«Il “prima noi” non è la soluzione dei problemi»

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«Abbiamo bisogno di “essere umani” e il “prima noi” non è la soluzione ai problemi». Padre Michele De Salvia, scalabriniano, è il direttore dell’Ufficio per la pastorale dei migranti della Diocesi di Vicenza, quotidianamente “in prima linea” per promuovere una cultura dell’accoglienza nelle parrocchie, in linea anche con il “carisma” del beato Giovanni Battista Scalabrini, fondatore della congregazione di cui fa parte.

«Il punto più preoccupante è che di fronte al fenomeno dell’immigrazione si è cercato di dare una risposta semplice e immediata, riducendo tutto allo stop degli sbarchi. Alle ultime elezioni questa linea ha pagato, ma non è nulla di più che una “réclame” elettorale. Di fatto, non si è intervenuti sulla quotidianità dell’immigrazione ma sulla “emergenza”. Porre fine all’immigrazione è un’illusione, ma forse è quello che la gente ha bisogno di sentirsi dire. La problematica, reale, è stata affrontata dando soluzioni immediate ma non di lunga durata e nemmeno “profetiche”, cioè che guardano al futuro».

«Tutti i timori che c’erano all’inizio, rispetto al decreto, si stanno lentamente avverando – prosegue padre Michele – Ci si rende conto che non si può ridurre il problema costruendo un muro. Ci sono azioni sul territorio che cercano di portare avanti un lavoro d’inclusione. La migrazione non è qualcosa di straordinario, un fenomeno da cui ci si può sottrarre, ma bisogna operare perché le nostre società diventino più inclusive».

Tuttavia «anche mediaticamente prevale la tendenza al rifiuto: la propaganda di questi anni ha inciso sul modo di pensare delle persone. Non possiamo dire di essere cristiani cattolici e poi contravvenire al magistero e al vangelo stesso. Questo non vuol dire negare le difficoltà, ma non possiamo arrenderci ad una cultura che serpeggia e che rischia di tradire il vangelo e l’umanità».