Gli alberi, alleati nella lotta contro il cambiamento climatico, sono una risorsa fondamentale per l’economia dei territori.
C’è una parte del territorio nazionale della quale si parla davvero molto e che spesso resta dimenticata, pur rappresentandone ben il 36,7% ed essendo fonte indispensabile di vita per tutti: la superficie forestale.
A occuparsi di foreste e alberi sono prevalentemente settori ambientalisti o agricoli. Per il resto, non c’è stata e non c’è ancora una seria presa di coscienza del loro valore. Le foreste sono una parte fondamentale della vita sulla Terra, comprendono tre quarti della flora e della fauna del Pianeta, assorbono ossido di carbonio, producono cibo, energia, sono essenziali per la salute umana.
Per raggiungere gli obiettivi di riduzione dei gas, causa dei cambiamenti climatici, le foreste sono diventate un fattore determinante. Possono diventare una attrazione turistica per ricchezza di bellezze identitarie e strumento di educazione e formazione.
Le foreste in Italia coprono ben 11.054.458 ettari, e, nell’ultimo decennio, la superfice forestale ha segnato un balzo di quasi +20%. Una conseguenza dell’abbandono dei terreni agricoli e dei pascoli montani.
La crescita forestale coinvolge diversi Paesi europei, ma nel resto del mondo le foreste continuano a diminuire a causa dell’antropizzazione selvaggia.
La poca attenzione verso questo importante e vitale settore è provata anche dalla semplicità con la quale è messo in disparte dalla politica.
Fino al 2018, i vari Ministeri che pure recavano il termine ‘Foreste’ nella loro denominazione non si sono adoperati per l’istituzione di un ufficio preposto o nella costruzione di una politica attiva.
Soltanto con l’entrata in vigore del d.lg. 3 aprile 2018, n. 34 (Testo unico in materia di Foreste e Filiere forestali – Tuff) si è fatto un passo in avanti, e la materia forestale ha acquistato un nuovo ruolo nelle politiche nazionali e regionali non solo per quanto attiene il settore produttivo del legno ma anche per tutte le filiere che dalle foreste possono svilupparsi generando beni e servizi per la società di oggi e per le generazioni future. Finalmente al bosco viene riconosciuto un valore sociale di interesse collettivo, più che privato, diventa un patrimonio di interesse pubblico e i proprietari devono garantire questo aspetto ponendo dei limiti all’interesse patrimoniale privato. Si consideri che il 63,4% del territorio forestale è privato, il 32,1% è pubblico, mentre il restante 4,4% resta imprecisato nell’appartenenza
Avvertita la necessità di definire una strategia forestale nazionale attraverso fatta di programmazione, pianificazione e gestione, dopo tante incertezze sono stati raggiunti i c.dd. accordi di foresta.
Il nuovo strumento nasce con l’art. 35 bis (rubricato «Misure di semplificazione e di promozione dell’economia circolare nella filiera foresta-legno»), d.l. 31 maggio 2021, n. 77 (convertito, con modificazioni, nella l. 29 luglio 2021, n. 108). L’accordo di foresta rappresenta, uno strumento giuridico innovativo per lo sviluppo di sinergie a beneficio delle aree forestali e della multifunzionalità che caratterizza il settore.
Con la l. n. 34 del 2018 si prevede, al fine di assicurare l’attuazione della Strategia Forestale Nazionale, l’utilizzo di un fondo con una dotazione complessiva, fino al 2032, di complessivi 420 milioni di euro definendo criteri di ripartizioni tra Regioni. La Legge di Stabilità del 2022 ha stanziato, a maggio di quest’anno, i fondi per le annualità 2022/2023.
Approfondire la conoscenza di questi strumenti operativi e delle opportunità economiche è indispensabile per favorire l’attuazione di progetti veramente utili al territorio, alla luce anche dei recenti disastri ambientali.
Non restino in disparte anche le c.dd. foreste urbane che sono l’unico strumento efficace per mitigare gli effetti negativi del riscaldamento climatico, che nelle città si avverte maggiormente.
Le foreste urbane garantiscono una migliore qualità dell’aria, riducono il calore e creano ambiti di socializzazione e ricreazione, elevando la qualità della vita e la salute dei suoi cittadini. Più belli sono i parchi più si crea un appeal per il luogo anche sotto l’aspetto turistico.
Oggi molte città in tutto il mondo stanno cercando di implementare progetti di forestazione urbana per affrontare le sfide ambientali ma gran parte delle città italiane non sono dotate di un Piano Forestale.
Con il Pnnr sono stati stanziati 300 milioni di euro per la forestazione urbana nelle 14 città metropolitane (Misura 2 – Componente 4 – Investimento 3.1 «Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano»). L’obiettivo è migliorare la qualità della vita attraverso interventi di rimboschimento che contrastino i problemi legati all’inquinamento atmosferico, all’impatto dei cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità.
Insomma qualcosa si muove.
Ma manca ancora consapevolezza, da parte delle amministrazioni locali come da parte dei cittadini.
Gli Accordi di Foresta possono rappresentare un vero strumento di ripresa, in particolare per le aree interne, dando una nuova destinazione d’uso a quei terreni lasciati all’abbandono e che una nuova gestione forestale può restituire alla salvaguardia ambientale, alla produttività, alla difesa del territorio e all’attività turistica.
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Fonte: Il valore degli alberi