Anche il Veneto è presente al Meeting per l’amicizia tra i popoli in corso a Rimini fino al 25 agosto. L’azienda QUID, una cooperativa sociale di Verona, occupa persone, prevalentemente donne, che si trovano in una condizione di svantaggio o di fragilità (dipendenze, disabilità, carcere, vittime di violenza) e crea per loro opportunità d’impiego stabile, di formazione e crescita lavorativa. Vengono lavorati tessuti di fine serie, stock invenduti o donati da prestigiose aziende tessili italiane e da noti brand del mondo della moda internazionale e che trovano così una “seconda vita” (primo lancio il 21 agosto alle 20.49, aggiornato con video il 22 alle 8.34, ndr).
Questa peculiarità produttiva evita di destinare al macero tessuti pregiati, consentendo un ridotto impatto ambientale. Quid produce una doppia “rigenerazione”: offre lavoro a persone svantaggiate e procura nuova vita e bellezza a tessuti di pregio ormai inutilizzati. La cooperativa ha dato vita al proprio brand di moda etica, “Progetto Quid”, distribuito presso i propri negozi monomarca, su e-commerce e attraverso numerosi multibrand in Italia e all’estero. L’attività di Quid viene presentata nella mostra “Costruttori di futuro”, allestita presso il padiglione C3 del Meeting, che sta riscuotendo un notevole successo in termini di visite.
Fragilità e lavoro sono due parole che nell’opinione comune sono agli antipodi. La mostra, attraverso video, fotografie e testimonianze dal vivo dei protagonisti, racconta esempi di vita vissuta in cui il lavoro abbraccia la fragilità e produce reddito, dignità e bellezza. Imprese private, realtà del mondo non profit, amministrazioni locali presentano esperienze di rinascita umana e professionale di persone in situazioni di particolare difficoltà: disabili, ex carcerati, migranti, donne vittime di violenza, persone da tempo in cerca di occupazione, giovani Neet, ecc. Papa Francesco ci ricorda che “la forza di una catena dipende dalla cura che viene data agli anelli più deboli”. Queste esperienze possono diventare paradigmi per un nuovo modo di costruire la convivenza e l’economia.
Nella mostra si incontrano storie di uomini e donne che non hanno censurato i loro limiti, ma ne hanno fatto un punto di ripartenza. Hanno fatto un percorso di rigenerazione umana e professionale grazie all’incontro con chi ha costruito “reti” di solidarietà mettendo al centro la persona, la sua dignità, il suo valore infinito. E così sono diventati costruttori di un futuro dove nessuno venga scartato o condannato a restare indietro. Testimonianze che aiutano a capire cosa è e dove nasce “il coraggio di dire io”, come recita il titolo del Meeting di quest’anno.