Il Venezia di Álvaro Recoba: quell’indimenticabile squadrone di 21 anni fa!

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Il punto di battuta di un corner
Il punto di battuta di un corner

La stagione 1998-1999 e il miracolo coppe europee sfiorato dai Lagunari

Ci sono favole calcistiche che restano per sempre impresse nella memoria di noi amanti del pallone che rotola, e una di queste è indubbiamente quella che ha visto protagonista, nel corso della stagione 1998-1999, il Venezia di Walter Novellino. I Lagunari, ottenuta nel 1997-1998 la promozione in A da secondi classificati dietro alla Salernitana dopo oltre 30 anni di purgatorio, erano finalmente pronti a confrontarsi con squadre del calibro di Inter, Milan e Juventus, all’epoca le tre grandissime del nostro calcio. E per fare questo la rosa, che aveva ottimamente impressionato durante il torneo cadetto, non era sufficiente: l’unico modo per evitare figuracce, e soprattutto centrare l’obiettivo salvezza, era di costruire un 11 titolare di sostanza. Diversamente sarebbero stati guai per il Venezia che 21 anni fa era considerata una cenerentola del massimo campionato o, come si usava dire allora, una “squadra materasso”. Grazie al lavoro della dirigenza lagunare, e in particolare di quello di Giuseppe Marotta, già allora un fuoriclasse nell’imbastire trattative di calciomercato che lasciano il segno, gli arancioneroverdi arrivarono a ingaggiare Taibi, Maniero, Carnasciali, Bilica, Volpi, Valtolina e soprattutto Recoba nel gennaio 1999. L’arrivo dell’uruguaiano, un genio con il pallone tra i piedi in grado, come ben ricorderete, di segnare anche da centrocampo, diede la scossa a una squadra che non era partita benissimo nella prima parte della stagione: dopo aver perso la prima fuori casa con il Bari, il Venezia contro Roma, Milan e Perugia ottenne ben 3 sconfitte. I k.o. sembravano interminabili – tra le batoste indimenticabili ricordiamo quelle con il Bologna e soprattutto con la Fiorentina all’andata. La squadra, nonostante i continui stop, era presente a sé stessa perché lottava sempre con la giusta convinzione, ma mancava quel fuoriclasse, quell’ispiratore e al tempo stesso leader che fu poi Álvaro Recoba, abile a condurre per mano i Lagunari fino a sfiorare il miracolo coppe europee.

El Chino: il piede sinistro più pazzesco della storia del calcio

El Chino Recoba appena sbarcato a Venezia fu salutato come un eroe, e un eroe in effetti lo è stato per davvero visto che in 19 presenze ha segnato ben 10 reti. Punto di riferimento dell’11 titolare di Novellino, Álvaro non si ricorda solo per la clamorosa tripletta alla Fiorentina – i Lagunari vinsero quell’incontro per 4 a 1 – ma anche per il suo apporto in occasione della partita contro l’Empoli, che sembrava persa dopo il 2 a 0 iniziale finché il fenomeno con il piede sinistro più pazzesco della storia del calcio non è salito in cattedra e ha deciso, al minuto 86 e sul risultato di 2 a 2, di servire in mezzo all’area un invitante pallone per il bomber Maniero che siglò il goal del 3 a 2 finale. Pazzesco, come pazzesco è stato Recoba quando affrontando nell’ordine Bari, Roma, Perugia e Udinese ha permesso ai Lagunari di vincere e convincere. Peccato che quel campionato a 18 squadre si concluse il 23 maggio 1999 e non proseguì oltre; se così fosse stato il Venezia, ormai a pochi passi dal centrare un’impensabile qualificazione alle coppe europee, sarebbe sicuramente riuscito ad assaporare l’anno seguente il sapore dell’Europa. Non è accaduto, pazienza, tuttavia per quel quasi miracolo si ringraziano, oltre ai vari Taibi e Maniero, anche e soprattutto il mitico Álvaro Recoba. Grazie El Chino per averci fatto sognare da gennaio a maggio.

Gli interpreti e che interpreti!

Sembra ieri quando grazie agli innesti del portiere Taibi e dell’attaccante Maniero, entrambi di proprietà del Milan, e all’aggiunta dei difensori Carnasciali, proveniente dal Bologna, e Bilica, dal Vitória, il Venezia dei (nostri) sogni stava per prendere forma. Stava, appunto, perché i Lagunari per dirsi completi non potevano prescindere da due fuoriclasse come il centrocampista Volpi, dal Bari, e l’ala Valtolina dal Piacenza. Ultimo ovviamente non per ordine di importanza, Álvaro Recoba che fu la classica ciliegina sulla torta. Arrivato nel gennaio 1999 in prestito, El Chino fu il colpo da 90 che trasformò una squadra buona ma non irresistibile come il Venezia in una fuoriserie che sfiorò, come detto poc’anzi, una storica qualificazione alle coppe europee. Se quella squadra, per assurdo, potesse giocare oggi nel campionato di Serie A magari non sarebbe la favorita per un posto in Europa League, visto che molto probabilmente partirebbe con quote alte a livello di scommesse, ma il rischio di un exploit ci sarebbe eccome. Ovviamente stiamo solo fantasticando, però quegli interpreti (e che interpreti!) farebbero ancora oggi la differenza, peccato che il tempo passa inesorabilmente per tutti. Walter Novellino a distanza di anni non ha dimenticato quel 1998-1999 e in una intervista ha recentemente ricordato quanto fosse forte la coppia Maniero-Recoba (23 goal in 2) e quanto fosse straordinario giocare al Penzo (abbreviazione di stadio Pier Luigi Penzo).

Stadio dolce stadio

Le emozioni dello stadio
Le emozioni dello stadio

Al di là delle gesta di Recoba, Maniero, Taibi e degli imprescindibili Volpi e Valtolina, il 12° uomo in campo per quel Venezia fu giocare al Penzo. Lo stadio Pier Luigi Penzo fu più di un semplice stadio visto che per i Lagunari rassomigliava più a una confortevole casa dove si sentivano invincibili. Questa sensazione di onnipotenza era dovuta alla presenza del pubblico – numerosa – che non mancava mai quando il Venezia si esibiva presso la Laguna. Il calore delle persone, non più di 10000, era sufficiente per spingere gli arancioneroverdi verso la vittoria, come in occasione di quel clamoroso 4 a 1 contro la Fiorentina datato 14 marzo 1999. Per rendervi ancora meglio l’idea di quello che stiamo dicendo, vi riportiamo un brevissimo estratto delle parole di Novellino che intervistato dice espressamente: “Tutti gli avversari avevano paura di venire a giocare a Venezia. Il nostro pubblico ci dava una carica enorme, era straordinario”.Il fattore campo, come viene chiamato oggi, anche 21 anni fa contava eccome. Mettete insieme lo stadio Penzo, le parate di Taibi, i goal di Recoba e di Maniero, il lavoro sporco di Valtolina e di Volpi e miscelando tutto con estrema cura otterrete il bellissimo ricordo del Venezia Calcio più forte di tutta la sua gloriosa esistenza. La storia prosegue, come è giusto che sia, però al tempo stesso la memoria non può venir meno.