Il 24 aprile 2018 si è tenuto l’ultimo consiglio comunale di Vicenza del secondo mandato consecutivo di Achille Variati nel terzo millennio dopo che già nel secondo aveva governato la città avendo nella sua maggioranza quell’Otello Dalla Rosa, che allora era socialista ai tempi del vincente Bettino Craxi presidente del Consiglio in Italia e “compagno” di partito e di ideologia di Lia Sartori, già da tempo dominante in Veneto, e che oggi si candida a succedere al suo “primo” sindaco, di cui oggi ha la stessa tessera di partito, quello democratico.
L’aspirante sindaco di centro(sinistra), dopo aver sbandierato per le primarie una qualche ragionevole e, per me, apprezzabile discontinuità col “sistema Variati”, si candida ora alle elezioni vere come rapppresentante della perfetta continuità con chi, comunque, lo ha, prima, fatto nominare nel cda di AMCPS dal 2011, poi amministratore unico di Aim Energy dal 2013 e ora assurge, con le sue truppe schierate intorno a un generale in attesa di nomina ma ad oggi “scarso” di un esercito veramente suo, a “advisor” per il prossimo futuro del candidato primo cittadino di Vicenza.
Oggi, quindi, approfitto dell’occasione dell’ultima seduta di consiglio per salutare non Achille Variati, come hanno fatto tutti i media forse inconsapevoli del fatto che, se pure il vecchio sindaco dovesse farsi realmente da parte, questo sarà vero per lui ma non per il “variatismo”, una delle gabbie più inespugnabili di Vicenza, ma per salutare e ringraziare Valentina Dovigo, il sindaco che avrei voluto nel 2013, dopo essere stato ammaliato anche io nel 2008 dalla sirenetta ex Dc, ex Partito Popolare, ex Cacciari, ex Margherita e poi Partito Democratico.
Insomma, se a livello nazionale il precursore dell’homo poltiticus, che identifica con se stesso il partito di turno, è stato Silvio Berlusconi poi imitato da tanti fino a Matteo Renzi di ieri e Matteo Salvini di oggi, a livello comunale e regionale, perchè la ribalta superiore mai lo accolse, Achille Variati è il vero leader del PdV, il Partito di Variati che rischia da Partito di Vicenza di diventare sinonimo del Partito dei Vinti, i vicentini.
Ringrazio, quindi, Valentina Dovigo che ho votato nel 2013 per affidarle il compito ingrato non di vincere, era impossibile, ma di rispettare le sue idee e la sua visione del mondo cittadino.
Lo ha fatto sempre con onestà intellettuale e con coerenza, senza orientare le vele al vento del momento e, anche quando da lei avrei voluto di più, ho capito, poi, che non ce la poteva fare, da sola, anche organizzativamente,o solo con l’occasionale supporto dei 5 Stelle a cambiare un andazzo di cui è stata responsabile principale la maggioranza, fin troppo ubbidienti al suo capo, ma anche l’appiattimento generale sui temi strategici.
Da ieri so ufficialmente da lei perchè non si candida con quella Coalizione Civica per Vicenza che pure ha contribuito a formare e con cui svolgerà un ruolo di supporto in campagna elettorale: «Ho svolto per 5 anni per come potevo il mio ruolo di opposizione costruttiva. Ma, pur se riconosco all’amministazione Variati di aver ben operato a livello dei conti del Comune e delle residue aziende o entità partecipate o controllate, sul piano dell’ambiente e di uno svilullo equo e circolare della città e del territorio non ha fatto quello che era necessario. Che non ci fosse spazio per una visione moderna e di qualità della città l’ho capito senza possibilità di equivoco alcuno quando, in occasione dei problemi con l’Unesco, dichiarò che Vicenza non poteva di certo guardare al suo futuro tornando al 15 dicembre 1994 quando fu inserita nella lista dei beni “Patrimonio dell’Umanità” dell’UNESCO. Questa affermazione dimostra una profonda diversità di vedute per cui oggi, dopo tanti anni di impegno in Comune, penso sia arrivato il tempo di farmi da parte localmente per aiutare con la mia esperienza ma senza condizionarli i giovani della mia lista. Toccherà a loro impegnare il candidato prescelto a rispettare i suoi impegni trasformandoli, però, da parole a fatti. Io farò, quindi, spazio a loro ma di certo non abbandonerò la mia passione politica per la quale prevedo di proseguire il cammino intrapreso con la mia candidatura alle recenti politiche perchè anche io ho bisogno di nuovi e più larghi stimoli. Quello che mi è ancora più chiaro è che per incidere realmente non ci suò limitare, se se ne ha voglia e capacità, agli spazi angusti, legislativi ed economci, riservati ai comuni ma bisogna operare ai piani superiori in cui si decidono le reali politiche di sviluppo. In Regione e in Europa, secondo me, ancor più che a livello di Stato centrale.“.
Grazie, complimenti e auguri Valentina.
E auguriamo a Vicenza Più Coraggio, quello che non manca alla mia sindaca