Domani sera, martedì 30 gennaio, alle 20.30, nella sala conferenze dei chiostri di santa Corona (contra’ santa Corona 4), è in programma un incontro sul trattato per la messa al bando delle armi nucleari, adottato lo scorso 7 luglio da una conferenza delle Nazioni Unite con il voto favorevole di 122 Stati (oltre ad un voto contrario e a uno astenuto). Si tratta del primo trattato internazionale legalmente vincolante per la completa proibizione delle armi nucleari, rendendole illegali, in un percorso verso la loro completa eliminazione. È aperto alla firma a New York dal 20 settembre 2017 ed entrerà in vigore 90 giorni dopo la ratifica da parte di almeno 50 Stati.La serata di domani – organizzata da Casa per la Pace, Rete Disarmo e 15 associazioni vicentine, in collaborazione con la sezione di Vicenza del Mir-Ifor (Movimento internazionale della riconciliazione / International fellowship of reconciliation) – prevede gli interventi del professor Marco Mascia del Centro di ateneo per i diritti umani dell’Università di Padova, di don Albino Bizzotto, fondatore dell’associazione Beati i costruttori di pace di Padova, e di Isabella Sala, assessore alla comunità e alle famiglie del Comune di Vicenza.
“Il mondo – dichiara Sala – è rimasto molto colpito dalla foto scattata a Nagasaki nell’agosto del 1945 e distribuita da Papa Francesco ai giornalisti a metà gennaio, in volo verso il Cile. La foto ha fissato un bambino in piedi con il fratello piccolo sulla schiena, morto a causa del bombardamento nucleare, mentre aspetta per il forno crematorio. Il Papa ha descritto questa foto come ‘il frutto della guerra’ e ha voluto stamparla perché ‘un’immagine commuove più di mille parole’. Tutti noi – conclude Sala – dobbiamo impegnarci attivamente per contrastare il pericolo concreto di un ‘olocausto nucleare'”.
L’incontro di domani, giornata in cui ricorre peraltro il 70° anniversario della morte di Gandhi, è organizzato nell’ambito della campagna “Italia ripensaci”, la mobilitazione della società civile coordinata da Campagna SenzAtomica e Rete italiana per il disarmo per convincere il Governo a firmare e ratificare il trattato.
L’Italia infatti – che come Paese Nato, ospita sul proprio territorio armi nucleari statunitensi (circa 65 ordigni nelle basi di Ghedi e Aviano) – è uno dei Paesi che non ha votato né ratificato il trattato di messa al bando delle armi nucleari, cui si è giunti grazie all’azione decisiva della Campagna internazionale abolizioni armi nucleari (Ican), il coordinamento internazionale di 468 organizzazioni per il disarmo in 101 Paesi (Rete Disarmo e SenzAtomica per l’Italia), al quale è stato attribuito il Premio Nobel per la pace 2017.
Il punto centrale del trattato è l’articolo 1, che vieta agli Stati che vi aderiscono di sviluppare, testare, produrre, acquisire qualsiasi dispositivo nucleare esplosivo; di trasferirli o di riceverli e di consentirne lo schieramento, vietando quindi esplicitamente il “nuclear sharing” (condivisione nucleare). Il trattato, infine, vieta non solo l’uso delle armi nucleari, ma anche la minaccia, negando quindi la legittimità della deterrenza.
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