Il Qatar vince il mondiale comprando gli europei e Messi…oltre il Qatargate

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Messi con il Bisht in Qatar
Messi con il Bisht in Qatar

Il Qatar è il vincitore morale e mediatico del mondiale di calcio. Insabbiato e trascurato il Qatargate, l’emiro investe l’uomo più importante della kermesse con la tunica regale, il Bisht.

Nelle società caratterizzate da un forte senso religioso non bisogna affatto trascurare il valore che le donne, ma soprattutto gli uomini, visto che stiamo parlando di Qatar, dove di donne se ne son viste davvero poche, attribuiscono ai gesti simbolici e ai simboli in generale, soprattutto se quei simboli hanno a che fare con un senso sacrale della realtà.

A chi ha deciso di seguire i mondiali di calcio, ma anche a chi ha deciso di boicottarli, ben prima che il Qatargate venisse alla ribalta, per motivi schiettamente politici legati all’ipocrisia di una kermesse svolta in un paese in cui vengono sistematicamente violati i diritti umani, non sarà sfuggito il clamore mediatico intorno al gesto di Emiliano Martinez, il portiere dell’Argentina, passato nell’arco di un istante da “miglior portiere” a “peggior calciatore”.

Martinez e il Guanto d'oro con l'emiro del Qatar
Martinez e il Guanto d’oro con l’emiro del Qatar

È successo che dopo aver ritirato il prestigioso titolo del Guanto d’oro per aver parato un bel po’ di rigori e aver permesso all’Argentina di alzare al cielo la Coppa de mondo, Martinez, infastidito dai fischi, probabilmente indirizzati dai francesi alla sua persona, ha pensato bene di beffarsi del titolo stesso, portandoselo sulle parti intime, e con una leggera inclinazione all’indietro della schiena, accompagnata da un’espressione simpatica, ma evidentemente beffarda, sembra voler dire a tutti quanti: sucaaaa!!!

Certo, il fotogramma che circola in rete, che si presta bene a diventare, probabilmente, il meme più interessante di questo 2022, ritrae il gesto esecrabile di Martinez al cospetto dell’emiro del Qatar, il quale, imperterrito, con le braccia conserte, non può che subire questa colossale ed epocale figura di merda conservata a perpetua memoria negli annali di questo penoso mondiale di calcio. E, infatti, agli occhi di chi, in linea generale non segue il calcio e, per di più, ha boicottato con profondi e giustificati pregiudizi, anche alla luce del Qatargate, la kermesse sportiva, è sembrato immediatamente che Martinez avesse voluto beffarsi proprio di quella balorda mercificazione dello sport grazie ai petroldollari, quasi un gesto beffardo di protesta politica alla stregua di quello che il 16 ottobre 1968, nello stadio Olimpico di Città del Messico i velocisti statunitensi Tommie Smith e John Carlos inscenarono, alzando il pugno al cielo. In quel caso proprio il guanto, nero per la circostanza, indossato dai velocisti, era il simbolo di un impegno civile e politico degli atleti, al di là dell’interesse economico, anzi esattamente contro l’ipocrisia del sogno americano, che invece segregava i neri e le minoranze.

Smith, Carlos e il pugno con guanto nero
Smith, Carlos e il pugno con guanto nero

Ma, purtroppo, ci illudevamo: il calcio non è l’atletica, il guanto non è nero, ma è d’oro, le battaglie per i diritti civili e politici nel contesto geopolitico attuale sono tramontate, e, soprattutto, non siamo nel 1968, ma in Qatar, A.D. 2022.

Tuttavia, quello che fa più male e dovrebbe farci riflettere molto, in una prospettiva mediatica altrettanto interessante nel nostro contesto geopolitico, è che ha fatto meno scalpore l’immagine di Lionel Messi, a tutti gli effetti il vero e indiscusso protagonista del mondiale, sul quale erano puntati tutti i riflettori, alzare la coppa del mondo con il Bisht, il capo d’abbigliamento (niente più che una retina nera, in fondo) che la cultura araba associa alla regalità e alla ricchezza.

Anche in questo caso, la potenza delle immagini, che resterà a perpetua memoria, dovrebbe farci riflettere, giacché la formale investitura, che noi occidentali conosciamo molto bene per il suo retaggio medievale, da cui forse non abbiamo mai preso veramente le distanze, è avvenuta proprio nel momento cruciale della manifestazione: Messi impugna la Coppa del mondo, l’emiro Tamim bin Hamad Al Thani investe il calciatore con il Bisht nero e il presidente della FIFA, l’italo-svizzero Gianni Infantino, sorride divertito e compiaciuto, non si capisce se per il fatto di rappresentare anche l’Italia… anche senza gli italiani alla manifestazione calcistica o perché finalmente ha portato a termine l’evento, tra mille polemiche, con la vittoria della squadra favorita, tutto come doveva andare, senza essere minimamente scalfita l’immagine di uno Stato che ha corrotto gli europarlamentari per edulcorare la sua immagine.

Ma adesso siamo a Natale e l’indignazione deve necessariamente lasciare il passo ai buoni propositi e ai regali, giacché bisogna essere più buoni e farsi prendere dal turbinio generoso del consumismo che il capitalismo mette in scena.

E, però, non possiamo non rilevare che il vero vincitore del mondiale è il Qatar, che si aggiudica in mondovisione la kermesse sportiva nella quale vince in maniera spettacolare l’Argentina che fu di Maradona, ma oggi è di Messi; che resterà nella storia e negli archivi fotografici, proprio come resta l’icona del pugno con il guanto nero di Smith e Carlos, per aver investito lo stesso Messi del Bisht; ma, soprattutto, per aver passato indenne, senza il minimo di riprovazione mondiale, il fatto di aver girato soldi a lobby europee, da tempo succubi dei petroldollari degli emiri, per indorare la pillola dei diritti umani e civili negati.

Ma, purtroppo, queste sono le regole della società dello spettacolo e anche gli sportivi, ormai, lungi dal rasentare le figure di Maradona, Smith e Carlos, i cui paragoni sono solo ridicoli, irrorati anch’essi di petroldollari e vanità mediatica, non sono che meri gladiatori nell’arena di potenti ricconi che si godono lo spettacolo. Peccato che, come ogni lotta, anche in questa vicenda mediatica e simbolica qualche testa sarà sacrificata e, probabilmente, sarà quella del beffardo Martinez: il suo “sucaaa” davvero non è stato gradito!


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a cura di Michele Lucivero

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