Riporto da VicenzaPiù un capoverso ricavato dall’articolo “Federico Formisano segretario unitario del Pd di Vicenza: decretò la ‘fine politica’ di Otello Dalla Rosa, ora lo accompagnerà per le amministrative 2018” e precisamente “…. quando Dalla Rosa proclamò la necessità di una qualche discontinuità con l’amministrazione di Achille Variati, dichiarò secco: «l’ha appena iniziata ma Dalla Rosa ha già chiuso la sua carriera politica». Così non è andata e il navigato ex Dc, per una volta uscito dal suo stile, dovrà tornare nel suo alveo abitualmente equilibrato“. Il Giornale di Vicenza, dando la medesima notizia, titola “Formisano segretario per ricucire i ‘dem’ e lanciare Dalla Rosa“.
Federico Formisano è, in questo momento il soggetto centrale non tanto della tornata elettorale politica del 4 marzo, ma delle amministrative del maggio p.v. Almeno per quel che riguarda il PD. Ricordo quando Formisano pronunciò la frase riportata da VicenzaPiù, e in quel momento mi apparve un Formisano fuori binario.
Lo conosco da molto tempo e l’ho sempre ritenuto in grado di controllare ogni sua espressione pubblica. Insomma uno che conta fino al 10 prima di pronunciarsi. Quindi ripensandoci, oggi, leggo in maniera un po’ diversa quella “voce dal sen fuggita”. La metto assieme ad altri episodi che non lo riguardano personalmente ma riguardano il PD. Penso, ad esempio, al contrasto tra Ennio Tosetto e l’assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d’Elci, sul Torrione; penso alla tempistica relativa alla discesa in campo di Dalla Rosa, anche a qualche asprezza, minima, durante le primarie e mettendoci un po’ di fantasia potrei anche azzardare che alla fin fine la battuta, anomala, di Formisano potrebbe rientrare in un disegno complessivo di accreditamento verso l’esterno di un candidato, appunto Otello Dalla Rosa, come una autentica operazione di rinnovamento.
Giusto la parola che il candidato, oggi ufficiale del PD, ha pronunciato in un’intervista, a conclusione delle primarie, mettendola al posto della parola “discontinuità” che non era proprio piaciuta a buona parte del PD. Quindi in ogni caso Formisano avrebbe reso ieri, e renderebbe oggi, un servigio al suo partito. T
orno al neo segretario Federico Formisano che si prepara alla competizione elettorale con l’obbiettivo di vincere e di farlo con il candidato Dalla Rosa. Un segretario politico unitario, un duo che pare abbia trovato l’accordo, Dalla Rosa e Giacomo Possamai, cosa questa della quale non dubitavo affatto. Un terzo soggetto che nel dichiarare la sua indisponibilità ad affrontare le elezioni in prima persona, altra cosa della quale non avevo alcun dubbio, dichiara che è disponibile a fare la sua parte in ruoli che meglio gli si addicono, cosa facilmente interpretabile come la disponibilità ad occuparsi di settori quali il turismo e la cultura operativa.
Insomma tutti ingredienti che assieme a qualche altro (ad esempio l’amicizia antica tra il neo segretario e Variati), possono effettivamente contribuire a dare una spinta importante alla loro campagna elettorale. Non dimentichiamoci però che tra il dire e il fare non è che vi sia di mezzo il mare ma al posto del mare vi è il voto, politico, del 4 marzo p.v.
Da tempo accade che le solidità del consenso del passato siano traballanti e che non poche volte i sondaggi abbiano fallito. Il successo, decretato dai sondaggi, di una vittoria del Centro Destra non è scontato al 100%. A valere sono sempre le urne, ma non è nemmeno scontata una vittoria del Centro Sinistra. In ogni caso non si possono dimenticare almeno altri due elementi. Il primo è la presenza nella competizione del M5S, da non sottovalutare per nulla sia a livello nazionale che a quello locale. Il secondo elemento è dato dall’influenza che il voto politico potrà esercitare sul voto amministrativo. Dall’operazione, che sia del tutto casuale oppure studiata a tavolino, del PD dovrebbe giungere un insegnamento ad altre componenti politico/amministrative vicentine.
Un piccolo esercizio matematico, elementare, dovrebbe far sì che le diverse realtà, che intendono contendere la poltrona di Palazzo Trssisino al Centro Sinistra, iniziassero a dialogare tra loro. Sempre che vi sia un comune intendimento. Quello che non piace al PD: la discontinuità con una gestione decennale della res publica che molti vicentini non ritengono essere stata quella “buona amministrazione” dichiarata da Formisano.
Non passa giorno che il Giornale di Vicenza, potrei citare anche altri mass media ma mi rifugio nel quotidiano storico vicentino, non dedichi ampi spazi alle disgrazie della città. Il dissesto viario, le risse, i furti, la droga dilagante, l’accattonaggio che alcuni dicono addirittura organizzato, il degrado presente ovunque e in particolare evidenza nel Centro Storico, a volte, e non poche, lo spettacolo non gradevole dei cassonetti per i rifiuti, operazioni di vario genere date per fatte che segnano il passo se non l’affondamento, il problema dell’immigrazione non sempre controllata e controllabile, quello dei nomadi, il dramma della Banca Popolare di Vicenza e della Fondazione Roi sottovalutati entrambi dalla amministrazione Variati, la mal digerita operazione della fusione della Fiera di Vicenza con quella di Rimini, la vicenda del Fondo Immobiliare e della stessa Tav gestite per lo meno con scarsa attenzione al territorio. Ora pare che ci sia anche l’arresto dell’accordo Vicenza/Verona che interessa le AIM.
La lista potrebbe continuare ma mi arresto qui per non cedere alla lusinga di citare il Parco della Pace magari nel confronto con Campo Marzo e con altri giardini e parchi cittadini. Il tutto per dire che il futuro di Vicenza possiamo chiamarlo come meglio ci piace, rinnovamento o discontinuità, ma che in ogni caso serve un radicale cambiamento.