Della super-amichevole con il Monza, un vero e proprio test match per la prossima Serie B, il Vicenza è il vincitore morale. Ha giocato meglio, ha creato più occasioni, ha corso di più. Vittoria ai punti quindi ma solo pareggio in campo. Per obbiettività è il caso di riconoscere alla squadra di Berlusconi e Galliani un punto di preparazione in meno dei biancorossi dei Rosso, perché l’aggiunta di numerosi acquisti di calciomercato è molto pesante e soprattutto recente. Ciò spiega certi errori, anche grossolani, in difesa e la difficoltà nell’impostare le azioni. Sono invece innegabili le doti tecniche di molti giocatori, alcuni un gradino più in alto della media della categoria. Il vero Monza lo vedremo in ottobre.
Che poi le lacune della squadra allenata da Cristian Brocchi siano state accentuate e in parte anche provocate dal Vicenza è un fatto indiscutibile. Di Carlo ha individuato la giusta strategia lasciando la supremazia nel palleggio al Monza (in cui è innegabilmente più forte) ma lo ha disturbato nella propria metà campo e le palle conquistate si sono tramutate quasi sempre in ripartenze veloci ed efficaci, a cui hanno contribuito sia gli esterni che i centrocampisti. E questo è stato il profilo migliore dei Vicenza, insieme con una buona tenuta atletica.+
Si sono visti però alcuni aspetti meno positivi. La difesa ha sofferto più del previsto, sia con i terzini che con i centrali. Il gol del pareggio poteva essere evitato prima nel contrasto su Donati (l’autore del cross) e poi nel controllo di Finotto, che si è infilato con troppa facilità fra i due difensori. Ma la superiorità degli esterni alti del Monza è stata costante.
L’altra negatività è stata l’attacco. Assente Meggiorini, Di Carlo ha puntato sulla coppia Gori-Guerra, scelta logica se non scontata ma in campo poco fruttuosa. Gori è un giovane promettente ma non basta per una maglia da titolare, Guerra è una seconda punta e in Serie B ci vuole altro per fare gol. Marotta, entrato nel 2° tempo, al momento non sembra attaccante di categoria.Resto infine dell’idea che in squadra non sia coperto il ruolo di play maker e che gli interni a disposizione di Di Carlo non abbiano le caratteristiche per coprirlo. Problema, questo, già evidente in Serie C e che potrebbe risultare (se non sarà risolto) limitante fra i Cadetti contro squadre più strutturate in mezzo al campo.
Calciomercato. A tre settimane dalla fine della sessione estiva è prematuro un giudizio sul mercato di cui è attore protagonista il ds Magalini. Finora, come numero, le cessioni sono state più degli acquisti: Bianchi, Albertazzi e Arma hanno lasciato Vicenza insieme con Saraniti (fine prestito) e Tronco e Liviero (svincolati). In entrata Meggiorini, Gori, Ierardi e Beruatto e infine Dalmonte. Il sito specializzato Transfermarkt valuta l’attuale rosa 7,93 milioni di euro. I due giocatori più quotati sarebbero Dalmonte (800 mila) e Bruscagin (500 mila). Da notare, nel dettaglio, che tre dei nuovi sono arrivati in prestito, Meggiorini era svincolato e quindi Beruatto sarebbe l’unico acquisto oneroso. Per ora non si può certo definirlo un mercato dispendioso.
Sotto il profilo tecnico si è puntato a raddoppiare la coppia dei difensori esterni, a sostituire Arma con un giocatore simile per età e caratteristiche e a rinforzare l’attacco con un jolly che può ricoprire vari ruoli. Cosa manca? Parecchio, verrebbe da dire. A cominciare da un altro portiere e da almeno un’alternativa ai difensori centrali. E poi un attaccante che in carriera sia sempre andato in doppia cifra e un centrocampista in grado di dirigere la squadra (sul tipo di Iori del Cittadella o dell’indimenticato Di Gennaro).
La quota che sembra già a posto invece è quella degli esterni offensivi. L’impressione è che la società non voglia investire in acquisti costosi oppure stia puntando a vendere prima di comprare. Anche se non sembra ci siano molte richieste per i biancorossi della Serie C. L’unico che sembrava avere mercato era Giacomelli ma si è preferito rinnovargli il contratto, pur con i tanti dubbi che la mossa ha sollevato. Si può solo notare che altre future concorrenti (non solo il Monza ma anche Pordenone e Brescia, per fare dei nomi) hanno invece già speso parecchio.
Il modulo. Mimmo Di Carlo sembra essersi definitivamente convertito al 4-4-2 e aver quindi abbandonato il 4-3-1-2 che, nella prima parte dello scorso campionato, non aveva convinto ed anzi aveva frenato la corsa della squadra. Il tecnico ha dichiarato più volte che vuole duttilità nella formula e che i suoi uomini dovranno essere in grado di cambiarla anche in corso di gara. Fatto sta che, nelle amichevoli, ha optato sempre per il 4-4-2. Del resto, nella rosa almeno oggi a disposizione, il trequartista non c’è. E sembra anche problematica la opzione di una difesa a tre e di una mediana a cinque. Anche perché le due catene laterali danno l’impressione di essere la parte migliore del Vicenza.
Covid. Il virus potrebbe avere una ricaduta non di poco conto sul Vicenza, almeno nelle partite in casa. Sarà infatti privo del supporto dei suoi tifosi costretti a seguire alla televisione la beneamata. Tutti, dall’allenatore ai giocatori, hanno sempre sostenuto che il pubblico del Menti è un elemento determinante nelle sfide interne e, sotto un altro profilo, un deterrente non marginale per gli avversari. In B ciò sarà meno importante che in C, non ci saranno più infatti squadre tipo la Virtus Verona o il Renate che possono contare su poche decine (o centinaia) di spettatori e quindi subiscono sudditanza psicologica giocando sotto la Curva Sud del Menti. Tecnicamente non esiste rimedio alla mancanza della spinta del grande pubblico vicentino e si può facilmente prevedere che il vantaggio sarà tutto per gli ospiti. Non è un fattore da sottovalutare: giocare sempre in trasferta non è facile per nessuno e meno ancora per il Vicenza. Speriamo che finisca presto l’epidemia e riaprano gli stadi.
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