Luca Zaia ha preso il 76% alle elezioni regionali del Veneto. Un risultato storico, ottenuto soprattutto con la sua lista, che gli porterà 24 seggi, contro i 9 della Lega. Ma qui nasce già un primo equivoco tra i vari commentatori dello schieramento avverso che si chiedono quale sia il segreto del successo di Zaia ed esultano perché anche se la sinistra ha perso, Salvini ha vinto poco: la lista Zaia, lo ha ricordato lui stesso, è fatta di leghisti, alcuni dei quali veterani, non è mica una lista civica. Zaia rappresenta una Lega che non esiste più ma da buon democristiano non va allo strappo con Salvini. I veneti votano la persona, si dice spesso, ed è vero. Zaia ha fatto bene, si dice. Ma governare il Veneto è come allenare la Juve, che ha vinto 9 scudetti di fila: l’importante è non fare figure da…Pirlo. Sarebbe più difficile fare male. Sarri ha fatto di tutto per perdere, ma non ci è riuscito. La Juve ha indovinato gli acquisti per diversi anni di fila, non ha fatto spese folli, a parte Ronaldo (che infatti sta pesando molto di più di quanto non traspaia, magari grazie anche alla stampa amica che non va a fare le pulci su conti in rosso e debiti), non è costretta a vendere i migliori per stare dentro i parametri del fair play, e poi, ogni tanto, arriva pure l’aiutino dell’arbitro per farle vincere partite giocate male. Infatti l’allenatore attuale è uno che non ha esperienza, che doveva farsi le ossa nell’Under 23 ma è stato catapultato subito in prima squadra. Ma uno scudetto alla Juve lo vince chiunque, con una squadra così.
Le magagne ci sono anche in Veneto: Pedemontana, Pfas, infiltrazioni mafiose, rifiuti bruciati, smog, cementificazione, inquinamento atmosferico, una sanità dove per non aspettare mesi bisogna pagare, il caso del batterio killer a Verona, alleati che fanno uscite infelici o non proprio consone a una società moderna e democratica, la continuità con i 10 anni di Galan. Se fosse il centrosinistra a governare da 25 anni immaginiamo che l’opposizione sarebbe più agguerrita anche se sono magagne che ci sono in tutte le Regioni, in tutta Italia. Con la differenza che Zaia è simpatico, è il Trapattoni della politica. Quando fa la battuta in dialetto si vede che è genuino, che non è artificioso. E i veneti sono contenti. Il suo stile comunicativo, un po’ spontaneo e un po’ studiato a tavolino con degli esperti, è performante, abbatte le barriere tra le istituzioni e la gente comune. La retorica che le cose buone sono merito suo e le cose cattive sono colpa di Roma attecchisce tra una luganega e un goto de vin. Da buon democristiano gioca con gli stereotipi senza esagerare, fa il leghista quanto basta, senza esporsi troppo.
Il Covid ha accentuato la figura di Zaia come “grande leader della Patria” dandogli la possibilità, concessa anche da un’opposizione debole e delle leggi ambigue, di trasformare il bollettino dei contagi, che in altri contesti è molto più neutro e affidato a funzionari della Protezione Civile, in uno show quotidiano senza contraddittorio, persino a Pasqua e Pasquetta, durante il lockdown. Un’emergenza sanitaria usata come propaganda, senza confronti con l’opposizione. Un fatto che non aveva precedenti e non avrà seguito, mascherato da sagra dei osi de mas-cio o da intervallo comico dell”Anonima Magnagati’. A questo punto poteva fare anche il 100%.
Ovviamente ci sono i risultati, le vittorie, e sarebbe strano che non fosse così avendo università eccellenti come Verona, Venezia, Padova, zone economicamente produttive in tutti i settori e un paesaggio ricco di meraviglie storiche, architettoniche, naturali. Se per ipotesi avesse vinto Lorenzoni, il Veneto sarebbe veramente peggiorato? La Padova di Giordani è peggio di quella di Bitonci? La Vicenza di Variati era peggio di quella di Rucco? La Venezia di Cacciari peggio di quella di Brugnaro? La Verona di Zanotto peggio di quella di Sboarina? I partiti ora avranno un peso minore dentro il nuovo consiglio regionale e solo il tempo ci dirà se questo sarà un bene o un male e cosa succederà tra Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, se subiranno il complesso di inferiorità nei confronti di Zaia, se litigheranno in maniera autodistruttiva per scegliere il suo successore nel 2025. Ora Zaia è un allenatore che ha la squadra dei sogni, che si è scelto personalmente lo staff e la rosa, che mette la società in soggezione e che è amato dai tifosi. Quindi, come ha detto lui: “se le robe va male xe colpa mia”.
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