Il prossimo cda della Fondazione Roi non sarà espressione delle volontà del marchese Roi. Nuovo statuto lo riscriva la regione con un magistrato o il sindaco di Vicenza titolare del beneficiario unico della Roi: il Museo civico

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La Fondazione Roi è certamente una istituzione privata, ma che doveva rivolgere, da quanto si legge nello statuto originario, tutta la sua attenzione ai Musei civici di Vicenza (anzi Museo Civico al singolare, ndr). Quindi, in qualche misura, svolgeva una attività pubblica. Poi tenendo, giustamente, conto degli accadimenti della ormai scomparsa Banca Popolare di Vicenza che hanno influito non poco sulla stessa Fondazione, non si può non riconoscere che in buona misura questa Fondazione diviene un elemento importante della storia di Vicenza degli ultimi 20 anni (nella foto da sx Diamanti, Grossato e Valmarana i tre ultimi membri desiganti dalla BPVi insieme agli altri 4 scelti da Zonin, ndr).

Trascrivo, per memoria un passo importante della mission, art. 2 dello Statuto :”… in particolare la Fondazione ha lo scopo di favorire il Museo Civico di Vicenza nel perseguimento delle proprie finalità: la Fondazione, pertanto, potrà finanziare, in tutto in parte, l’acquisto di opere d’arte, il loro restauro, gli allestimenti di mostre ed esposizioni organizzate dal Museo e la conservazione nonché gli allestimenti espositivi di palazzo Chiericati e delle sedi museali vicentine…“.

Siamo a conoscenza che dopo la scomparsa del marchese Giuseppe Roi sono state operate delle modifiche allo statuto originario, ma era, ed è, mia convinzione che uno degli atti che l’attuale CdA avrebbe dovuto fare era proprio quello di ricomporre la piena originalità dello statuto, fermo restando che vi è l’elemento appartenente, nel passato, alla funzione di prima nomina – tre componenti il CdA – da parte della ex Banca Popolare.

La scelta ora fatta, sul filo di fine mandato, dagli attuali componenti del CdA, assegna il compito di indicare i tre primi componenti del futuro Cd A, ad enti quali l’Accademia Olimpica, la Diocesi di Vicenza e il Fai, tutti organismi importanti e benemeriti, ma che non hanno alcun riferimento storico al’interno dello statuto originario. Esattamente come qualsiasi altro ente o istituzione. Salvo uno: il Comune di Vicenza.

Evidentemente ciò crea una situazione di difficoltà al CdA, ma proprio per questo avrebbe, a mio avviso, dovuto richiedere l’intervento di un soggetto terzo, tramite l’Istituzione di riferimento, ovverossia la Regione Veneto, invitandola a predisporre un commissario ad acta che, per massima tranquillità di tutti, dovrebbe essere un magistrato. Le rammentate vicissitudini della banca e della Fondazione Roi, queste discendenti dalla prima, avrebbero dovuto rendere particolarmente prudenti i componenti del CdA attuale considerando che potrebbero esservi dei dubbi che la designazione fatta da quel che “rimaneva” della Popolare, ormai disfatta, avesse veramente il pieno titolo per procedere nel senso in cui l’ha fatto.

Ora, come per il recente passato, l’unica voce che, pur con tutti i limiti, aveva titolo per esprimere un parere e un consiglio, rimaneva l’ente proprietario dell’istituzione indicata come beneficiaria della Roi nella mission originaria. Cioè il Comune di Vicenza in primis nella figura del sindaco.

Anche la stessa composizione del CdA attuale solleva qualche perplessità. Ad esempio cito l’art. 6 che recita “…mentre il Direttore pro tempore del Museo ne sarà componente di diritto“.

Ho forti dubbi che un direttore onorario (Giovanni Carlo Federico Villa, ndr), per quanto professionalmente qualificato, possa dirsi direttore pro tempore e altrettanti dubbi avevo al tempo in cui veniva presentato come direttore scientifico. In effetti il direttore del Chiericati è un signore che, solitamente vincitore di concorso, è impegnato a tutelare e sovrintendere a tutto il sistema dei musei civici vicentini e anche al patrimonio artistico e architettonico di proprietà comunale. Cosa che nel caso specifico non è avvenuto.

È mia opinione, quindi, che sia indispensabile rifarsi alla volontà espressa dal marchese Roi, e questa volontà, nello statuto originario, indicava con decisione inequivocabile che era diretta a valorizzare il Museo cittadino, una istituzione di proprietà del Comune, e quindi di tutti i cittadini. Se si segue questa linea di condotta una delle soluzioni adeguate e coerenti, in alternativa all’affidarsi alla Regione e questa alla Magistratura per la modifica dello statuto, non rimane che affidarsi al sindaco di Vicenza e questi al Consiglio comunale in qualità di proprietario pro tempore del Sistema Museale Civico, a nome dei cittadini di Vicenza, affinché decida la modifica statutaria. In conclusione sono del parere che il sindaco prenda in mano la situazione chiedendo al Consiglio Comunale un mandato forte per riportare la Fondazione al ruolo che indicò il fondatore: la cura del Museo civico.