giovanni Tria, anche lui, spiega Savona, ha detto che “il problema è la cadenza temporale dell’operazione, non la possibilità di attuarla”. Il ministro degli Affari europei ribadisce che è interesse dell’Ue accettare. “Occorre che l’Ue riconquisti la fiducia dell’opinione pubblica, non solo italiana, prima delle prossime elezioni europee, la cui data incombe” segnala, ribadendo che un maggior potere dovrebbe essere assegnato alla Bce, inclusa “la piena facoltà di governare il cambio esterno dell’euro e di effettuare interventi da lender of last resort, ossia prestatore di ultima istanza”.

Savona sintetizza così le richieste all’Ue.

“Una politica della domanda centrata sugli investimenti, una scelta che, con l’avvento della Commissione Juncker era già stata effettuata sotto la spinta dell’opinione pubblica rappresentata dal Parlamento europeo”

A chi gli fa notare che il problema delle coperture finanziarie delle promesse del Contratto di Governo resta, Savona spiega che “i grandi progressi dell’umanita hanno avuto origine dalle utopie, che furono definite necessarie perché senza di esse non si sarebbero mai raggiunti risultati importanti”. Chissà se a Bruxelles basterà…