Non è parso vero ad Achille Variati di aver trovato qualcosa per essere un po’ visibile nella sua ultima stagione da sindaco di Vicenza. In spregio alla Costituzione art. 2, che non ammette “distinzioni di opinioni politiche“, ha stabilito che bisogna professare pubblicamente l’antifascismo per lavorare . Nessuna norma dello Stato Italiano lo prevede e stupisce che un sindaco, che ricopre una carica pubblica e deve essere rispettoso della legge, utilizzi un suo potere a fini ideologici.
La Repubblica Italiana ha una sua precisa storia, ma in nessuna norma della Costituzione è previsto, né poteva essere previsto l’obbligatorietà di un pensiero unico. Quel pensiero che proprio i padri nobili, ma c’è stata molta decadenza, di Achille Variati, rigettarono.
Accusare di totalitarismo e di razzismo culturale e ideologico simili modi di “pensare” e agire è facile. Forse il sindaco, tanto impegnato, non ha avuto tempo di approfondire il saggio di Hanna Arendt proprio sul totalitarismo e farne tesoro. Sbandierare un antifascismo di maniera, quello della troppa retorica che si consuma e mai è riuscito a dare un vero senso di convivenza pacifica e costruttiva, ma ha sempre propugnato lo scontro.
Usciremo dalle visioni totalitarie solo quando si smetterà di pensare in modo totalitario. Dobbiamo ricordare proprio ad Achille Variati quanto il suo mentore, Mariano Rumor, scriveva nel 1943 a Ivo Coccio (1891-1979) datata 14 agosto, dove precisa che la sua direzione negli avvenimenti, ora che sembra esserci la libertà, sarà quella del mondo cattolico: “…t’assicuro che in quella notte del 15 luglio in cui seppi della grande notizia, piansi di consolazione. Era il sogno di tanti anni, nutrito in fedeltà di convinzioni interiori, di tradizioni famigliari, di soprusi visti consumare sui miei cari, che si realizzava finalmente in una certezza di libertà. Ringraziamo Iddio e preghiamolo che ci conceda di essere degni della missione che i tempi nuovi ci impongono. Perché, caro Ivo, se c’è una cosa che nella letizia mi fa tremare, è appunto il timore delle responsabilità che incombono oggi a noi cattolici. E inutile nascondercele: a noi spetta cristianizzare la vita sociale, o noi abbiamo tradita la nostra missione. A che ci saremmo preparati in vent’anni di catacombe se non a questa suprema missione di apostolato!” (Archivio Storico di Mariano Rumor Busta 335 Fascicolo 260, n°93).
I tempi cambiano e, al posto dello scudo crociato, prima un fazzoletto rosso e oggi un provvedimento che non fa onore antifascista, ma fa solo piccolo protagonismo di provincia che serve per una piccola notizia, ma che non serve a costruire una città migliore.
Per quella ci vuole ben altro impegno e, mi scusi, vera tolleranza.