Camminare ad oltre 80 metri dal fondo di un torrente, a due passi da un castello medievale di origini normanne e immersi nei paesaggi di una cittadina spopolata dopo il sisma del 1980. Sembrerebbe una scenografia cinematografica e, invece, siamo proprio in Italia, precisamente sul ponte tibetano di Laviano, in provincia di Salerno. Ma quest’itinerario non è per tutti.
Pillole di Laviano – Se il ponte borbonico sul Garigliano segna il confine della Campania con il Lazio, il ponte tibetano di Laviano è posizionato quasi alla frontiera con la Basilicata. Costruito tra il 2013 e il 2014, è stato inaugurato nel 2015 e, da allora, è diventato un simbolo della rinascita turistica di un luogo che ha patito enormemente le conseguenze del terremoto del 1980.
Laviano sorge sul massiccio calcareo dei monti Eremita – Marzano, nell’alta valle del Sele e, prima del grande sisma, si costituiva di un abitato in armonia con il contesto territoriale, che si era adattato alla morfologia del rilievo collinare nel quale era incastonato. La popolazione viveva in maggioranza di agricoltura, pastorizia, allevamento e risorse della montagna in generale; ma la natura spartana di questo centro, che aveva trovato la sua dimensione in questa collocazione così peculiare, non è mai stata recuperata nella ricostruzione post sisma. Del paese originario quasi incastrato a forza lungo il pendio collinare, insomma, non è rimasto quasi niente, se non ciò che è riuscito a sfuggire alla furia del terremoto: il castello medievale, la Chiesa di Santa Maria della Libera e alcune costruzioni – ormai decadenti – del vecchio centro storico. Quella che oggi si chiama Laviano è una cittadina completamente diversa da quella di un tempo, delocalizzata e dotata di un diverso assetto del territorio, nonché di differenti caratteristiche edilizie.
Il ponte, quindi, è stato costruito quasi come per collegare il nuovo con l’antico, proponendo una sorta di legame ideale tra la Laviano che fu e la Laviano che è.
Quasi come volare – Quando pensiamo ad un ponte tibetano ci vengono in mente decine di scene di film in cui i protagonisti si ritrovano piedi all’aria su impalcature instabili e pericolanti. La buona notizia è che la struttura di Laviano, invece, è super moderna e molto sicura: d’altronde è figlia del nuovo millennio e, quindi, delle più recenti tecniche di ingegneria. Si tratta, in sostanza, di una passerella pedonale escursionistica larga meno di un metro e tenuta sospesa da funi di acciaio. Lunga poco meno di 100 metri, “vola” a circa 90 metri dal corso d’acqua sottostante e appare come una struttura metallica forgiata interamente in acciaio, dotata di un piano di calpestio in grigliato antiscivolo (con parapetto alto quasi un metro e mezzo) che rende l’opera particolarmente leggera e a ridotto impatto visivo. I cavi corrono da una parte all’altra del Vallone delle Conche e, guardando in basso, si può percepire l’altezza alla quale ci si trova. Anche se non tutti ne sono capaci!
Al ponte tibetano di Laviano si arriva attraverso due sentieri incastonati nel pendio della montagna e l’intera esperienza escursionistica è davvero suggestiva e stimolante. Le stesse gole sovrastate (come la “laguna blu” della valle del Sele), oltretutto, possono essere visitate ed inserite in itinerari di canyoning, così come è possibile passeggiare tra i boschi secolari che sorgono tutto intorno. Meglio, però, non avventurarsi troppo alla cieca e ricorrere all’aiuto di guide esperte, se necessario.
Il castello medievale – Al di là del ponte è possibile visitare ciò che resta dell’antico castello medievale sorto intorno al X secolo, parte del sistema di fortificazioni normanne e sveve dell’epoca che collegavano il Mar Tirreno con la Puglia attraversando, appunto, anche la valle del Sele e la Basilicata. Il grande complesso, fino al 1980, aveva conservato quasi del tutto la sua struttura originaria: con il terremoto, purtroppo, parte della muratura è crollata, non è rimasto quasi nulla di tutti i solai piani lignei e di molte volte e la struttura è stata gravemente danneggiata in diverse parti. Dopo anni di abbandono, un primo restauro è avvenuto tra il 2004 e il 2008; ma ancora molto andrebbe fatto.
Dalla “traversata” sul ponte è possibile ammirarne il perimetro trapezoidale con le torri angolari, i fossati, i ponti di ingresso, i portali lapidei, una corte interna con pozzo in pietra, le eleganti cornici che adornano porte e finestre e vari altri ambienti collocati su più livelli. Alcuni pannelli posti al suo interno ne raccontano stralci di storia ed è disponibile uno spazio dedicato alla proiezione di un documentario. Presente anche una piccola esposizione di attrezzi antichi ed un plastico che mostra l’organizzazione territoriale di Laviano prima del terremoto.